Piemonte, 460 mila euro per la “Vita nascente”: sostegno alle donne o alle associazioni?

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Di Francesca De Fabrizio

Il Consiglio regionale del Piemonte elargirà ben 460 mila euro per aiutare le donne in difficoltà economica che decidono di non abortire. Il provvedimento si chiama “Vita nascente” e ha già scatenato molte polemiche.

Il Piemonte stanzierà il fondo “Vita nascente” per le donne in difficoltà che decidono di non abortire

Photo credit: Vanityfair.it

Tra polemiche e proteste il Piemonte ha dato un’ ulteriore possibilità alle associazioni pro vita. Se su carta l’aiuto sembra essere rivolto alle donne in difficoltà economica che decidono di non abortire, i 460 mila euro saranno ufficialmente consegnati alle associazioni anti abortiste. Il provvedimento si chiama “Vita nascente” ed ha scatenato non poche polemiche.

Tra gli oppositori la deputata Chiara Appendino e la capogruppo regionale dei 5 stelle Sarah Disabato “se volesse davvero aiutare le donne e le famiglie, la Giunta Regionale dovrebbe fare tutto ciò che non ha fatto in questi anni sul capitolo welfare e sanità”. Entrambe sono convinte che questo sia un sostegno alle associazioni pro vita e non un aiuto alle donne, perché se così fosse dovrebbe prendere in considerazione tutta una serie di altri aspetti “Dall’abbattimento delle rette degli asili nidi all’incremento dei servizi per la prima infanzia, dai sostegni all’occupazione femminile agli interventi per garantire la presenza di medici non obiettori nelle strutture sanitarie”.

A rispondere alle accuse è l’assessore regionale al Welfare Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia) “Chi protesta in nome della 194 dovrebbe leggerla tutta. Il fondo Vita nascente darà finalmente attuazione alla parte della legge che sancisce la tutela sociale della maternità e incarica le istituzioni di rimuovere, in collaborazione con le organizzazioni di volontariato, le cause economico-sociali che possono determinare la scelta di interrompere la gravidanza”.

Di fatto il fondo “Vita nascente” aiuterà a coprire i costi relativi alla cura del neonato e al mantenimento dell’abitazione (bollette, affitto, mutui). Sarà elargito anche alle madri che decideranno di non riconoscere il bambino: ne avranno cura i consorzi assistenziali. La madre verrà seguita per i due mesi successivi al parto. Dopo un formale passaggio in giunta il bando sarà pubblicato e le associazioni potranno presentare i loro progetti.

Francesca De Fabrizio

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