Terzo giorno di isolamento per il Selam Palace, la più grande occupazione di rifugiati a Roma, dove aumentano i casi di contagio. Stando ai dati della Regione si parla di 18 persone positive al coronavirus e 33 sospetti.
Selam Palace zona rossa, aumentano i contagi
Aumentano i numeri di positivi al coronavirus al Selam Palace che da lunedì è diventata zona rossa, sorvegliata dall’esercito. Cresce la preoccupazione per la più grande occupazione abitativa romana dove vivono 600 persone in condizioni difficili e di sovraffollamento. Oltre all’assistenza sanitaria vi è anche l’esigenza per il reperimento dei beni di prima necessità.“Stiamo lavorando per assicurare supporto alle famiglie che potrebbero avere bisogno dei pacchi spesa -ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi, in diretta a Uno Mattina su Rai 1- Ieri ne abbiamo consegnati circa 150. Ma lì c’è l’esercito per la sicurezza, c’è la Regione e c’è la Asl per le indagini sanitarie. Noi siamo solo di supporto.”
Le associazioni
In un comunicato congiunto, di due giorni fa, le associazioni, tra cui A Buon Diritto onlus, Acat Italia, Acli, ActionAid e tante altre, annunciavano che la Asl aveva iniziato a fare i tamponi a partire dagli abitanti dei piani dello stabile interessati dai due casi di contagio e avrebbe poi continuato le analisi a tappeto su tutti gli occupanti. Il comunicato rende noto anche delle prime mascherine distribuite ma che si attende ancora per le altre. Le associazioni poi, denunciano la situazione critica che non è in via di risoluzione e che le condizioni di sovraffollamento della struttura rischiano di farla aggravare.
Intervento tardivo
Gli abitanti del Selam Palace hanno tentato di mettere in pratica le misure di sicurezza per evitare nuovi contagi già alla notizia del primo caso di contagio. Difficile mettere in pratica le misure di sicurezza per evitare nuovi contagi nello stabile, sito in zona Romanina, dove il sovraffollamento è all’ordine del giorno. I volontari dell’associazione Cittadini del Mondo che opera all’interno del Palazzo dal 2006, denuncia l’intervento tardivo delle istituzioni. “Già a metà marzo – scrive l’associazione in un appello- avevano contattato Regione e Comune per effettuare la sanificazione degli ambienti. Ma secondo i volontari nessuna ditta si è resa disponibile. Il Comune ieri avrebbe preso un impegno specifico per fornire cibo e acqua all’interno e per farsi carico delle necessità dei bambini. Le condizioni strutturali però rimangono quelle di sempre, con ambienti sovraffollati e non areati che costituiscono alleati del virus”.
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