Ci vollero più di tre mesi di osservazioni dal telescopio perché da quel 13 marzo 1781, l’astronomo e fisico inglese William Herschel si convincesse che quello che stava seguendo sulla volta celeste fosse qualcosa di diverso da una meteora. A maggio, la certezza. E’ probabilmente un pianeta. Ma prima che si chiami Urano, passerà ancora del tempo.

Quel puntino azzurro  non è una meteora, né una stella, come era stato ipotizzato quasi cento anni prima. E’ un pianeta, e dopo lunghi dibattimenti, sarebbe stato chiamato Urano.

William Herschel e Urano: cometa, stella o pianeta?

E’ almeno un centinaio d’anni che gli astronomi si interrogano su quella specifica massa bluastra nella volta celeste. Nel 1690 John Flamsteed la classifica come stella. Per la precisione la stella numero 34 della Costellazione del Toro. Ma agli occhi degli scienziati delle epoche successive, grazie al decisivo miglioramento tecnico delle strumentazioni a disposizione, quella classificazione non torna. E qui arriva William Herschel: appurato che non si tratta di una stella, impegna tre mesi di studio attraverso un nuovo telescopio riflettore di propria progettazione per capire che quel puntino bluastro sia effettivamente un nuovo pianeta. Ancora in fase di studio, quando è ancora convinto che si tratti di una cometa a causa della sua inconsueta luminosità, la battezza Georgium Sidus, la Stella di Giorgio, in onore del proprio monarca e mecenate Giorgio III d’Inghilterra.

Una volta appurato di come, invece che una cometa, si tratti di un vero e proprio pianeta, lo ribattezza Georgian Planet. Sarà l’unico dei sette pianeti del sistema solare a venire identificato con strumenti tecnologici e non a occhio nudo. Ma la comunità scientifica internazionale non è d’accordo con la denominazione, decisamente troppo anglocentrica. Inizia così un nuovo capitolo dell’annosa questione politica e scientifica sulla legittimità di un certo tipo di denominazione. A sciogliere almeno in parte l’impasse ci pensa tre anni dopo l’astronomo francese Jerome Lalande, che inizia a riferirsi al nuovo pianeta con il nome di Herschel.  A livello simbolico, ci si riferisce con la lettera H. La svolta di Lalande sembra per il momento mettere tutti d’accordo, ma la questione non è davvero definitivamente risolta.

Urano: il nome e le successive scoperte

Ci penserà nel 1850 l’astrologo tedesco Johann Elert Bode a proporre la soluzione più sensata. Così come gli altri  sei pianeti del sistema solare, anche quel globo azzurrognolo seguirà la nomenclatura classica, e sarà battezzato con il nome di una divinità della tradizione greca classica. Herschel diventa così Urano, divinità primordiale, personificazione del Cielo e del potere fecondatore della Natura, figlio e sposo di Gea, la Terra, generatore dei Titani e dei Ciclopi. Inizialmente è accostato alla famiglia dei giganti gassosi, come Giove e Saturno. Solo negli ultimi decenni, in seguito alle misurazioni svolte dalla sonda Voyager 2 nel 1986, è stato avvicinato a Nettuno nella categoria dei giganti ghiacciati. Tutto in conseguenza di recenti studi sulla composizione della sua atmosfera.

Un’atmosfera molto simile a quella di Giove e Saturno, principalmente composta di idrogeno ed elio. Ma che, al contrario degli altri due giganti gassosi, ha un’atmosfera ricca di acqua, metano e ammoniaca in forma di ghiaccio. Una struttura atmosferica che ne determina le bassissime temperature, capaci di attestarsi intorno ai -200 gradi centigradi. Ed è proprio l’abbondanza di metano a decretarne il colore azzurrognolo. Rispetto alla Terra, distante dal Sole intorno ai 150 milioni di chilometri, Urano ne dista 2800 miloni e di conseguenza ne riceve solo lo 0,3% di luce solare . Terzo pianeta più grande del sistema solare, è grande 64 volte la Terra e impiega 84 anni per compiere un’intera orbita intorno al Sole, e ha una rotazione sul proprio asse di 17 ore e 14 minuti.

Urano: Lune e anelli

Urano ha una peculiarità che lo distingue da tutti gli altri pianeti del sistema solare. Il suo asse di rotazione è inclinato di 97 gradi, quasi parallelo al proprio piano orbitale. Quasi un trottola appoggiata su di un lato. Una condizione, forse frutto di un titanico impatto con qualche non meglio identificata massa celeste, che fa sì che ognuno dei suoi due poli rimanga esposto al sole per 42 anni. Nel 1787 William Herschel scopre le due prime lune di Urano, che vennero battezzate Titania e Oberon. Altre due tra le sue lune maggiori, denominate Ariel e Ubriel, le scopre nel 1851 William Lassell e nel 1948 Gerard Kupier scopre Miranda.

Gli studi del Voyager del 1986 e più recenti ricerche datate 2013 ci portano il calcolo definitivo delle lune di Urano: cinque satelliti maggiori, nove satelliti irregolari e tredici interni. Ognuno di essi è chiamato con il nome di un personaggio della bibliografia shakespeariana. Voyager 2 permise anche la scoperta di due deboli sistema di anelli polverosi intorno ad Urano, uno interno composto da 11 anelli ed uno esterno di due, scoperto in tempi più recenti grazie al telescopio Hubble.

Andrea Avvenengo

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