Joan Cornellà, il famoso artista contemporaneo autore di quelli che ho definito in altra sede “memi d’autore”, è stato plagiato. Da tempo su Facebook circolava una pubblicità sponsorizzata in cui erano messe in vendita delle mascherine di protezione dal Sars-CoV-2 con sopra le ultime creazioni di Cornellà a tema lockdown e quarantena. La pagina Facebook da cui partiva la pubblicità sponsorizzata, poi, sembra proprio essere stata fabbricata con l’intento di far pensare che queste mascherine contro il Sars-CoV-2 fossero state messe in commercio su iniziativa dell’autore.
Il link sponsorizzato rimandava allo shop online noto come TeeChip, ma la pagina da cui partiva la pubblicità sponsorizzata aveva come immagine di profilo uno dei volti neutri tipici dei personaggi dell’artista spagnolo. In aggiunta a questo poi il nome della pagina è Joan. Facile per molti cadere nell’inganno, soprattutto se convinti che la vendita di quelle mascherine fosse nata come l’ennesimo intento da parte dell’artista di prendere in giro con sarcasmo e cinismo le criticità del lockdown e della quarantena da Sars-CoV-2.
Chi è Joan Cornellà?
Joan Cornellà Vázquez (nato l’11 gennaio 1981 a Barcellona) è un artista e illustratore noto per le sue vignette e opere dall’ambientazione sempre poco chiara e surreale. Tipico poi dei lavori dell’artista è il forte sarcasmo – che sfiora il cinismo – di cui sono intrisi. Un black humour con il quale l’artista fa emergere in tutta la loro crudezza le criticità del nostro sistema mondo e della nostra società.
«Io penso che tutti noi ridiamo della miseria. Noi dobbiamo iniziare dall’idea che quando ridiamo, noi ridiamo di qualcuno o qualcosa. Attraverso l’empatia o meno, c’è comunque sempre un grado di crudeltà. A dispetto di questo, sono consapevole di come se una delle mie vignette diventasse reale e accadesse nella vita reale, io non riderei di questa in alcun modo»
(Joan Cornellà, nella biografia riportata sul suo sito ufficiale)
Un artista dal linguaggio grafico semplice…
Tipico di Joan Cornellà è l’utilizzo di un linguaggio grafico semplice (raramente ci sono parole nelle sue opere e nelle sue vignette, e mai pronunciate dalla bocca dei personaggi protagonisti) che mette in luce i lati più brutali e immorali della natura umana. Cornellà è spietato e non ha paura di mostrare o parlare di nulla. Le sue opere dissertano di società dell’immagine, in cui sono i selfie sui social network a farla da padrone (un po’ sulla stessa linea della recente opera di Banksy). Sono opere che parlano poi, senza censure, del politically correct che sembra voler farci mettere in pace la coscienza, mentre dall’altra parte vive alimentandosi dei controsensi della società che dice di voler combattere.
… e dai messaggi più profondi di quello che possa sembrare
«Io condivido il pensiero di Bill Hicks: “Io credo che ci sia una cosa comune a tutta l’umanità. Noi facciamo schifo”. Nei miei fumetti i personaggi sono come fatti di plastica e hanno sempre un gran sorriso anche se cose orribili li colpiscono costantemente. Ogni cosa è esagerata, anche se alcuni comportamenti possono essere collegati alla vita reale»
(Joan Cornellà, nella biografia sul suo sito ufficiale)
Le sue opere svelano, attraverso strumenti grafici semplici ma anche attraverso una violenza inaudita, le assurdità che ci circondano. Le assurdità che fanno parte però delle nostre abitudini e delle nostre idiosincrasie. I suoi personaggi sorridono sempre, come se fossero sotto il continuo effetto di oppioidi e fossero impossibilitati a rendersi conto del dolore e della sofferenza che li circondano. Sono personaggi felici delle proprie sventure, contenti per quel poco che hanno anche se portatore di sventure.
La prima impressione di un’ammiratrice di Joan Cornellà di fronte alle mascherine contro il Sars-CoV-2
La pubblicità sponsorizzata delle mascherine ispirate ai lavori di Cornellà durante il lockdown da coronavirus hanno raggiunto anche me. Ricevevo costantemente la loro pubblicità e tuttora appare frequentemente sulla mia home di Facebook. Nulla di sbalorditivo visto che anche i muri sono in grado di enunciare i’apprezzamento che nutro nei confronti dell’arte di Cornellà. Il numero di condivisioni del post pubblicitario in questione e i commenti, giunti all’ordine delle migliaia ormai, fanno anche capire quanto questo plagio ai danni dell’artista si sia diffuso. Quando all’inizio vidi la possibilità di acquisto di mascherine per affrontare al meglio questo lockdown da coronavirus, pensai che la cosa fosse geniale. All’inizio pensai infatti che facesse tutto parte del percorso artistico di Joan Cornellà, il quale è dagli inizi della quarantena che in modo caustico fa critica sociale attraverso la sua arte.
Le mascherine ispirate ai lavori di Joan Cornellà avrebbero potuto avere un valore artistico interessante… peccato che fosse solo un esempio di “marketing da Sars-CoV-2”
Ai miei occhi creare delle mascherine con immagini caustiche ispirate alla pandemia da Sars-CoV-2 era in linea con un progetto artistico alla Joan Cornellà. Come se l’artista volesse in qualche modo creare un prodotto che permettesse alle persone di andare in giro mettendo in mostra sul volto le ipocrisie nascoste di questa emergenza nazionale. All’inizio infatti pensai anche, visto che non ci cliccai sopra, che fosse una pagina di acquisto falsa, e si trattasse di un video mandato in loop per ironizzare su questa possibilità.
Questa volta però la legge del rasoio di Occam era molto più in linea con la realtà della mia solita verve interpretativa sul mondo dell’arte. Si trattava di un uso a fini commerciali delle opere dell’artista, per di più senza che lui ne fosse messo a conoscenza. Nell’arco di poche ore però, dopo le segnalazioni degli utenti dei social network che apprezzano l’operato dell’artista, anche Joan Cornellà si è espresso pubblicamente su twitter contro l’uso improprio dei suoi lavori a fini commerciali.
Joan Cornellà per di più vende da tempo dell’oggettistica legata alle sue opere sul sito ufficiale. Sembrava strano che le mascherine non fossero presenti nel suo store personale, ma solo su TeeChip.
Non è la prima volta che TeeChip incorre nella violazione del diritto d’autore…
A dire il vero TeeChip, negozio di prodotti online che consente di vendere prodotti creati dai propri utenti, invita chiunque a segnalare la presenza nel suo store di prodotti coperti da diritto d’autore. Dopo un’indagine in rete però, ho incontrato un altro evento simile diffuso tramite un social network, Reddit, riguardo a un altro caso di plagio.
Il protagonista della storia questa volta però non è un artista, ma un distributore di merchandising ufficiale della serie animata per adulti Rick and Morty.
Stando alle parole del distributore infatti, quattro anni fa TeeChip avrebbe cominciato a utilizzare immagini ufficiali di Cartoon Network inerenti la serie Rick and Morty. Queste immagini avrebbero continuato a comparire sponsorizzate sui social network nonostante la causa legale intentata dagli avvocati, e molti appassionati della serie sarebbero stati portati ad acquistare quei prodotti, avendo l’impressione che fossero merchandising ufficiale. Si può facilmente immaginare come un avvenimento di questo tipo possa dimostrarsi dannoso sia per i produttori di certa oggettistica che per chi acquista dei prodotti di questo tipo:
- Da una parte infatti coloro che posseggono i diritti di autore di una determinata produzione, come Joan Cornellà e la sua arte, perdono legittime entrate economiche mentre altri guadagnano alle loro spalle;
- Dall’altra parte invece si parla di frode ai danni degli acquirenti che pensano di acquistare un prodotto la cui vendita contribuisce ai guadagni dell’artista. Nel caso di Joan Cornellà infatti i primi a rendersi conto della frode ai danni dell’artista sono stati i suoi ammiratori.
TeeChip alla fine rimuove dal proprio store il materiale che viola il copyright, ma intanto…
Di solito TeeChip rimuove il materiale che viola i diritti di autore dal proprio store, ma non essendo un’azione tempestiva alla fine i danni fatti ad acquirenti e possessori del copyright sono incalcolabili. Nel caso di Rick and Morty, per esempio, il rivenditore ufficiale affermava che nonostante gli avvocati della Cartoon Network si fossero attivati tempestivamente, la pubblicità sponsorizzata continuava a circolare per i social network in loop continuo. Questo significa che sempre più acquirenti sarebbero potuti cadere nella “trappola”, riempiendo le tasche dello store online. Alla fine sono sicura che anche Joan Cornellà riuscirà a ottenere giustizia, come Cartoon Network, ma un avvenimento del genere crea sempre un danno sia di immagine che economico.
Un potenziale danno di immagine per Joan Cornellà in seguito alla faccenda delle mascherine da Sars-CoV-2
Mentre io, in piena verve interpretativa, vedevo nelle mascherine ispirate alle opere di Joan Cornellà una creazione artistica canzonatoria in pieno stile dell’artista (se lui davvero ne fosse stato promotore), altri avevano notato dei potenziali risvolti negativi. Sappiamo tutti che nel mezzo della pandemia da Sars-CoV-2 i dispositivi di sicurezza sono diventati un problema. Si parla di irreperibilità di mascherine, disinfettanti, guanti, ecc. Oltre all’irreperibilità poi, questi dispositivi – in cima ai quali le mascherine hanno un posto d’onore – hanno raggiunto prezzi da mercato nero.
Sullo store online TeeChip una mascherina ispirata alle opere di Joan Cornellà raggiunge più o meno i 20 dollari di prezzo. Dietro il mettere in vendita un prodotto sanitario utile, per quanto decorato, si poteva pensare a due fatti potenzialmente negativi per l’immagine dell’artista:
- che Joan Cornellà avesse deciso di cavalcare l’epidemia di Sars-CoV-2 mettendo in vendita mascherine sanitarie a prezzi maggiorati rispetto a quelli ritenuti giusti;
- che dietro le produzioni artistiche di Joan Cornellà si nascondesse solo l’intento di promuovere il proprio operato per guadagnare soldi facili. Soldi facili attraverso mascherine scadenti e non a norma, per di più, anche se da questa accusa lo store si difende bene ammettendo come non si tratti di prodotti sanitari.
Il problema del “business da coronavirus” ai tempi della pandemia da Sars-CoV-2
Abbiamo avuto prova tutti noi di come la pandemia globale sia diventata occasione per fare marketing e ottenere guadagni in molte occasioni. In tanti poi hanno cercato di cavalcare la pandemia promuovendo prodotti appositamente creati ad hoc per la situazione emergenziale. E così a me sono capitate pubblicità sponsorizzate su Facebook in cui aziende di articoli sportivi promuovevano l’acquisto delle proprie mascherine lavabili. Mascherine lavabili che, se si leggeva bene la nota dopo l’asterisco, non avevano nessuna utilità contro il coronavirus, visto che non erano presidi medici passati al vaglio. La stessa strategia adottata da TeeChip, che ovviamente non si è spinto fino a definire i suoi prodotti come utili da un punto di vista medico.
Qui non si parla solo di diritto di autore violato, ma si parla di frode ai danni del consumatore. La campagna #ioleggoacasa o quella #iogiocoacasa diventano, per esempio, occasione di marketing e business per grandi o piccoli editori di libri o giochi. La vendita di dispositivi protettivi costosi la cui utilità profilattica non è garantita diventa qualcosa di più grave, soprattutto se a metterci la faccia è un artista che non ha neanche acconsentito.
Le mascherine artistiche contro il coronavirus, o come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il capitalismo
Questa storia è a suo modo istruttiva, perché – attraverso un caso di violazione dei diritti di copyright ai danni di Joan Cornellà – in realtà giungiamo a un discorso un po’ più profondo. C’è una frase attribuita a un famoso filosofo contemporaneo, Slavoj Žižek, che recita più o meno così:
«È più facile vedere la fine del mondo che la fine del capitalismo»
Questa storia penso che possa essere descritta efficacemente da questa frase. Perché anche le mascherine per difendersi da un virus in mezzo alla pandemia globale possono diventare un oggetto di lusso e di moda. E i ricchi o i benestanti possono comunque far diventare una mascherina un oggetto che attesti il loro status. Una mascherina costosa e imbellettata potrebbe essere paragonata senza troppo sforzo a un Rolex. Alcuni parlano addirittura di mascherine in stoffa vendute come accessori nel settore del lusso nei prossimi tempi. Tutto diventa occasione di guadagno, anche la morte. E anche l’arte cinica di Joan Cornellà diventa occasione di esposizione sarcastica delle ipocrisie della pandemia, una specie di manifesto del proprio dissenso. Le mascherine sui volti però, nonostante tutto, possono essere ritoccate e diventare occasione anche di protesta.
Le mascherine ispirate a Joan Cornellà possono anche avere dei significati più profondi rispetto alla “moda”…
Per quanto dietro il prodotto ci sia una frode ai danni di un artista che ammiro e apprezzo, e l’iniziativa debba essere sanzionata, dall’altra parte vorrei soffermarmi sui potenziali acquirenti. Delle persone hanno pensato che delle mascherine che omaggiassero anche il loro artista preferito potessero essere un bene da acquistare. Un bene da acquistare ovviamente sia per diletto che perché portatore di un forte messaggio, visto poi che necessiterebbero di essere utilizzate con dei veri e propri dispositivi di protezione per essere efficaci. E per quanto sanzioni il fatto e sanzioni la vendita di dispositivi para-medici non certificati a costi esorbitanti, penso che anche io andrei in giro con quelle immagini sul volto. Le caustiche immagini di Cornellà contro la pandemia risultano un mezzo dai molteplici significati:
- una mascherina contro il coronavirus ispirata a Joan Cornellà permette alle persone di ironizzare sul Sars-CoV-2 in modo catartico;
- dall’altra parte poi una mascherina contro il Sars-CoV-2 ispirata a Joan Cornellà permette anche di portare sul volto il dissenso nei confronti di atteggiamenti e scelte adottati durante la pandemia;
- una mascherina contro il coronavirus ispirata a Joan Cornellà poi è anche un mezzo attraverso cui l’arte dell’autore diventa ancora più pop e comunicativa. Un’arte che sfugge dalle mani del proprio creatore e che acquisisce significati nuovi grazie a chi decide di acquistarla e portarla sul proprio volto.
Le mascherine artistiche, per quanto frode, hanno anche degli aspetti artistici rilevanti
Mi piace pensare che, se Joan Cornellà avesse deciso di vendere delle mascherine di questo tipo, ci sarebbe stato un intento artistico pop dal messaggio profondo. Sarebbe stato come mettere sulle facce delle persone le ipocrisie e i significati nascosti. Manifestare sui volti delle persone tutti i “non detti” di questa pandemia. E in un mondo alternativo magari questo è stato l’intento di colui che ha messo in vendita in modo fraudolento quelle mascherine su TeeChip. Un po’ come l’anonimo artista che ha messo una mascherina di stoffa alla ragazza con l’orecchino di perla di Banksy. Purtroppo però questa idea non l’ha avuta Joan Cornellà e per di più si tratta di una vera e propria speculazione su dispositivi neanche certificati. Una frode commessa da qualcuno che non si è reso neanche conto di come il suo latrocinio potesse diventare una nuova fase artistica delle opere di Cornellà.
Diamine, però… chi le ha comprate e indossate ha fatto indubbiamente un gesto importante per quel che significa “arte popolare”. E anche il suo ladro ideatore, per quanto consapevole più del marketing e del guadagno capitalistico, ha fatto un inconsapevole gesto artistico.
E se Joan Cornellà prendesse ispirazione dall’avvenimento? Se decidesse di mettere in vendita al giusto prezzo delle mascherine con la sua arte sopra? Magari donando in beneficenza il ricavato, come stanno facendo in molti nel mondo dell’arte?
Vedremo l’evolversi della situazione, visto che immagino i legali di Joan Cornellà già all’opera per evitare l’uso improprio del nome e delle opere dell’autore. Sul sito in questione poi da ieri è apparso un messaggio in cui si avverte la clientela di come la campagna di vendita di quelle mascherine sia sotto esame da parte dello store stesso.
L’arte in generale però, anche in questo caso, rende visibili le trame degli avvenimenti sociali e ci gioca. Le opere di Cornellà continuano a promuovere i loro significati e a seguire le loro missioni, anche in mezzo a una frode ai danni del loro stesso autore. L’arte, in poche parole, supera il suo creatore per la forza e diffusione dei suoi messaggi. E anche la vita sociale di un’opera di Cornellà, lontana dal volere del proprio autore, acquisisce comunque una valenza artistica sociale che sopravvive alla mera speculazione fraudolenta.
di Eleonora D’Agostino
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