Fabrizio Moro: Re di Roma per una notte al Palazzo dello Sport

Foto dell'autore

Di Federica Checchia

Roma Caput Mundi. Lo sa bene Fabrizio Moro, che ha scelto il Palazzo dello Sport della capitale per la data 0 del suo nuovo tour, Una vita intera, partito ufficialmente ieri, 25 maggio 2024, e che lo porterà a girare in lungo e largo la penisola. La decisione, tutto sommato, sembra quasi obbligata o, quantomeno, la più naturale per il cantautore originario del quartiere San Basilio. Fabrizio Mobrici, in arte Moro, è legato alla sua città, e non ne ha mai fatto mistero.

Gli studi di cinematografia all’Istituto superiore Rossellini, gli anni di gavetta con numerosi gruppi, con i quali esegue cover di U2, Guns N’ Roses e The Doors, il periodo difficile e la lotta alle dipendenze, fino alla prima partecipazione a Sanremo Giovani, con Un giorno senza fine, dove si classifica tredicesimo. Gli va meglio nel 2007, quando torna alla kermesse canora, sempre nella categoria Giovani, presentando Pensa, dedicato alle vittime della mafia. Il brano gli vale la vittoria della competizione e il Premio Mia Martini della Critica. Da quel momento, la sua carriera s’impenna, tra successi e soddisfazioni personali. Una storia fatta di alti e bassi, che ha sempre percorso con coerenza ed orgoglio, e che ha raccontato in musica nel concerto-evento di ieri sera, dopo più di un anno di assenza dal palcoscenico.

Fabrizio Moro, Una Vita Intera Tour: la data 0 al Palazzo Dello Sport di Roma

Fabrizio Moro live Palazzo Dello Sport di Roma - Ph © Lorenza Calafati
Fabrizio Moro live Palazzo Dello Sport di Roma - Ph © Lorenza Calafati
Fabrizio Moro live Palazzo Dello Sport di Roma - Ph © Lorenza Calafati

Ad aprire le danze è Pierdavide Carone, che intrattiene la platea in attesa del “fischio d’inizio”. Il tempo di un omaggio a Lucio Dalla, che con lui aveva collaborato in Nanì, e il paroliere lascia il posto al protagonista assoluto della serata. I membri della band prendono i loro posti nell’entusiasmo generale. Danilo Molinari e Roberto “Red” Maccaroni alle chitarre, Luca Amendola al basso, Alessandro Inolti alla batteria e il Maestro Claudio Junior Bielli al pianoforte. E infine lui, Fabrizio Moro, più felice che mai di essere tornato in scena. Si parte con Il Sole, cui segue Una vita intera, pezzo che dà il nome alla tournée. Si continua con Figli di Nessuno, ma il colpo al cuore è assicurato con la nostalgica Eppure mi hai cambiato la vita, che tutto il Palasport intona all’unisono, e con Domani.

Moro inanella un brano dopo l’altro, ripercorrendo i suoi successi e alternandoli a tracce meno note dei suoi album, in una sapiente altalena tra romanticismo e rabbia, sentimenti e denuncia sociale. Ad arricchire il tutto, l’inconfondibile graffio della sua voce. Dopo oltre 365 giorni di astinenza dal palco, ha fame, e si vede. Scherza sull’età che avanza, ma la sua energia non è stata minimamente intaccata dal tempo. Fabrizio si dona agli spettatori senza risparmiarsi, dialoga con loro, s’interroga sull’odio social da cui, talvolta, anche lui è investito, ma fa spallucce e prosegue la performance. Una silenziosa risposta a chi lo ritiene ormai “fuori dal giro”. Tutto quello che volevi, Ho bisogno di credere, Tutta la voglia di vivere, L’eternità, Alessandra sarà sempre più bella e tante altre, tra le quali Maledetta estate, uscita lo scorso 8 maggio.

Il duetto con Il Tre e un’energia inesauribile

Fabrizio Moro infiamma il Palazzo dello Sport per oltre due ore, senza mai fermarsi, insensibile alla stanchezza, o al fiatone. Al contrario, la sensazione è che il suo vigore aumenti di brano in brano, fino all’esplosione con Libero, grido collettivo che coinvolge tutti, dal parterre alle tribune, mentre lui, direttore d’orchestra, si gode l’abbraccio della sua gente. C’è spazio, naturalmente, anche per un po’ di dolcezza, con una dedica alla sua zia, “una seconda madre”, presente al live, e per una breve parentesi unplugged.

Sulle ultime note de Il senso di ogni cosa irrompe Il Tre, che con Moro aveva già duettato durante l’ultima edizione di Sanremo. Il rapper e il cantautore offrono una versione emozionata ed emozionante di Sono Solo Parole, pezzo del 2012 scritto per Noemi, ma che lui stesso ama eseguire. Un tandem ormai rodato che funziona e che, con ogni probabilità, risentiremo. L’autore di Fragili strappa al padrone di casa la promessa di ricambiare il favore il 9 novembre, quando il palazzetto sarà suo, e si congeda.

Finito il momento acustico, il timbro roco di Moro torna a manifestarsi al massimo della potenza. Ricomincia con Portami via, poi con Non mi avete fatto niente, senza Ermal Meta, ma ugualmente efficace. Va avanti con Pensa, che, in fondo, ha dato il via a tutto. Chiude con Parole rumori e giorni, ringrazia i suoi compagni d’avventura e saluta. I fans, però non sono ancora pronti a lasciarlo andare. E allora eccoli di nuovo tutti sul palco, musicisti e performer, per un bis richiesto all’unanimità. Nun c’ho niente fa uscire tutta la romanità “de core” di Moro, ed è il giusto tributo all’Urbe. Senza di te e Pace sono il gran finale di una notte da ricordare. Fabrizio Moro ringrazia il suo pubblico e il pubblico ringrazia lui, con un calore e un affetto mai venuto meno. Una foto di gruppo, un appuntamento al prossimo anno, sempre a Roma, e poi via, verso i prossimi eventi della stagione, tappe di una vita intera dedicata alla Musica.

Federica Checchia

Le immagini sono a cura di © Lorenza Calafati

Seguici su Google News