J.R.R. Tolkien: “Il mio proposito è di parlare delle fiabe“. Con queste parole inizia un famoso saggio dello scrittore sui racconti fiabeschi. Tolkien, con i suoi capolavori letterari, adatta il modello fiabesco ad un pubblico adulto e moderno. Usa la fiaba perché essa è capace di creare “credenza secondaria”, di accattivare l’interesse del lettore, di affascinare e di rendere più ricca la sua vita. Una volta catturato il lettore dentro la fiaba, fa di essa uno strumento di ricerca etica oltre che di evasione.

J.R.R. Tolkien, vita e formazione

J.R.R. Tolkien nasce nel 1892 a Bloemfontein, in SudAfrica, da genitori inglesi. Dopo la morte del padre, ritorna con la madre ed il fratello in Inghilterra dove la famiglia si sistema a Sarehole. Dopo aver frequentato la King Edward VI School inizia i suoi studi all’Exeter College di Oxford dove ottenne nel 1915 il titolo di Bachelor of Arts.

Nel 1925 viene nominato professore di Filologia Anglosassone al Pembroke College di Oxford e nel 1945 gli viene affidata la cattedra di Lingua Inglese e Letteratura Medioevale del Merton College, dove insegna fino al suo ritiro dall’attività didattica avvenuto nel 1959. Ritiratosi dall’attività accademica, impiega tutta la sua vita a scrivere i suoi straordinari capolavori. Tolkien muore il 2 settembre 1973 a Bournemouth, in Inghilterra, all’età di ottantuno anni.

Il Fantasy, origine ed evoluzione

Agli inizi degli anni ‘70, vede la luce un piccolo romanzo che pone le basi per la più grande saga fantasy di tutti i tempi. È “Lo Hobbit” di Tolkien. Racconto fiabesco per bambini ambientato nell’immaginaria Terra di Mezzo. L’importanza della vicenda con protagonista Bilbo Baggins va ben oltre il ciclo di J.R.R. Tolkien. Sintesi moderna del concetto di quest, ovvero l’avventura di un gruppo di eroi alla ricerca di un tesoro custodito da un mostro. Ha una struttura narrativa che sarà fonte d’ispirazione costante per tutto il fantasy successivo, dalla letteratura al cinema, dal videogame al gioco di ruolo. Ma è con il suo romanzo successivo che Tolkien segna realmente le sorti della letteratura fantasy: uscito in tre parti tra il 1954 e il 1955 come seguito dello Hobbit. Il Signore degli Anelli” è un’opera monumentale.

Tutto comincia però, già a metà del XIX secolo. Postumo rispetto all’horror e alla fantascienza, il genere fantasy è comunque protagonista di una storia ultra secolare. Le fonti d’ispirazione che hanno portato all’affermazione del nuovo genere sono diverse. Dalle numerose mitologie del mondo alle tradizioni teologiche e religiose, dalle leggende popolari al romanzo cavalleresco fino alla narrazione fiabesca più o meno antica, europea e non solo.

Tolkien, in qualche modo, segna uno spartiacque tra il fantasy primogenito e il fantasy c.d. moderno. Nel suo saggio lo scrittore fa il tentativo di definire la natura delle fiabe, di esaminare le teorie sulle loro origini, e di confutare la nozione che le favole fossero un argomento riservato ai bambini. Essenzialmente, egli spianava il campo al suo capolavoro futuro, collocando le storie fantastiche al loro posto nella tradizione letteraria.

Fu solo nel primo ‘900, infatti, che letteratura e arte fantastica furono confinate all’infanzia. Nel diciassettesimo secolo, le fiabe, riprese dall’avanguardia Francese, soprattutto da autrici rifiutate dall’Accademia di Francia, erano riservate esclusivamente ad un pubblico adulto. L’Inghilterra vittoriana fu invasa dalle fate. Proprio quando l’interesse per il folklore fiabesco raggiunge il suo picco, avviene una cosa singolare. Si comincia a spostare le fiabe dal salotto buono alla camera dei bambini. Tolkien denigrò aspramente questa epurazione dell’antica tradizione fiabesca. “Le fiabe, in tal modo bandite, tagliate fuori da un’arte pienamente adulta, finirebbero per guastarsi; e in effetti, nella misura in cui bandite sono state, si sono anche guastate.” 

Il Fantasy secondo Tolkien

J.R.R. Tolkien non era solo uno scrittore. Era anche un filologo, glottoteta, accademico e linguista. Questa sua straordinaria cultura viene “utilizzata” a pieno per la scrittura dei suoi capolavori. Fu proprio grazie ai suoi studi e alle sue letture che creò il mondo magico della Terra di Mezzo. Ideò in modo molto realistico e particolareggiato mappe, leggi, una nuova lingua raccontando le straordinarie avventure degli hobbit, abitanti di questo regno fantastico.

Tolkien credeva nel grande potere dell’immaginazione. Era convinto che attraverso i mondi fantastici da lui descritti, fosse possibile descrivere anche la sfera morale e spirituale e che la mitologia potesse rivelare agli uomini la realtà delle cose. Lo scrittore sosteneva che le storie fiabesche e fantastiche offrono ai lettori la possibilità di fuggire dal caos della vita moderna in un mondo dove i problemi morali e le emozioni vengono egualmente affrontati in modo realistico, ma basandosi sulle leggi che regolano quel mondo immaginario. Le fiabe dovevano servire a questo. Il compito dello scrittore doveva essere quindi quello di essere “sub-creatore” di un “Mondo Secondario“, nel quale il lettore deve introdursi con una convinzione che definisce “Credenza Secondaria“. 

Ilaria Festa

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