Guido Gozzano: la vita di un poeta desolato

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Di Martina Puzone

Guido Gozzano nasce nel 1883 ad Aglié, in provincia di Torino. Nato in una famiglia benestante, il padre era un ingegnere, sua madre figlia di un patriota mazziniano. Studia in un liceo della città piemontese e si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, tuttavia preferiva seguire le lezioni di letteratura italiana della facoltà di lettere tenute da Arturo Graf, professore e poeta. Decide di abbandonare gli studi per dedicarsi alla sua produzione poetica che viene influenzata anche da quella amara e ironica del suo professore.

Durante il periodo universitario ha modo di conoscere scrittori e intellettuali dell’epoca come Giovanni Cena, Francesco Patonchi e Massimo Bontempelli. Guido si allontana dalla poesia dannunziana, si avvicina agli autori simbolisti e, insieme agli autori prima citati, darà vita al gruppo dei Crepuscolari torinesi. Morì di tubercolosi polmonare a soli 32 anni.

Gozzano: il Crepuscolarismo

Guido Gozzano – Photo Credits targatocn.it

Gozzano modella una materia già esistente in un modo molto più personale. Avviene nel suo animo una conversione di tipo spirituale in quanto inizia ad avvicinarsi a Dio. Il suo stile cambia di conseguenza: più prosaico che lirico. Un poeta romantico-borghese, impiega un tipo di verso che si rivela narrativo e funzionale in quanto, isolandolo, non perde di funzione e significato.

Il rifiuto verso la poesia dannunziana lo porta a legarsi al Crepuscolarismo. Prova interesse verso le cose piccole e quotidiane, la volontà di allontanarsi dalla società, l’impossibilità di vivere una vita attiva, tematiche come la morte e la malattia. Affronta queste ultime con un tono ironico e distaccato e la sua prosa, che si basa sulla rielaborazione colta e disincantata del modello dannunziano, diventa d’esempio per i poeti successivi.

I componimenti principali del poeta

Nel 1900 in occasione della morte del padre scrive Primavere romantiche, la sua prima poesia. Nel 1906 raccoglie i suoi primi componimenti all’interno di La via del rifugio, che ha avuto subito un certo successo. Cinque anni dopo viene pubblicato il suo libro più importante, I colloqui, in cui possiamo trovare il famoso componimento La signorina Felicita.

Arriva il 1912 e il poeta è sempre più malato, si imbarca per l’India per cercare un clima adeguato alle sue condizioni di salute. In questi mesi il suo stato non migliora, ma il viaggio gli permette di scrivere dei testi che diventeranno, dopo la sua morte, parte integrante di Verso la cuna del mondo. Lettera dall’India.

Martina Puzone

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