Aldo Busi, le opere letterarie e la tv

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Dieci anni fa ci lasciava Aldo Busi, scrittore, opinionista tv e traduttore bresciano. Noto per la sua vena provocatoria, si è fatto spazio nel mondo della televisione degli anni Novanta, toccando i vertici più alti della cultura, e quelli più discutibili dei programmi tv commerciali. Ripercorriamo insieme le tappe salienti della sua carriera.

Opere letterarie di Aldo Busi

La carriera letteraria di Aldo Busi inizia con una delle sue più importanti opere, Seminario sulla gioventù, del 1984, accolta bene dal pubblico, meno bene dalla critica. L’opera ha una gestazione di vent’anni e finalmente viene pubblicata da Adelphi. Inoltre, ha il merito di vincere anche il Premio MondelloOpera Prima“. Romanzo di formazione e di viaggio, il Seminario narra gli spostamenti del protagonista, Barbino, tra l’Italia, la Francia e l’Inghilterra. La storia aveva fatto sì che molti lettori interpretassero il romanzo come una sorta di autobiografia romanzata. Per chiarire definitivamente e allontanare il sospetto di aver scritto la sua autobiografia, Busi scrive per l’edizione Adelphi del 2003 una postfazione ad hoc in cui spiega il perché della completa riscrittura del testo a vent’anni dalla sua apparizione.

Sette sono gli altri romanzi di Busi: Vita standard di un venditore provvisorio di collant, La Delfina Bizantina, Vendita galline Km 2, Suicidi Dovuti, Casanova di se stessi, El especialista de Barcelona e l’ultimo romanzo autobiografico Vacche amiche, un malinconico e gioioso romanzo sulla perdita dei legami affettivi e i rimpianti dell’autore.  Diverse le prose di viaggio: Sodomie in corpo 11, Altri abusi, La camicia di Hanta, E io, che ho le rose fiorite anche d’inverno?, Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo. E poi la serie di Manuali “per una perfetta umanità”, tra cui ricordiamo Manual del perfetto Gentilomo e Manuale della perfetta mamma

Anche alcuni romanzi brevi hanno portato Busi alla fama. Tra questi ricordiamo Un cuore di troppo, Cazzi e canguri (pochissimi i canguri), Per un’Apocalisse più svelta, La signorina Gentilin dell’omonima cartoleria. Ed anche svariate traduzioni come Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe, il Decamerone di Giovanni Boccaccio, Il Cortigiano di Baldassarre Castiglione.

Le partecipazioni in tv

Busi è spiccato per il suo acume e il suo carattere irriverente, per questo è stato spesso invitato a programmi televisivi e reality show. Le sue apparizioni tv iniziano nel 2003 quando viene invitato da Maria de Filippi a partecipare alla rubrica Amici Libri. All’interno del programma Amici di Maria de Filippi, Busi è stato per sei anni, in veste di insegnante di cultura generale e di comportamento.

Tra i vari altri programmi tv a cui partecipa, ricordiamo: la settima edizione del programma TV L’isola dei famosi del 2010, il programma Stasera che sera! condotto da Barbara D’Urso, La Pupa e il secchione, ed ospitate a programmi quali Otto e mezzo di LA7, L’ultima parola di Rai2.

L’impegno sociale

Aldo Busi nel corso degli anni ha acquisito fama per le sue posizioni, apertamente anticlericali, su importanti temi quali maschilismo, mercificazione del corpo, maternità surrogata, e soprattutto omofobia. Dichiaratamente omosessuale, Busi non si è mai tirato indietro dal dire la sua circa le discriminazioni contro gli omosessuali. Per ogni ambito della società, Busi affermava che non era sufficiente limitarsi a denunciare le ingiustizie là dove si avesse prova di trovarle; era bensì necessario rendersi intangibile a qualsiasi forma di stortura morale, quindi etica, si avesse di fronte. Conoscere per avere un proprio pensiero, inscalfibile. La libertà, per uno scrittore, ma anche per un essere umano, sta tutta nella sua abilità a essere inattaccabile, lindo, esente da minacce o ricatti tali da comprometterlo. 

Ricordiamo questo autore e uomo libero, con le sue stesse parole, sulla scrittura e sulla vita:

Si deve insistere e perseverare nella disperazione, nella disarmonia, nella frustrazione, nel sentirsi messi in un canto o in castigo non si saprà mai bene perché. Io è come se fossi sopravvissuto a sessantasette campi di concentramento, ma non ho mai perso di vista quello che volevo: scrivere. Magari mi sarebbe piaciuto anche vivere, ma m’interessava molto di più scrivere, forse perché vivere era al di sopra delle mie effettive possibilità.

Francesca Orazi

Seguici su Facebook, Instagram, Metrò