Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio a Venezia alla scoperta di un film che ha vinto il Leone d’oro. Parleremo di bevitori, di inquietudine e di sacralità. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “La leggenda del santo bevitore” di Ermanno Olmi

“L’attenzione alle piccole cose, alle microstorie umane. Spesso le verità dei semplici, dei dimenticati dalla Storia, raccontano più dei grandi accadimenti, delle grandi imprese e ci indicano valori universali. Come le parabole evangeliche, che diventano un racconto di tutti. E poi c’è il grande tema del lavoro”

Con queste parole il compianto Ermanno Olmi ha spiegato il filo rosso che lega il suo cinema. Un legame che ritroviamo anche in “La leggenda del santo bevitore” dove il protagonista è un semplice ubriacone che vive una piccola e straordinaria avventura. Una magia del cinema dei semplici che avevamo già vissuto con un altro capolavoro di Olmi come “L’albero degli zoccoli”, giustamente premiato a Cannes a riconoscere la visione umana e artistica di un regista al tempo stesso stesso fragile e inquieta. Una concezione dove non manca mai quel culto del Sacro e quella tensione divina che da sempre caratterizza le storie narrate nei suoi film.

La leggenda del santo bevitore e la poetica di Olmi

Una clip tratta dal film La leggenda del santo bevitore, fonte CG Entertainment

Perfettamente sceneggiato dallo stesso Olmi e dal grande Tullio Kezich e tratto dall’omonimo racconto di Joseph RothLa leggenda del santo bevitore” ci mostra a pieno la concezione della salvezza olmiana e del destino l’uomo. Quelli che porta sullo schermo il celebre regista bergamasco sono uomini che per il libero arbitrio scelgono di restare peccatori nonostante più volte gli sia offerta miracolosamente da Dio la Salvezza. In questo senso questo film, aiutato dalle splendide ambientazioni parigini e dalla curatissima fotografia, è vero un vero proprio viaggio nelle profondità dell’animo umano alla ricerca del senso ultimo delle cose all’insegna dell‘imprevedibilità della vita.

Il trionfo di Olmi e il caso Almodòvar

Quando nel 1988 la giuria presieduta da Sergio Leone assegnò il Leone d’oro a Ermanno Olmi per “La leggenda del santo bevitore” furono rispettati appieno i pronostici della vigilia. Questo nonostante la critica fosse divisa tra chi definiva la pellicola di Olmi un capolavoro e chi un film troppo prolisso, didascalico e da sacrestia. A questo bisogna aggiungere che quell’anno c’era in concorso in laguna un bellissimo film che non vinse incredibilmente nessun premio. Stiamo parlando di “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” con cui il grande regista spagnolo Pedro Almodòvar mostrava al mondo il suo grande talento e la sua grande intensità.

Stefano Delle Cave

Seguici su Google news