Il ministero degli Esteri iraniano ha convocato l’ambasciatore francese dopo la pubblicazione di alcune vignette della rivista satirica Charlie Hebdo sull’Ayatollah Khamenei. “La Repubblica islamica dell’Iran attende spiegazioni e misure compensative dal governo francese per condannare il comportamento inaccettabile della rivista”, così il portavoce del ministero.

charliehebdo.fr

Le dichiarazioni di Hossein Amir Abdollahian

Il governo iraniano si espone, senza mai nominare esplicitamente la testata e scagliandosi con veemenza contro le scelte del governo francese di lasciar passare tacitamente questi affronti diplomatici: “Non lo permetteremo”, ribadisce il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir Abdollahian, e ancora: “L’atto ingiurioso e indecente di una testata francese nel pubblicare vignette contro le autorità religiose e politiche non sarà efficace senza una risposta decisa ed efficace”.

Charlie Hebdo

La stessa rivista ha dichiarato di aver dedicato un numero interamente all’Iran con decine di vignette inerenti la situazione politica del paese, in particolare su Khamenei. In una di queste, specificandone la descrizione riportata da Lapresse, “lo si vede annegare in un mare di sangue mentre tenta di salvarsi aggrappandosi a un cappio”.

Charlie Hebdo è un periodico settimanale francese divenuto noto nel mainstream internazionale a causa dei tristi eventi degli attentati del 2011 e del 2015, il secondo ben più noto del primo. Nel 2011 la sede del giornale venne attaccata con lancio di molotov appena prima dell’uscita del numero della rivista dedicato alla vittoria del partito fondamentalista islamico in Tunisia; ovviamente la copertina recava uno sketch satirico con protagonista Maometto e un titolo non poco incalzante, “Charia Hebdo”. Nel 2015 invece un commando di due uomini armati di kalashnikov fecero irruzione nei locali della redazione, aprendo il fuoco sui presenti e uccidendo dodici persone. L’azione passò alla storia come il più grave attentato terroristico registrato in Francia dal 1961.