Pino Daniele è nato a Napoli il 19 marzo del 1955. Chitarrista di matrice blues, è stato, tra gli anni settanta ed ottanta, uno dei musicisti più innovativi del panorama italiano. In oltre quarant’anni di carriera ha collaborato con numerosi artisti di rilievo nazionale ed internazionale tra i quali Franco Battiato, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Ralph Towner, Yellowjackets, Mike Mainieri, Claudio Baglioni, Danilo Rea, Mel Collins, Pat Metheny, Eric Clapton, Chick Corea, Robert Randolph, Bob Berg e Joe Bonamassa.
Pino Daniele è’ stato chiamato a suonare su molti palcoscenici prestigiosi come il Festival di Varadero a Cuba e al teatro Olympia di Parigi
La sua tecnica strumentale e compositiva è stata influenzata dal rock, dal jazz di Louis Armstrong, dalla chitarra di George Benson, dal rock di Elvis Presley e soprattutto dal blues. Grazie a tutti questi input, il sound di Daniele diventa una sintesi fra elementi musicali e linguistici molto differenti tra loro ma interpretati con una vena del tutto personale e creativa che porta alla creazione di un nuovo stile, che lui stesso ha denominato “Taramblù“, ovvero la mescolanza di tarantella e blues.
Pino Daniele: come tutti i grandi ci ha lasciato troppo presto
Il 4 Gennaio del 2015 purtroppo viene strappato alla vita da un infarto, ma la sua musica ed il suo ricordo rimarranno per sempre scolpiti nelle menti e nei cuori di tutti gli appassionati di musica! Di seguito una selezione dei suoi successi e brani cult in ordine sparso!
Je so’ pazzo
Il brano, lanciato al Festivalbar, riscosse un’immediata popolarità. Con il successo ottenuto iniziò a farsi strada questo nuovo genere musicale inventato da Pino. Il testo è volto al disimpegno, ma ci sono alcuni riferimenti politici tra i quali il disagio psichico e la pazzia di Masaniello. Piccoli indizi sul pensiero di Pino Daniele e su che direzione avrebbe preso la sua musica.
‘Na tazzulella ‘e cafè
Uno dei primi brani di Pino ma molto attuale; con un testo impegnato ma non serioso. Già l’inizio ‘Na’ tazzulella ‘e cafè e mai niente ce fanno sapè’, evidenzia il vizio dei potenti di lasciare nell’ignoranza il popolo, concedendogli solo una magra consolazione: una tazzina di caffè, nella speranza che almeno sia un buon caffè. La musica è scritta su pochi accordi ed ondeggia ironica. Per tutta la sua produzione artistica, prenderà uno stereotipo napoletano per mostrare quanto le piccole cose belle vengano usate per non affrontare i problemi.
Io per lei
Brano del 1995, con il quale partecipa al Festivalbar. Il pezzo è molto coinvolgente, orecchiabile ed è di classica matrice pop. Una canzone d’amore dal significato profondo ma proposta con quella leggerezza che caratterizza il cantautore partenopeo. Infatti il modo con cui esternava le sue emozioni ha contribuito ampiamente a rendere la sua opera immortale.
‘O scarrafone
Nel 1991 Pino ha avuto i primi problemi di salute e ha dovuto rallentare l’attività musicale. Con questo nuovo lavoro vara verso suoni più pop. Questo pezzo è molto orecchiabile e viene proposto molto in radio. Dietro un testo scanzonato, semplice e a tratti divertito ci sono riferimenti all’attualità politica del momento.
Quanno chiove
Uno dei brani in lingua napoletana più famosi di Daniele con un significato profondo e delicato, mai esplicitato nel testo. Non tutti sanno che quelle parole così delicate raccontano la giornata di una prostituta.
Quando
La canzone è una delle più celebri del catalogo del cantante partenopeo, un testo d’amore, in cui il protagonista vive una sorta di battaglia interiore. Pubblicata nel 1991, fa anche parte della colonna sonora del film Pensavo fosse amore… invece era un calesse, diretto e interpretato da Massimo Troisi.
Nun me scoccià
Questo brano rappresenta il versante più elettrico e rock del Pino Daniele dei primi tempi. Perfetto esempio di ‘neapolitan blues’, con riff sanguigni d’oltreoceano e testo ruvido in dialetto.
A me me piace ‘o blues
Questa canzone può essere considerata il manifesto umano ed artistico del cantautore partenopeo. In questo brano troviamo le radici della tradizione a cui l’autore attinge per dar forma al proprio linguaggio e l’essenza spartana del blues. Possiamo definirla una dichiarazione d’intenti di Pino Daniele, come spiegò anche in un’intervista a Ciao2001: “Io sono nato con mio papà che ascoltava Glenn Miller, il boogie-woogie e la musica napoletana; io ascoltavo Elvis. Quello sotto casa mia teneva tutti i dischi di Elvis Priesley e me lo faceva ascoltare. Dall’altra parte c’era quello che metteva Mario Merola e mi faceva ascoltare ‘O Zappatore. Quindi tra ‘O Zappatore e King Creole di Elvis, le due orecchie si sono fuse e ne è uscito qualcosa che non si sa bene cos’è”.
Che male c’è
Questo pezzo trasuda poesia dalle atmosfere ingenue e sincere. Un inno all’amore libero, dolce, passionale e sconfinato. La base ritmica ti avvolge e si sposa alla perfezione con le esigenze del testo. Pino Daniele racconta di un amore senza pensieri, parla di un porto sicuro in cui ognuno di noi ha bisogno di rifugiarsi nei momenti di sconforto, privi della paura di essere giudicati e della vergogna di esternare le proprie inibizioni. Nel 1998 questa canzone venne nominata come Canzone Italiana dell’anno al Premio Italiano della Musica
Napule è, la dichiarazione d’amore di Pino Daniele alla sua Napoli
Non potevamo chiudere questa carrellata di hits senza citare questa canzone da pelle d’oca. In questo pezzo, che possiamo definire senza mezzi termini, una dichiarazione d’amore alla città di Napoli. Il brano trova la sua forza in un testo pieno di sentimento con al centro la relazione tra le critiche condizioni della realtà napoletana e la rassegnazione della sua gente. Napule è è diventato l’inno ufficiale del Napoli: il brano accompagna l’ingresso in campo delle squadre che si sfidano allo Stadio Diego Armando Maradona.
Alessandro Carugini
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