Una carriera durata 42 anni quella di Roberto Scarpinato, dedicata interamente al campo dell’antimafia. Nella sua vita ha collaborato anche con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, occupandosi inoltre, tra le varie indagini giudiziarie, del processo per associazione mafiosa a carico di Giulio Andreotti e dell’omicidio del presidente della regione Sicilia, Piersanti Mattarella.
Scarpinato, una vita per l’antimafia
Roberto Scarpinato è uno dei principali magistrati antimafia della storia italiana. Va in pensione a 70 anni, dopo essere entrato in magistratura per la prima volta nel 1980.
La sua carriera si svolta sempre nel capoluogo siciliano, dove ha lavorato nella procura della Repubblica nel 1991 entrando a far parte del pool antimafia, operando insieme a Falcone e Borsellino, con cui perugina gli stessi ideali.
Infatti, dopo la strage di Via D’Amelio, del 19 luglio 1992, è stato promotore di una rivolta contro il procuratore capo Piero Giammanco, accusato di aver isolato il magistrato Giovanni Falcone, persuadendolo a lasciare la Procura di Palermo.
Scarpinato alla Procura della Repubblica prende parte ad alcuni tra i più importanti processi relativi alla trattava stato-mafia, e sarà il più giovane tra i componenti della pubblica accusa nel processo per associazione di tipo mafioso a carico del senatore Giulio Andreotti, iniziato il 19 aprile 2001.
Collabora nell’indagine dei “Sistemi Criminali”, riguardante i retroscena politici delle stragi tra il 1992 e il 1993.
Divenuto Procuratore aggiunto si è interessato per anni ai rapporti tra mafia-economia, e le trattative tra lo Stato e Cosa Nostra.
Nel 2005 inoltre, presedendo il dipartimento mafia-economia, riesce a far sequestrare in Italia, tra il 2008 e il 2010, beni illegali per il valore di tre miliardi e cinquecento milioni di euro, acquisendo la nomina di procuratore generale presso la Corte d’Appello nel 2013.
Si è occupato anche del processo riguardante l’omicidio dell’europarlamentare Salvo Lima; dell’omicidio del segretario regionale Pci, Pio La Torre; l’omicidio del prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa; e dell’assassinio del presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, fratello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, avvenuto per mano di Cosa Nostra.
In onore della fine della carriera lavorativa di Scarpinato, a spendere delle parole per lui è stato il magistrato Nino di Matteo, consigliere del Csm, riuscendo a descrivere cosa il procuratore dell’antimafia ha simboleggiato per la magistratura: “Ha rappresentato e continuerà a rappresentare un esempio e un riferimento insostituibile, per la lucidità delle sue analisi, per la capacità di cogliere gli aspetti più occulti dei sistemi criminali, per la visione alta e sempre orientata alla effettiva applicazione dei principi costituzionali.”
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