Black Mirror 6 è approdata da pochi giorni su Netflix, e molti fan della iconica serie hanno lamentato l’assenza di alcune atmosfere tipiche del prodotto mediatico. In realtà , questo presunto vuoto può essere colmato grazie al terzo episodio, “Beyond the sea”. Il terzo episodio di Black Mirror 6 soddisfa i requisiti dei nostalgici che non ammettono un’evoluzione della serie, riportando al centro la tecnologia. Avvertiamo i lettori della presenza di spoiler sull’episodio in questione nel corso dell’articolo.
Black Mirror 6 torna al passato con il terzo episodio: la serie Netflix non si evolve in tutti gli episodi
L’episodio “Beyond the sea” è il più lungo (80 minuti) della sesta stagione di Black Mirror. Ha, inoltre, un cast d’eccezione, che comprende Aaron Paul, diventato famoso grazie alla serie Breaking Bad, Josh Hartnett e Kate Mara. Il ritorno alle prime atmosfere di Black Mirror è determinato dall’utilizzo di una tecnologia molto avanzata che permette ai due astronauti protagonisti, David e Cliff, di poter guidare la navicella spaziale in cui si trovano e poter proseguire la propria vita grazie a dei robot iperrealistici che riproducono le loro sembianze sulla Terra. I doppi dei due svolgono una vita tranquilla con la propria famiglia, finché non succede qualcosa di terribile.
Alcuni membri di una setta, che ricorda moltissimo quella di Charles Manson, si introducono nella casa di David e fanno strage della sua famiglia. Indubbiamente il movente della setta è centrale, nel senso che si tratta della rivendicazione di un certo principio di natura e conservazione della specie umana contrapposto alla presenza e utilizzo dei doppi robotici. Infatti, gli assassini non solo uccidono gli umani, ma rendono inutilizzabile l’ospite di David sulla Terra, condannandolo a vivere la sua esistenza nei pochi metri e nella quasi solitudine dello space shuttle. Questo è l’evento scatenante, quello da cui la storia inizia a prendere una piega inquietante.
Brooker punisce anche l’altruismo?
Abbiamo già parlato di come in questa stagione il creatore Brooker gioca un po’ a “fare Dio”: le dinamiche degli episodi si svolgono nei binari di una sorta di legge per la quale se fai qualcosa di brutto o sbagliato, l’orrore si abbatterà su di te. Eppure, a dimostrare che l’etica non è evidentemente il frutto della serie, la scelta di Cliff di consentire al collega di utilizzare il suo doppio non viene ricompensata. Anzi.
Il finale della serie è sconvolgente: un uomo, David, che era stato presentato come empatico, amante dell’arte, della buona musica, della lettura, si trasforma in un assassino quando gli viene negata la possibilità di passare altro tempo sulla Terra. Traumatizzato, senza dubbio, dalla violenza perpetrata contro la propria famiglia e dalla distruzione del suo doppio, David è un uomo distrutto, inizia ad essere depresso, ed è per questo che Cliff gli offre il suo corpo. Ma è un vero gesto disinteressato? Non proprio. Infatti, Cliff, parlando con la moglie, rivela anche allo spettatore che bisogna essere in due per sopravvivere lassù, nello spazio, perciò è questo il motivo principale per cui si preoccupa di tirare su il collega. Per proteggere la propria vita.
“Beyond the Sea” non stupisce
Il terzo episodio della sesta stagione dell’opera di Brooker non è esattamente un esercizio di originalità . L’empatia con i protagonisti è faticosa, la crisi matrimoniale di Cliff e Lana è un sottofondo poco interessante, e il ritorno ad alcuni principi che muovevano inizialmente la serie non rende certo giustizia a quel senso di angoscia e claustrofobia che si provava con i primi episodi – basti pensare a The National Anthem (Messaggio al Primo Ministro).
Probabilmente l’evoluzione della serie, anche se non apprezzata da molti, è stata fondamentale per il successo di questa sesta stagione: forse i creatori hanno esaurito le declinazioni sorprendenti rispetto a un tema come quello della relazione tra umanità e tecnologia avanzata, o forse è stato deciso che la “tecnologia” più terrificante è quella del comportamento umano. Certo è che Black Mirror resta una serie, anche nella sua sesta stagione, scomoda, e capace di portare spettatori e spettatrici a indagare non solo il mondo attorno a loro, ma anche il proprio universo interiore.
Beatrice Martini
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