Questa è una donna: le mestruazioni mai discusse all’interno dei campi di concentramento

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Di Redazione Metropolitan

Nel corso dei decenni si è parlato di tutto a proposito di ciò che succedeva nei campi di concentramento nazisti: mai di mestruazioni. Eppure c’erano anche quelle, sorpresa sorpresa. Facciamo luce sulla questione.

Se Primo Levi scriveva “Se questo è un uomo…”, noi oggi scriviamo “Questa è una donna”. Queste sono le donne, e queste erano le denigranti condizioni alle quali furono costrette ad adattarsi all’interno dei campi nazisti, quando arrivava il ciclo mestruale.

Le mestruazioni: un tabù storico

Di ciclo non si parla mai. Gli uomini non hanno idea di come funzioni un tampone, le donne si vergognano a spiegarlo, si vergognano a chiedere apertamente un assorbente ad un’amica quando sono con altre persone. Ricordo alle superiori i passaggi di assorbente sottobanco. Fortuna vuole che le cose stanno cambiando e si stanno adattando a tempi nuovi, ma non è stato sempre così, non lo è stato mai. Poche storie sono state raccontate a proposito di come le donne vivono quel “periodo del mese”, che insieme ad “avere le proprie cose” dovrebbe essere abolita come espressione.

Nel corso della storia tanti sono stati gli eventi che hanno segnato le epoche più di altri, e lo stigma del ciclo non ha permesso di esplorare come le donne hanno vissuto le mestruazioni in determinati momenti. Domani è il 27 gennaio, Giornata della Memoria; discutiamo allora di come erano vissute all’interno dei campi di concentramento.

Il ciclo e i campi nazisti: una storia di orrore e salvezza

Certo, degli orrori praticati dai nazisti nel periodo più buio della storia del ventesimo secolo se ne potrebbe discutere all’infinito, ma oggi focalizziamoci su un punto in particolare. E le mestruazioni? Come venivano gestite all’interno dei campi?

Brutalità e denigrazione da un lato, salvezza dall’altro. Alcune testimonianze raccontano di come il sangue rimanesse semplicemente lì, sulla pelle. Sgorgava lungo le gambe, si attaccava, si seccava, e rimaneva lì come un monito di debolezza, di cui doversi vergognare.

“Non avevamo acqua per lavarci, non avevamo biancheria intima. Non potevamo andare da nessuna parte. Tutto ci rimaneva addosso e per me è stata una delle cose più disumanizzanti che abbia mai vissuto.” Testimonia così Trude Levi, ungherese, che al tempo aveva solo vent’anni. Tutto ci rimaneva addosso. E non le lasciava, non le toglieva dalla condizione di essere donne, una tragedia al tempo. Essere donna è sempre stato una tragedia.

Julia Lentini, un’altra deportata sopravvissuta, racconta: “Prendevi la biancheria che ti avevano dato, la strappavi, facevi delle piccole pezze, e le custodivi come se fossero d’oro… le sciacquavi un po’, le mettevi sotto il materasso e le asciugavi, così nessuno poteva rubartele.”

Sopravvivenza, paura, vergogna. Un incubo e nessuna risorsa per uscirne. Ma una fonte di libertà e salvezza, allo stesso tempo. Le donne, quando avevano il ciclo, venivano risparmiate dai continui stupri che le guardie naziste, compivano costantemente.

Occasione di solidarietà, anche, dato che le ragazze più piccole venivano aiutate dalle anziane per affrontare i loro primi cicli mestruali.

Sibyl Milton, femminista e studiosa dell’Olocausto, si sorprende di come “non sia stato scritto quasi nulla sulla sorellanza legata alle mestruazioni”. Eppure da scrivere ci sarebbe tanto – fa venire le lacrime agli occhi immaginarsi quelle donne, chiuse in dormitori minuscoli, che si scambiavano consigli e pezzi di stoffa, cercando di risolvere insieme quel sangue che accomuna tutte.

Donne nella Shoah: il seminario di domani

Se avete voglia di informarvi di più, vi consigliamo di seguire domani, 27 gennaio 2022, il seminario organizzato in occasione del Giorno della Memoria. Un webinar sulla vita delle donne durante l’Olocausto, curato da WikiDonne e della Task Force per lo studio dell’Olocausto e della sua Negazione, con il patrocinio di Wikimedia Italia.

Ospiti del seminario: la scrittrice e saggista Daniela Padoan, la giornalista Germana Carillo, lo storico e studioso della Shoah Marcello Pezzetti e la storica e scrittrice Anna Foa.

Serena Baiocco

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