Femminismo e Shojo, l’emancipazione femminile nell’animazione giapponese

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Di Stella Grillo

Se si parla di animazione giapponese non si può non citare il femminismo di alcuni Shojo nipponici. Alcuni personaggi femminili, nel tempo, sono diventate delle vere e proprie icone. Ecco di seguito un’analisi di alcune fra le più importanti eroine di Manga e Anime simbolo di emancipazione femminile.

Femminismo e Shojo, la figura femminile negli Anime giapponesi: la Principessa Zaffiro e la tematica transgender

Femminismo Shojo - Credits:www.otakusjournal.it
Credits:www.otakusjournal.it

Quando ci si accosta al genere Shojo tutto ciò che concerne il femminismo vien da sé. In Giappone, con questo termine, si suole indicare una categoria di Manga e Anime dedicati a un pubblico femminile; tuttavia, erroneamente, in Italia si pensa che tale attribuzione si rivolga a un certo tipo di animazione o fumetto le cui tematiche siano prettamente sentimentali.

A tal proposito, nella lunga storia dell’ animazione giapponese, questo genere si è accostato spesso al femminismo e a figure femminili che, nel tempo sono, diventate veri e propri simboli. La Principessa Zaffiro di Osamu Tezuka, pubblicato nel 1954, è considerato il primo Manga Shojo moderno. La trama si interseca perfettamente in uno scenario dedito alla tradizione della fiaba occidentale, tuttavia Zaffiro è un personaggio attualissimo; a causa del distratto angelo Choppy, Zaffiro riceve l’anima di un ragazzo in un corpo di una ragazza. Nel regno di Silverland, però, solo gli eredi maschi possono salire al trono; le donne sono escluse. A tal proposito, il Manga muove anche una critica alla disparità di diritti fra i sessi.

Si potrebbe parlare di Shojo di formazione, oltre che di femminismo; Zaffiro è quasi un’antenata di Lady Oscar ma, benché sia più datata di quest’ultima, ha una trama ricca di spunti moderni: con maestria lo Shojo sviluppa la tematica transgender e, tra mille ingiustizie e peripezie, la principessa si ritroverà all’interno di un percorso di crescita e scoperta della propria identità sessuale, e di equilibri sottili volti al raggiungimento di una consapevolezza del proprio Io.

Il grande sogno di Maya, il sacrificio e la lotta

Chiunque si interessi di Anime, Manga e Shojo conoscerà sicuramente Candy Candy, Milly e, ancora, la famosa Georgie; personaggi femminili positivi, dediti al sacrificio e a non scoraggiarsi di fronte a un contesto storico il cui potere maschile era, oltremodo, predominante. Esistono alcuni Shojo meno noti che, tuttavia, veicolano messaggi importanti. E’ il caso del manga creato da Suzue Miuchi, Garasu no kamen, ovvero Il grande sogno di Maya datato 1976 . Protagonista è Maya Kitajima, una ragazzina rimasta orfana di padre che vive con la madre Haru sopra un ristorante cinese dove, quest’ultima, lavora.

Nel tempo, Maya si appassiona al teatro e insegue il suo sogno di diventare attrice; sarà lo spirito di sacrificio, la lotta nel perseguire i propri ideali, la famigerata filosofia del Ganbaru giapponese a prevalere di fronte ai continui momenti di sconforto. Emblematico il personaggio della Signora Tsukikage che infliggerà a Maya diverse dure prove, con l’intento di farle raggiungere l’eccellenza e interpretare la Dea Scarlatta: leggendaria opera teatrale, scritta apposta per Tsukikage, di cui solo lei detiene i diritti.

La peculiarità di questo Shojo è la grande cultura letteraria da cui è intriso, Maya, infatti, interpreta scene di Piccole Donne, La Signora delle Camelie, o Anna dei Miracoli; ma è soprattutto lo spirito di sacrificio a essere sottolineato: la protagonista, pur venendo da una condizione modesta, lotta per i suoi ideali e diventa attrice surclassando anche la sua rivale , Ayumi.

Pat, ragazza del baseball e il maschilismo sportivo

Pat, la ragazza del baseball è un anime di genere sportivo, prodotto nel 1977 dalla Nippon Animation e basato sul Manga di  Shinji Mitsushima. Lo Shojo narra le avventure di una ragazza eccellente nel baseball che lotta contro il maschilismo sportivo. Yuko ( Pat, in italiano) ama questo sport che la esclude in quanto donna, a prescindere, nonostante la sua bravura: un sogno irrealizzabile in quanto la federazione sportiva nazionale vieta al genere femminile di giocare in una squadra ufficiale maschile.

Yuko deve dimostrare di essere all’altezza, ed è disposta a tutto pur di realizzare il suo obiettivo; a tal proposito, recita la parte di un ragazzo e, finalmente, è ammessa in squadra. In molti ambiti, ancora oggi purtroppo, quante esclusioni subisce una donna in quanto tale? Questo Shojo, e il femminismo positivo che ne consegue, insegna invece a non arrendersi mai, a lottare di fronte alle proprie aspirazioni scorticando quella visione obsoleta e becera che una donna non può fare qualsiasi cosa originariamente pensata per un uomo.

Femminismo e shojo, Mademoiselle Anne e l’emancipazione femminile

Una ragazza alla moda è un manga pubblicato nel 1975 dalla fumettista Waki Yamato; in Italia è noto come Mademoiselle Anne. La vicenda si svolge durante l’era Taishō, precisamente nel 1920; protagonista è Benio Hanamura (Anne) figlia di un maggiore dell’esercito imperiale che tenta in tutti i modi di rieducare la figlia ai valori tradizionali. Anne, infatti, non ha ricevuto un’educazione rientrante nei classici canoni imposti alle donne; è anticonformista, beve sakè, se ne infischia dell’economia domestica e ama la letteratura. A tal proposito le affibbiano un nomignolo: haikara-san. Tale appellativo ha un’accezione dispregiativa, poiché significa ”signora all’occidentale” riferito al modo di vivere della ragazza; epiteto che a quei tempi si era soliti utilizzare in Giappone verso donne che non seguivano valori tradizionali.

Un esplicito riferimento alla modernità europea che stava prendendo il sopravvento e al vestiario occidentale di allora, riferito al collo alto degli indumenti femminili: high collar – in lingua inglese – la cui pronuncia nipponica diventava haikara, simbolo di una nuova mentalità che prevedeva, sempre di più, l’emancipazione della donna. Si noti anche l’ironia del titolo: ”Una ragazza fuori moda”, a riprova dell’atteggiamento remissivo e imposto alle donne, un tempo. Nel corso della storia il padre tenta di combinare il matrimonio con la speranza di placare le idee rivoluzionarie della figlia. Benio/Anne non si sottomette, ma diviene una figura icastica del femminismo reattivo: non accetta i ruoli imposti dalla società, lotta per la propria indipendenza ed è convinta della  necessità dell’emancipazione delle donne.

Le Majokko: Sailor Moon, l’universo LGBTQ e la fluidità di genere

Al genere Shojo appartiene il sottogenere Majokko, le cui principali protagoniste sono ragazze dotate di poteri magici. La prima Majokko è stata Sally la Maga nel 1966, a cui seguirono l’iconica Bia, la sfida della magia, Lalabel, L’incantevole Creamy e la ben più nota Sailor Moon. La storia delle Guerriere Sailor nasce dalla fantasia di  Naoko Takeuchi, nei primi anni ’90. La trama è abbastanza conosciuta, come pure le pesanti critiche e censure che questo Shojo ha spesso ricevuto.

A Sailor Moon si accosta la tematica della fluidità di genere e la presenza del rapporto saffico tra Sailor Neptune e Sailor Uranus, pesantemente rivisitato nell’Anime. Il personaggio di Heles è gender fluid poiché si veste con abiti maschili e spesso lascia che gli altri la percepiscano come tale. Sailor Saturn esercita un certo fascino anche su Sailor Moon le due, nel corso dell’Anime, si scambieranno anche un bacio. Stessa sorte capiterà con Sailor Jupiter, Morea: Sailor Moon, la prima volta che la conosce, ne resta quasi ammaliata. In Sailor Moon e il mistero dei sogni appare, invece, Fisheye: un giovane dall’aspetto femmineo che indossa spesso abiti femminili. Un personaggio la cui censura italiana ha stravolto, in quanto riconosciuto come genderqueer.

Che dire delle Sailor Starlights? sulla Terra sono un gruppo musicale al maschile, Three Lights. Ma quando si trasformano diventano a tutti gli effetti delle donne, fatte passare come le loro stesse gemelle. Nel manga, invece, le Starlights sono effettivamente donne che si travestono nella vita reale. Sailor Moon ha avuto il pregio di normalizzare i sentimenti in un tempo in cui non era così scontato, insegnando l’importanza della solidarietà fra donne è che è sempre l’amore a trionfare, a prescindere da qualsiasi etichetta.

Stella Grillo

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