“A Machine to Live In”: docufilm ibrido cosmo futurista – TFF38

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Di Redazione Metropolitan

Qual’è la storia e la bellezza di Brasilia? Quali sono le credenze, le illusioni e il bagaglio di speranze e superstizioni che la capitale brasiliana custodisce? Già presentato al festival Visions du Réel 2020, “A Machine to Live In“, il documentario di Yoni Goldstein e Meredith Zielke giunge al Torino Film Festival con Brasilia, città utopistica diventata realtà. Il documentario ci regala meravigliose inquadrature e spettacolari visioni aeree delle costruzioni, così come ci fa conoscere persone convinte di vivere immerse in “uno scherzo realizzato senza errore” e potrebbe essere l’occasione che stavate cercando per un approccio non convenzionale con la città, che dal 1987 è Patrimonio dell’UNESCO quale simbolo dell’urbanismo del XX secolo.

La città del futuro passato

Brasilia è una metropoli molto particolare, pianificata a tavolino, eretta in soli 4 anni, anzi in 41 mesi, a partire dal 1956, ed inaugurata il 21 aprile 1960. Come voleva la Costituzione, divenne subito sede del governo federale e capitale al posto di Rio de Janeiro. E tanto ieri quanto oggi spicca per la sua architettura sinuosa e chiarissima, non a caso ha il soprannome di città “senza ombre” e “senza spigoli”, sebbene spesso e volentieri le forme dei suoi edifici riprendano e giochino con le geometrie dei triangoli.

"A Machine to Live In" - © tutti i diritti riservati
A Machine to Live In – © tutti i diritti riservati

Le teorie di Le Corbusier

Il meticoloso progetto di Lucio Costa si basava sulle Teorie di Le Corbusier. E la sua concretizzazione è quanto mai affascinante. Architetture mastodontiche, dalle linee morbide, che creano uno skyline a tratti surreale, quasi fossimo dentro un film di fantascienza, particolarità che alimenta l’idea di metropoli del futuro e, al contempo, le credenze di talune comunità locali. Motivo per cui il lungometraggio di Golstein e Zielke ruota per tutti i suoi 87 minuti di durata e che finisce per offrici un viaggio tra spazio (reale) e trascendente, tra i ricordi, i miti e i sogni.

Le Corbusier - © tutti i diritti riservati
Le Corbusier © tutti i diritti riservati

A Machine to Live In“: il potere cosmico

A Machine to Live In” è un documentario ibrido che collega le strutture del potere cosmico dello stato all’architettura mistica dei culti e delle città utopiche nel lontano entroterra del Brasile. Eretta in mille giorni seguendo la visione architettonica di Oscar Niemeyer, Brasilia è un’utopia “cosmo-futurista” degli anni ’60 diventata realtà. “A Machine to Live In” mescola storie multiple in Brasilia, quel paesaggio allucinatorio di una capitale nazionale scolpita nelle giungle del Brasile. Il film adotta: “un approccio cinematografico altamente mediatizzato per osservare il modo in cui le persone vivono, parlano e navigano nello spazio”, come afferma il co-regista Zielke. Girato in widescreen 4K RED RAW con un occhio verso un’estetica fantascientifica degli anni ’60 e ’70, il filmato mescola vecchie e nuove tecnologie cinematografiche, tra cui gimbal, droni, elicotteri, mongolfiere, scansione 3D LIDAR e mappatura geospaziale.

Teaser Esclusivo

Per approfondimenti sul TFF38:

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Giuliana Aglio