Non era nata per essere regina, Elisabetta I; eppure, come sarebbe accaduto alla sua omonima più celebre secoli dopo, il trono d’Inghilterra era nel suo destino. Figlia dell’irrequieto Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena, era venuta al mondo in un momento storico estremamente complesso: suo padre aveva sposato in gran segreto la giovane dama di compagnia di Caterina D’Aragona, sua prima consorte, scacciata per non avergli donato un erede maschio. Il suo divorzio e le nuove nozze avevano innescato una reazione a catena che aveva portato alla scomunica del sovrano e al conseguente scisma dalla Chiesa di Roma. Ciononostante, neanche questa unione aveva regalato al re il tanto agognato principe, e la sventurata Anne Boleyn era stata condotta al patibolo. La futura monarca, dunque, era rimasta orfana di madre a soli tre anni.
Il dispotico regnante contrasse altri quattro matrimoni, fino alla sua morte, nel 1547. Stroncato dal diabete e dalla gotta, lasciò alle sue spalle una scia di coniugi decapitate, defunte e ripudiate. Il successore fu il suo unico rampollo, Edoardo VI, che perì appena quindicenne; il titolo passò quindi alla primogenita di Henry VIII, Maria I. A distanza di cinque anni dalla sua proclamazione, lustro caratterizzato da violenze e repressioni, che le valsero il soprannome di “Bloody Mary“, anch’ella si spense, senza alcuna discendenza. Il 17 novembre del 1558, allo spirare di Maria la Sanguinaria, Elizabeth ascese al trono d’Inghilterra, dando inizio a quella che viene definita “età elisabettiana”.
Elisabetta I Tudor: l’epoca d’oro del regno d’Inghilterra
Il regno di Elisabetta ebbe un principio tumultuoso. Dichiarata illegittima secondo il diritto canonico, in quanto Protestante, non era ben vista da parte del suo popolo, che le preferiva la cattolica cugina Maria Stuarda. La questione religiosa fu sempre una spina nel fianco per lei, ma, grazie alla sua visione illuminata, la “Gloriosa”, come venne presto ribattezzata, traghettò il suo Paese verso un periodo di floridità e progresso senza pari. La Borsa di Londra divenne la più importante al mondo, in seguito allo smisurato sviluppo dell’artigianato e della manifattura, che gettò le basi per una crescita nell’industria di vetro, ceramica, seta e lana, consentendone l’esportazione all’estero.
Anche la flotta mercantile e militare ebbero un significativo accrescimento, aprendo nuove vie commerciali, che arricchirono notevolmente le casse statali. La cooperazione con diversi corsari, primo fra tutti Francis Drake, permise alle forze navali inglesi di contrastare e sconfiggere l’Armada Invencible, flotta spagnola che, fino ad allora, aveva avuto l’egemonia. Divenuta padrona dei mari, la “Virgin Queen” fondò la Compagnia Britannica delle Indie Orientali e ricevette l’onore di una colonia nordamericana rinominata in suo onore: la Virginia.
Non solo conflitti: la cultura e il teatro elisabettiano
Il dominio di Elisabetta, tuttavia, si distinse anche dal punto di vista culturale. Impossibile non citare dei giganti della letteratura come Christopher Marlowe, Ben Jonson e, ovviamente, William Shakespeare, attivi durante il suo regno. “Il Bardo“, oltre ad essere il più importante poeta e scrittore della storia anglosassone, fu il massimo esponente del periodo artistico ricordato come Teatro elisabettiano. A quegli anni dobbiamo capolavori immortali come Romeo e Giulietta, Amleto, Macbeth e Sogno di una notte di mezza estate, per citarne alcuni.
Un trono, quello della “buona regina Bess”, non sempre comodo, e costellato di congiure e proteste. Un trono, cionondimeno, ricco di vittorie, benessere e crescita civile e intellettuale. Un’era celebrata tra le pagine dei libri e sul grande e piccolo schermo ( ricordiamo Elizabeth ed Elizabeth: The Golden Age, fortunate pellicole con Cate Blanchett nel ruolo di protagonista). Un sole, quello di Elisabetta I, sorto in quel lontano 17 novembre 1558, e mai realmente tramontato.
Federica Checchia
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