Rolling Stones: il successo senza tempo “(I Can’t Get No) Satisfaction”

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Di Redazione Metropolitan

Se i Rolling Stones  non avessero mai composto “(I Can’t Get No) Satisfaction”, probabilmente ora sarebbero stati considerati una celebre rock band come tante altre.

Il brano, scritto da Mick Jagger e Keith Richards, è uno dei più famosi inni generazionali di tutti i tempi. Pubblicato nel 1965, il singolo è al secondo posto delle 500 migliori canzoni di sempre, dietro a “Like a Rolling Stone” di Bob Dylan. Il riff di chitarra è uno dei più celebri della storia del rock e, nonostante siano passati 57 anni dalla sua uscita, è una canzone ancora attuale.

La storia di “(I Can’t Get No) Satisfaction” dei Rolling Stones

In una stanza di hotel Keith Richards registra la versione grezza del riff sul nastro di un registratore portatile. Il brano viene inciso il 10 maggio 1965 ai Chess Studios di Chicago, inizialmente con Brian Jones all’armonica; due giorni più tardi a Hollywood la band ritorna sulla canzone e la registra con un ritmo differente e un effetto distorsivo sul riff della chitarra principale. Quest’ultima versione viene scelta come singolo, nonostante il parere contrario di Richards, che l’aveva immaginata con una sezione fiati.

Il testo del brano è un inno all’insoddisfazione giovanile contro il consumismo; quest’ultimo aspetto fa percepire la canzone come un attacco alla società dell’epoca. L’idea del titolo nasce in seguito ad un incontro della band con due modelle; le ragazze trascorrono del tempo con Bill Wyman e Brian Jones, ed è quest’ultimo a causare dei segni sul viso di una delle due. A quel punto, l’assistente della band si scaglia violentemente contro il musicista, procurando una soddisfazione nell’entourage dei Rolling Stones.

Il successo del brano

(I Can’t Get No) Satisfaction” porta per la prima volta la band in vetta alla Billboard Hot 100 per quattro settimane. In Europa il singolo viene trasmesso inizialmente solo da alcune emittenti pirata, poiché quelle ufficiali ritengono il testo troppo sessualmente esplicito. Il brano non è presente nella versione inglese dell’album “Out of Our Heads”, in quanto all’epoca non venivano inseriti nei dischi i singoli precedentemente pubblicati.

A consacrare la popolarità della canzone è la sua collocazione in altre produzioni. Francis Ford Coppola le dà spazio nel film del 1979 “Apocalypse Now”. La popstar Britney Spears ne realizza una cover per l’album “Oops!… I Did It Again” nel 2000 e la canta agli MTV VMA con una delle performance più famose nella storia della manifestazione. I gruppi The Residents e Devo la stravolgono negli anni Settanta, rendendo popolari anche le loro produzioni. Una cosa è certa: questo brano sarà per sempre una pietra miliare della musica.

Flavia Carrogu