In Puglia, precisamente a Molfetta, i Carabinieri coordinati dalla DDA della Procura della Repubblica di Bari hanno bloccato il patrimonio pari a 50 milioni di euro del noto imprenditore edile, Giuseppe Manganelli.

Puglia, sono stati bloccati 50 milioni all’imprenditore edile Giuseppe Manganelli

In Puglia, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, coordinati dalla DDA della Procura della Repubblica di Bari, hanno disposto il blocco di circa 50 milioni di euro, facenti parte del patrimonio del noto imprenditore edile, Giuseppe Manganelli.

A Manganelli e ai vari prestanome sono stati sequestrati 16 fabbricati, tra i quali la villa vista mare, ove lo stesso risiedeva, quattro terreni, per un’estensione totale di circa 5.000 mq, 5 società tra le quali la “Unione Petroli s.r.l.”, avente da sola un fatturato annuo di circa venti milioni di euro, 6 veicoli, un’imbarcazione da diporto e 11 conti correnti e quote partecipative ad un fondo d’investimento.

Un enorme capitale, frutto della commistione tra guadagni leciti e fonti illecite del suo burrascoso passato.

Ecco chi è Giuseppe Manganelli

Come ricostruito dal provvedimento firmato da Giulia Romanazzi, (presidente della Sezione specializzata in misure di prevenzione del Tribunale di Bari), la fortuna di Manganelli sarebbe derivata da una fruttuosa carriera criminale, durante la quale sarebbe riuscito ad accumulare e a occultare cospicue somme di danaro, con tutta probabilità provento di attività estorsive e di narcotraffico, cui era dedito negli anni ’90.

Sempre secondo la ricostruzione della Presidente Romanazzi, alla remuneratività dei reati si è poi aggiunta una lungimirante strategia di investimento nel campo dell’edilizia, che in poco più di dieci anni, lo ha portato a diventare il più famoso imprenditore edile di Molfetta e dintorni.

A partire dal 2011, anche grazie alla fittizia interposizione di alcuni prestanome, ha infatti iniziato a costruire le prime società che gli hanno dato la possibilità di giustificare la creazione di nuovi e più ambiziosi progetti imprenditoriali. Da qui la diversificazione degli investimenti, con una operatività non più limitata al solo campo dell’edilizia, ma estesa anche al settore della distribuzione di carburanti.

Questo intricato percorso è stato analizzato dalla Sezione specializzata in Misure di Prevenzione del Comando Provinciale di Bari, che operando su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bari, è riuscita a districare ed a smascherare lo schema “a scatole cinesi” messo in atto dall’imprenditore per occultare l’illecita provenienza della sua ricchezza finanziaria.

L’imprenditore era stato inoltre condannato in passato a dodici anni di reclusione, giudicato per rapina, associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico ed estorsioni.

Lo fa sapere in una nota stampa il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.