Cultura

Il muro, storia di un rapporto padre-figlio al di là delle frontiere

Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. Abbiamo deciso di dedicare il racconto di questa puntata, in occasione dell’avvicinarsi del suo anniversario alla caduta del muro di Berlino. In particolare ci siamo ispirati alla storia vera di un calciatore tedesco della DDR caduta di fatto il 9 novembre 1989.

Il muro, l’inizio

Non credeva che fosse possibile eppure era andato dall’altra parte. Tuttavia le parole in quella lettera parlavano chiaro e Martin ora sapeva che suo padre aveva attraversato il muro. Aveva sempre pensato che fosse tutto un sogno come quei discorsi che la gente di Berlino Est faceva ogni tanto scherzando tra una birra e l’altra. Martin non ci aveva mai creduto a tutti quegli eroi che si dicevano in grado di far fuori un numero improbabile di agenti della Stasi.

Aveva solo 12 anni ma da sempre aveva dovuto i fare i conti con la dura realtà della DDR a causa delle povertà in cui viveva la sua famiglia. Ciò però tutta via non aveva scatenato in lui nessuna infedeltà ad un regime che i suoi genitori ritenevano necessario ed il solo politicamente adatto.

Anzi suo padre aveva deciso addirittura di volersi ritagliare un posto tra i grandi calciatori del suo paese, di diventare quello che avrebbe dimostrato che la nazionale tedesca forte non era solo la Germania Ovest.
Era un giovane centrocampista che aspettava l’offerta importante che sembrava non arrivare mai. Poi un giorno arrivò la Berliner Fussballclub Dynamo, la squadra numero 1 della Germania Est.

Erano passati 2 anni ma quel giorno Martin se lo ricordava come fosse ieri. Ricordava quando aveva spiato in camera dei suoi ad aveva visto la madre urlare. “Sei impazzito, è la squadra della Stasi, ci controlleranno notte e giorno e alla minima parola sbagliata ci sbatteranno in un buco chissà dove. Non pensi a noi? Non pensi a Martin”. Queste erano la parole con cui la donna preoccupata attaccava il marito. “Vedrai”, sentenzio il padre di Martin inamovibile, “andrà tutto bene, avremo una vita nuova e un giorno vinceremo anche il mondiale”.

Abbiamo dedicato questa puntata di StoryLine all'anniversario della caduta del muro di Berlino
Era un giovane centrocampista, immagine realizzata dal pittore Sergio Totaro

Libertà

Nei mesi successivi la vita di Martin cambiò effettivamente come testimoniavano i suoi nuovi giocattoli e il nuovo grande televisore che arredava la loro nuova casa. Eppure c’era qualcosa in suo padre che lentamente stava cambiando. Il suo volto appariva sempre più rattristato e i suoi sfoghi e litigi con la madre sempre più continui. Una volta, infine, Martin venne scoperto dal padre mentre piangeva in giardino. “Perchè litigate sempre?”, chiese Martin asciugandosi le lacrime. “Vedi”, gli spiegò suo padre prestandogli il suo fazzoletto, “gioco bene, faccio goal, vinco ma che senso ha? Che senso ha se l’avversario è corrotto, l’arbitro ti fischia sempre rigore e si schiera continuamente dalla tua parte perchè il presidente della tua squadra è il capo della Stasi?”. “Che senso ha vincere se poi tutti giorni ti dicono cosa fare, chi vedere, chi incontrare e perfino anche cosa dire , di tenere d’occhio alcune persone?”, continuò il padre di Martin, “vincere è bello ma non si vince nulla senza libertà”.

Ecco perchè da quel giorno gli parlò di quella chiamava la grande fuga. Il sogno impossibile di portare via la sua famiglia al di là di quel muro, aldilà di quei mattoni che stavano sempre più riempiendo la loro vita e lui di certo senza dubbio non voleva essere un mattone della DDR. Fino ad allora però Martin non ci mai creduto e la cosa lo aveva sempre spaventato da quando alcuni compagni di scuola gli avevano parlato di posti bui e segreti dove rinchiudevano le persone che cercavano di scappare.

Poi era arrivata quella lettera incredibile consegnatagli da un amico fidato di famiglia. Suo padre adesso era fuggito oltre il muro ed era diventato un forte giocatore del Kaisersalutern, una squadra della Germania Ovest, e gli aveva promesso che presto avrebbe fatto scappare anche lui e la madre. Nel frattempo sia sarebbero tenuti in contatto attraverso lettere consegnate al suo amico che poi avrebbe portato le risposte.

Abbiamo dedicato questa puntata di StoryLine all'anniversario della caduta del muro di Berlino
Li aveva portati aldilà del muro, immagine realizzata dal pittore Sergio Totaro

9 novembre

Così continuarono a scriversi per 2 anni e Martin continuò a raccontare al padre la sua vita di tutti i giorni come se niente fosse cambiato, come se fosse ancora al di quà del muro. Poi improvvisamente qualcosa cominciò cambiare. In giro crescevano sempre più le proteste con il regime che rischiava sempre più di essere spazzato via da un vento nuovo di cambiamento. Martin scrisse diverse lettere anche se la madre si raccomandava di non farlo.

Era però almeno 6 mesi che il piccolo non dava più ascolto alla madre, da quando aveva cominciato a vedersi con Romeo, un poliziotto di Berlino che si vantava di essere una persona importante. Martin aveva perciò continuato a scrivere lettere sperando che un giorno il padre tornasse per riportarli ad Ovest riunendo per sempre la famiglia. Poi erra arrivata quell‘aria nuova, quel vociare della gente sulla fine del muro che non sarebbe riuscito a superare l‘autunno.

Epilogo

Un pomeriggio, infine, Günter Schabowski, il ministro della Propaganda della DDR annunciò in tv che era sta presa la decisione di aprire i posti di blocco con effetto immediato. Martin pianse, s’infilò subito il soprabito e corse via in strada mentre la madre cercò disperatamente di acchiapparlo. Martin continuò a correre e correre verso il confine. Quando arrivò al muro era esausto ma corse subito tra la gente che arrivava da Ovest sperando che ci fosse suo padre mentre sua madre lo cercava tra la folla. Poi senti una voce chiamarlo e senza pensarci rispose immediatamente “papà”.

Poi si accorse che si trattava di Romeo in lacrime mentre si raccoglieva nel suo cappotto. Disse qualche parola alla madre e poi se ne andò via per sempre. La donna non disse niente al figlio che però aveva ascoltato tutto, era venuto a conoscenza di quel piano diabolico, dell‘incidente che era capitato al padre, di quell‘agente a cui era stato ordinato di circuire la madre. Martin però non reagì perchè aveva notato qualcosa che gli sembrava incredibile. In quel momento sia lui e la madre si trovavano al di là del confine. Suo padre dunque aveva vinto, li aveva portati al di là del muro.

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