Passeggiando tra le pietre tombali consumate dal tempo e dal vento, immerse nel profondo silenzio dei cimiteri, capita spesso d’imbattersi in lapidi arricchite da epitaffi, testimonianza ultima del passaggio sulla terra di una persona. Frasi brevi, spesso incisive, volte a vibrare per l’eternità. Nel caso di scrittori, filosofi o personaggi noti, naturalmente, l’epigrafe si trasforma in una vera e propria opera d’arte in formato ridotto, capace di restituire al lettore il carattere dell’illustre defunto. C’è chi saluta il mondo dei vivi con ironia, chi con una massima in grado di consolare parenti, amici e visitatori occasionali, chi si abbandona alla malinconia, chi resta criptico fino alla fine. In ogni caso, queste parole diventano un testamento artistico, traccia sempiterna di una vita intera.
Epitaffi famosi: l’ultima risata
Di Winston Churchill si ricorda l’attività politica, il suo ruolo fondamentale durante la Seconda Guerra Mondiale, e quello di mentore per una giovanissima Regina Elisabetta. Il politico inglese, però, era anche un uomo di spirito, come dimostra la sua risposta a un giornalista che gli aveva chiesto cosa pensasse della morte, fulgido esempio di british humor, che poi venne riportata sulla sua lapide nella chiesa di St Martin a Bladon, Oxfordshire:
«Sono pronto ad incontrare il mio creatore. Se il mio creatore è preparato per la grande prova di incontrarmi, è un’altra questione»
E che dire di Mel Blanc, doppiatore dei Looney Tunes (Bugs Bunny, Daffy Duck, Porky Pig, Titti, Silvestro, Tazmania etc.)? In omaggio ai suoi amati cartoons, volle essere ricordato con la frase di chiusura che appare al termine di ogni episodio delle serie animate:
«That’s all, folks!»
Simpaticissimo anche il romanaccio per eccellenza, Alberto Sordi, che riposa insieme a decine di colleghi nel Cimitero Monumentale del Verano, proprio nella sua città. Tra i ruoli più iconici della sua carriera, sicuramente c’è il Marchese del Grillo, che l’interprete sceglie per l’ultimo addio al suo pubblico e alla capitale:
«sor Marchese, è l’ora»
Armand Pierre Fernandez, noto come Arman, è stato un pittore e scultore francese. Morì il il 22 ottobre del 2005 a New York; doveva bramare un po’ di pace, perché sulla tomba fece incidere il beffardo epitaffio:
«Finalmente solo»
Sempre dalla Francia provengono le ultime parole dello scrittore Georges Bernanos, che “se la prende” direttamente con i piani alti:
«Si prega l’angelo trombettiere di suonare forte: il defunto è duro di orecchie.»
L’umorismo trascinante e scanzonato del comico veronese Walter Michele Armando Annicchiarico, ovvero Walter Chiari, non lo ha mai abbandonato, nemmeno dopo il trapasso, che “annuncia” ai cari con una delle sue:
«Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato.»
Attore teatrale, televisivo e cinematografico, regista, autore e sceneggiatore, voce indimenticabile di Mufasa ne Il Re Leone, Vittorio Gassman si è reso eterno attraverso la sua arte. Il suo amore più grande fu senza dubbio il palcoscenico, come dimostra il suo epitaffio:
«Attore. Non fu mai impallato!»
che fa riferimento a un’espressione specifica del gergo attoriale, “essere impallato”, ovvero non visibile dalla cinepresa e dalla platea.
Poche parole per raccontare una vita
Diverso è, senza dubbio, il registro dell’estremo saluto al poeta John Keats, morto in un appartamento in Piazza di Spagna, a Roma, e seppellito nel Cimitero Acattolico. Sintetico e melanconico, il suo epitaffio lascia trasparire l’umiltà del giovane scrittore inglese:
«Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua.»
La gloriosa esistenza di Napoleone Bonaparte si concluse in esilio, in quasi totale solitudine. Lo stratega francese, però, sapeva benissimo che la sua gloria, a differenza delle spoglie mortali, avrebbero riecheggiato per sempre in tutto il mondo:
«Qui son le ceneri
dappertutto il nome»
La lapide del letterato portoghese Fernando Pessoa, che riposa al Monastero dos Jerónimos, nella sua Lisbona, riporta alcuni versi della poesia Põe quanto És no Mínimo que Fazes, scritta con l’eteronimo Ricardo Reis:
«Per essere grande, sii intero: non
esagerarti né sminuirti.
Sii tutto in ogni cosa. Metti ciò sei
per quanto sia minima la cosa che fai.
Così come in ogni lago la luna tutta
brilla, perché alta vive.»
Non è da meno il tributo allo scrittore e sceneggiatore americano Francis Scott Fitzgerald, la cui salma è ospitata dall’Union Cemetery di Rockville, nel Maryland. Sua figlia, infatti, fece incidere sulla sua tomba le ultime parole del capolavoro paterno, il romanzo Il Grande Gatsby:
«Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.»
Agatha Christie, curiosamente, non si affidò a Miss Marple o Hercule Poirot per congedarsi dalla Terra, ma optò per una poesia di Edmund Spenser nella quale, con ogni probabilità, si riconosceva:
«Il sonno dopo il duro lavoro
Il porto dopo i mari tempestosi,
Il riposo dopo la guerra
La morte dopo la vita
Danno un grande piacere.»
Tormentato dalla recente delusione amorosa con Constance Dowling e profondamente depresso, Cesare Pavese mise fine alla sua vita il 27 agosto del 1950, in un albergo torinese. Sulla prima pagina dei Dialoghi con Leucò, che si trovava sul tavolino della sua stanza, aveva scritto: «Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.». Ora è sepolto al Monumentale di Torino, e la sua epigrafe recita:
«La mia parte pubblica l’ho fatta – ciò che potevo.
Ho lavorato, ho dato poesia agli uomini,
ho condiviso le pene di molti.»
Misteriosa e riservata come sempre, la poetessa Emily Dickinson ha tenuto fede alla sua indole anche nel dire addio al mondo. L’epitaffio che sovrasta le sue spoglie, infatti, è il sintetico:
«Richiamata.»
Una sola parola, che mette il punto a quell’avventura chiamata vita.
Federica Checchia
Seguici su Google News