Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente la figura della Dea Cibele e le celebrazioni degli Hilaria; i rituali svolti in onore della divinità, identificata come Madre degli dei e della natura, durante l’equinozio primaverile.

Cibele e gli Hilaria, fra mitologia greca e latina

Dea Cibele Hilaria - Credits: Wikipedia
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La figura della Dea Cibele e i festeggiamenti a lei dedicati, gli Hilaria, provengono dall’antica Grecia in quanto, Cibele, era un’arcaica divinità anatolica custode della natura, degli animali e dei luoghi selvatici. La sua è una figura mitologica ambivalente; se da un lato rappresenta la forza creatrice della natura, dall’altro si identifica anche come potenza distruttrice. Il centro principale del suo culto risiedeva nella Frigia ma, successivamente, la sua venerazione si espanse a Roma e con essa le conseguenti celebrazioni degli Hilaria. Il corrispettivo greco di Cibele era Rea, figlia di Urano e di Gea. Il culto di Cibele è strettamente legato al Dio Attis suo paredro, ovvero, a lei sottoposto.

La dea è vista come primigenia, eterna, mai nata: e per questo etichettata come ”vergine” nel senso più antico del termine, ovvero, non priva di aver rapporti con gli uomini ma non sottoposta al potere maschile. Per cui, non si asteneva dall’accoppiamento ma non aveva marito. Il mito, seppur ce ne siano diverse versioni, recita di come Cibele concepisce un figlio, il Dio Attis, senza il concorso di un uomo. Crescendo Attis diventa strettamente associato alla sua figura; la dea, dal temperamento geloso, dopo scoperto che Attis la tradiva con una ninfa, probabilmente figlia del Re Mida, si vendica facendolo impazzire; in un raptus di follia Attis si evira.

Dal sangue che sgorgava copioso dalla ferita, riversato sulla terra, si generano delle viole. In seguito, Cibele ottiene da Zeus che il corpo Attis non imputridisse e che la sua chioma continuasse a crescere. Infine, seppellisce i suoi genitali; a tal proposito, Attis diventa il Dio della vegetazione che, ciclicamente, nasce e perisce. La versione prevalente del mito e più accreditata è quest’ultima, tuttavia, ne esiste un’altra in cui il mito di Attis si lega alla figura di Agdistis; demone dalla doppia natura maschile e femminile, nato dal tentativo maldestro di Zeus di fecondare Cibele. Dopo che la dea riesce a divincolarsi dalla violenza, il liquido seminale di Zeus cade a terra generando Agdistis.

Questo si invaghisce del mortale e bellissimo Attis che lo rifiuta, scatenando la rabbia del demone che lo induce alla pazzia. Attis, in preda alla follia, si mutila i genitali sotto un pino nel giorno stesso dello sposalizio con la figlia del re Mida a Pessinunte. Successivamente, si getta da una rupe. Cibele, impietosita per la triste vicenda del ragazzo, lo rende immortale prendendolo a suo servizio.

I Dies Sanguinis e i rituali in onore della Magna Mater Deorum

La mitologia latina dedicava ad Attis e Cibele, identificata come Magna Mater Deorum, dei rituali collegati fra loro. Veniva ricordata, in primis, la morte di Attis con nove giorni di digiuno e astinenza e il 24 Marzo si assisteva ai Dies Sanguinis; cerimonie molto realistiche in cui i sacerdoti, eunuchi preposti al culto detti Galli, si flagellavano in rappresentanza della morte del Dio. Il 25 Marzo era la volta degli Hilaria, le celebrazioni in onore della Dea Cibele che pure rappresentavano la resurrezione del Dio Attis. Hilaria deriva, infatti, dal latino hilaris, gioioso; queste celebrazioni sono menzionate anche all’interno dei Fasti di Ovidio.

Gli Hilaria, celebrati il giorno successivo all’Equinozio di Primavera, si contraddistinguevano come il primo giorno di luce più lungo dell’anno; questi festeggiamenti erano così definiti sia per il gaudio dovuto alla resurrezione del Dio da parte di Cibele, sia per il sopraggiungere del tepore primaverile e lo svanire del gelo e dell’oscurità, tipici dell’inverno.

Per quanto riguarda i cerimoniali riguardanti gli Hilaria si sa poco dell’epoca repubblicana se non che si svolgessero dei giochi in onore di Cibele. In epoca imperiale, invece, pare si istituisse una processione nella quale si trasportava una grande statua della Dea. La particolarità di questa giornata di festa era che si aveva il permesso di mascherarsi e fare scherzi. Chiunque poteva assumere l’identità che preferiva, un po’ come avveniva durante i Saturnali.

Stella Grillo

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