Vasco Rossi e la storia infinita con Sanremo

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Di Redazione Metropolitan

“Vado al massimo”, “Vita Spericolata” ed i brani in veste di autore: ecco la storia del Blasco al Festival di Sanremo. Il nostro Vasco Rossi e la sua bellissima Musica Infinita.

Vasco Rossi, creditphoto: spettakolo.it
Vasco Rossi, creditphoto: spettakolo.it

Vasco Rossi è da sempre un’istituzione nel panorama musicale italiano.

Le sue canzoni hanno accompagnato più generazioni, innamorate della spontaneità e della profondità del Blasco.

Albachiara, Sally, Fegato Spappolato, Colpa di Alfredo, Vado al massimo: potrei citare tanti di quei brani che servirebbe una giornata intera per leggerli tutti.

E non è solo il numero delle canzoni che ha scritto a fare la differenza, ma la qualità di tutti i dischi da lui creati, ognuno con una sua specificità, ognuno ad indicare un momento preciso della sua vita, una sua idea, una sua paura, una sua speranza.

Vasco Rossi, creditphoto: corriere.it
Vasco Rossi, creditphoto: corriere.it

Parole che vengono messe nero su bianco in modo naturale (basti ricordare che Sally venne scritta in soli 5 minuti), che riescono a descrivere le esperienze quotidiane di ognuno, senza la pretesa di rappresentare verità universali.

Vasco è questo, e lo è sempre stato, senza mai essersi adattato a stereotipi, senza mai aver seguito le regole, senza mai aver fatto passi indietro per paura di non piacere.

Probabilmente è proprio questo coraggio e questa verità che viene accolta dal pubblico, è ciò che lui dice ma soprattutto come lo dice a farci sentire le sue canzoni dentro come un pugno.

Vasco Rossi, creditphoto: torinotoday.it
Vasco Rossi, creditphoto: torinotoday.it

E la sua abilità nella scrittura è riconosciuta da anni: non solo per i suoi brani, ma anche per le tante collaborazioni portate avanti, che riconfermano la bravura innata del Kom. Basti pensare a Dimmi che non vuoi morire per Patty Pravo, Vuoto a Perdere cantata da Noemi che aveva incantato Vasco con la sua voce o Una sgommata e via per Paola Turci.

E anche quest’anno Vasco Rossi ha dato il suo contributo con un brano che è stato presentato sul palco di Sanremo dalla strepitosa Irene Grandi: Finalmente io, scritto assieme a Gaetano Curreri, rappresenta un viaggio interiore, che permette di rivivere il passato e volgere lo sguardo a ciò che si è stati.

Vasco Rossi e Irene Grandi, creditphoto: studentville.it
Vasco Rossi e Irene Grandi, creditphoto: studentville.it

E anche qui, la firma di Vasco è inconfondibile.

La canzone si è classificata nona nella categoria Big, ed ha aperto la settantesima edizione del Festival di Sanremo. Ma, se questa volta Vasco Rossi è salito indirettamente sul palco dell’Ariston, la sua storia con il Festival è lunga (e a tratti travagliata): ripercorriamo insieme tutte le sue esibizioni e i suoi lavori da autore nella città dei fiori.

1982, Vasco Rossi a Sanremo con Vado al massimo

Mani in tasca, giubbotto di pelle e sguardo fisso: ecco l’esibizione di Vasco per l’edizione del Festival di Sanremo del 1982.

Appena 30enne e con 4 album alle spalle, si presenta per la prima volta sul palco dell’Ariston con Vado al massimo, dal testo provocatorio e con riferimenti impliciti (ma poi neanche così tanto) a “quel tale che scrive sul giornale“, riconosciuto in Salvalaggio, che 2 anni prima, in un articolo su Oggi lo aveva fortemente criticato.

Una canzone che poi avrebbe fatto la storia della musica italiana, ma che dovette lasciare il podio a Storie di tutti i giorni di Riccardo Fogli al primo posto, Felicità di Al Bano e Romina Power come secondi e al terzo classificato Drupi con il brano Soli.

Ma Vasco, come suo solito, non passò inosservato: non solo arrivò in ritardo, ma sul finale si mise il microfono nella tasca della giacca per consegnarlo al cantante che avrebbe cantato dopo di lui. Il filo troppo corto fece cadere rovinosamente il microfono creando un rumore acuto e fastidioso. E lui, senza fare una piega, andò via, lasciando tutti senza parole e costringendo Claudio Cecchetto e Patrizia Rossetti, conduttori di quell’edizione, a prendere la situazione in mano.

Mi sembra opportuno sfatare anche una leggenda metropolitana che riguarda la canzone: il brano non si classificò ultimo, come molti pensano, ma quarto ex aequo.

Il regolamento di quell’anno infatti prevedeva che, esclusi i tre brani che si sarebbero aggiudicati i primi tre posti, tutti gli altri sarebbero stati classificati quarti a pari merito.

La classifica venne pubblicata in ordine alfabetico e, come da logica, Vado al massimo risultò ultima nell’ordine, ma la posizione aveva poco a che fare con i voti ricevuti.

1983, Vasco Rossi presenta Vita Spericolata

Vasco l’anno dopo ci riprova, stavolta con Vita Spericolata.

Fin da subito, però, le cose non vano per il verso giusto: il Blasco infatti litiga con la giuria, salta le prove, ha dibattiti sulle inquadrature e, prima di concludere l’esibizione, lascia il palco, rivelando il trucco del playback a tutti gli spettatori.

Il risultato fu una polemica molto forte creata dalla stampa per il comportamento del rocker e la posizione in classifica della canzone con cui gareggiava: Vita Spericolata infatti, si classifica penultima, davanti solo a Cieli azzurri di Pupo.

Nonostante ciò, il brano ebbe un successo senza precedenti tra i giovani, che lo fecero diventare presto uno dei testi fondanti della musica italiana dagli anni ’80 in poi.

Le partecipazioni come autore

Il 1983 fu l’ultimo anno che vide Vasco sul palco dell’Ariston come concorrente.

Dopo le sue esibizioni infatti, decise di dedicarsi ai testi dei brani che sarebbero stati presentati in gara al Festival di Sanremo, creando delle canzoni leggendarie e delle collaborazioni uniche.

Nel 1989 firmò, con i cinque componenti degli Sharks Tentazioni: in gara tra le Nuove Proposte, vennero eliminati durante le prime serate, senza dar seguito al brano scritto con loro dal Blasco.

Vasco torna poi a lavorare sui brani per Sanremo nel 1997: la canzone si intitola E dimmi che non vuoi morire, e fu portata sul palco da Patty Pravo, raggiungendo l’ottavo posto in classifica.

https://www.youtube.com/watch?v=QM76AcM1EZE

Il Kom ci riprova poi nell’edizione del Festival del 1999, scrivendo con Gaetano Currieri Lo Zaino per gli Stadio, che si classificò quinta nella sezione Campioni, e l’anno dopo con La tua ragazza sempre, sempre in collaborazione con Currieri, per Irene Grandi, che si piazzò seconda, superata solo dalla Piccola Orchestra Avion Travel con Sentimento.

Nel 2005 il rocker di Zocca calca nuovamente il palco dell’Ariston: dopo 22 anni infatti, si presenta come super ospite nella serata conclusiva del Festival, cantando Vita Spericolata e Un senso.

Acclamato a gran voce dalla platea, ormai è un artista affermato, seguito e amato da tutti.

Ironizza sulle sue passate partecipazioni a Sanremo, specificando che, quello avuto anni prima, è un atteggiamento che non gli appartiene più:

“Torno a riconsegnare il microfono che ho portato via 20 anni fa”.

E poi continua:

“Sono venuto a ringraziare Sanremo perché da qui è partita un’avventura straordinaria che auguro a tutti quelli che si esibiscono stasera. Ma non voglio rubare altro tempo, perché ho il brutto vizio di fumare e non vedo l’ora di uscire a farlo”.

E quest’anno torna sul palco dell’Ariston con la voce di Irene Grandi, regalando alla cantante toscana un brano da pelle d’oca, Finalmente io, sempre in collaborazione con Currieri, che ha conquistato la nova posizione della classifica dei Big della settantesima edizione.