Negli anni Sessanta, essere una donna afroamericana, non era certo facile. Eppure, una di loro ebbe il coraggio di portare sulle spalle gli effetti dell’apartheid e gli sguardi giudicatori per il suo essere una donna indipendente: questa donna è Aretha Franklin.
La sua storia è raccontata in ogni sua canzone e la sua voce ci rende partecipi del dolore e della potenza della sua persona. Ecco 10 canzoni fondamentali per conoscere la Lady Soul.
Respect (1967), il cavallo di battaglia di Aretha Franklin
Respect, canzone incisa nel 1965 dal cantante soul Otis Redding, arriverà al successo nel 1967 con Aretha Franklin, diventando una delle sue canzoni più iconiche. In un tempo, in cui donne e afroamericani non vedono riconoscersi i diritti che meritano, Aretha da voce al popolo rivendicando il “rispetto” meritato e regalando un inno ai movimenti femministi e afroamericani.
Ain’t no way (1968)
“so che il dovere di una donna
è aiutare e amare l’uomo
e questo è ciò che credevo
Aretha Franklin, Ain’t no way, 1968
“Ain’t no way” non è solo un capolavoro della musica soul, ma mostra il ritratto di una donna, che oltre ad essere moglie, è una persona. Una persona che non riesce più ad accettare le convenzioni imposte; una persona che non riesce più ad amare suo marito perché deve.
Think (1968)
Icona del rhythm’n’blues, la canzone ha ottenuto un particolare successo perché ripresa nella colonna sonora del film The Blues Brothers (John Landis, 1980). “Think!” è l’invito a riflettere prima di agire, in quanto, agire senza pensare può portare a gravi conseguenze. Ancora una volta, Aretha invita a “pensare” alla donna come una persona: può andarsene se vuole.
Chain of Fools (1968) : le catene da rompere
La canzone è stata intesa come un inno all’emancipazione femminile, in quanto sembra che Aretha descriva il suo rapporto violento con il marito Ted White.
“Per cinque lunghi anni ho pensato che tu fossi il mio uomo
Ma ho scoperto che sono solo uno degli anelli della tua catena”
Aretha Franklin, Chain of Fools, 1968
Pubblicata durante l’escalation della guerra in Vietnam e dopo l’assassinio di Martin Luther King, i soldati afroamericani cominciarono a intenderla diversamente. Le catene da spezzare sono quelle dell’esercito americano: la fedeltà dei soldati afroamericani, rimasti vicino allo Stato, nonostante venissero posti al basso della gerarchia, è la stessa fedeltà della donna maltrattata, che rimane vicino al marito, nonostante sia solo “un anello della sua catena“.
(You Make Me Feel Like ) A Natural woman (1968)
Scritta come una canzone romantica da Carole King e Gerry Goffin, fu trasformata da Aretha Franklin in una preghiera a Dio. In questa canzone Aretha unisce tutte le sue tematiche più care in un semplice concetto: la grandezza di Dio sta nel riuscire ad amarla per ciò che è, ovvero, donna afroamericana.
I Never Loved a Man the Way I Love You (1967)
La canzone, oltre ad essere un omaggio all’emancipazione femminile, è anche una testimonianza della potenza di Aretha. Trattata fino a quel momento dalla Columbia come vocalist, la cantante decise di interrompere i rapporti con la casa discografica. Decise quindi di affidarsi alla Atlantic Records, una realtà, che non fu solo in grado di mettere in luce la voce immensa della cantante, ma anche le sue doti da pianista.
I Say a Little Prayer, (1968)
Nonostante la canzone venne scritta per Dionne Warwick nel 1967, la versione più famosa resta quella che Aretha incise l’anno successivo. “I Say a Little Prayer “ è una capsula temporale che trattiene il dolore di donne, mogli e fidanzate, il cui compagno era arruolato nella guerra del Vietnam. Una quotidianità piegata dal dolore e forgiata dalla speranza di rivedere il proprio amato:
“nel momento in cui mi sveglio, prima di truccarmi, dico una piccola preghiera per te, mentre mi pettino i capelli e decido quale vestito indossare, dico una piccola preghiera per te”.
Aretha Franklin, I Say a Little Prayer, 1968
Bridge over Troubled Water (1971) : il gospel di Aretha Franklin
Singolo di punta dell’omonimo disco del 1970, “Bridge over Troubled Water” è una canzone di Simon & Garfunkel. La cover di Aretha, pubblicata nel 1971, diventò un inno della chiesa battista afroamericana, per la sua capacità di incarnare lo spirito gospel dell’ “aiutare i propri fratelli”.
Don’t play That song (you lied), (1970)
La canzone è un’altra cover originariamente registrata dal cantante Ben E. King. La versione di Aretha, raggiunse la posizione numero uno per cinque settimane dell R&B singles chart.
A change is gonna come: la voce di Aretha Franklin (1967)
La canzone risale al 1963 e porta la firma di Sam Cooke. “A change is gonna come” costituisce un inno alla lotta degli afroamericani degli anni Sessanta, per veder riconosciuti i propri diritti civili. Ancora una volta Aretha, riesce a dar voce a tutta quella minoranza costretta a rimanere in silenzio sperando in un cambiamento.
Martina Capitani
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