Bob Dylan, un cantastorie tra i “falsi profeti”

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Di Redazione Metropolitan

Bob Dylan, dopo aver annunciato nei mesi precedenti l’uscita del suo nuovo album, dal titolo Rough and Rowdy ways, che arriverà sulle piattaforme digitali dal 19 giugno e uscirà in doppio CD e doppio vinile con l’etichetta della Columbia Records, ha preparato i suoi fan all’ascolto delle atmosfere dei suoi inediti, con l’uscita di tre singoli. Durante la pandemia ha quindi fatto sentire la sua presenza, proiettando il suo pubblico in un universo di ricordi e di riflessioni, un viaggio tra vita e morte alla ricerca del senso profondo che attraversa l’attuale periodo storico.

Ha sorpreso i suoi fan con una ballata della durata di 17 minuti dedicata al Presidente John Fitzgerald Kennedy. Il singolo dal titolo Murder Most Foul è uscito il 28 marzo. La voce si snoda come un fiume di parole su una base di violino, pianoforte e percussioni leggere. Il titolo richiama sia l’Amleto di Shakespeare, in particolar modo fa riferimento alla morte del padre di Amleto, ma richiama anche un titolo di Agatha Christie e i gialli che hanno come protagonista Mrs Murple. Un assassinio visto come un momento cupo della storia americana. Le citazioni riferite alla cultura pop e musicale di quegli anni compongono il puzzle di un mondo che voleva cambiare, ma che ha visto naufragare i suoi ideali.

Bob Dylan and “I contain Multitudes”

La poesia fluisce quindi libera nelle delicate inquadrature di Murder Most Foul, tra il ricordo dei Beatles, degli Who, degli Eagles e apre l’album con I Contain Multitudes, singolo uscito il 17 aprile che sembra sintetizzare in una distesa infinita le mille anime di Bob Dylan. Il titolo fa riferimento a un poema di Walt Whitman dal titolo Song of myself. In realtà è una riflessione sulla mortalità e sul fatto che siamo fragili e precari su questa terra. La vita e la morte si alternano e ci mostrano le loro infinite ed imprevedibili strade in ogni momento.

I sleep with life and death in the same bed” è infatti un verso molto forte che rappresenta il bivio delle singole esistenze. In un’intervista rilasciata pochi giorni fa al New York Times Bob Dylan afferma:

“Penso alla morte della razza umana. Il lungo e strano viaggio della scimmia nuda. La vita di tutti è così transitoria. Ogni essere umano, non importa quanto sia forte e potente, è fragile quando si tratta della morte.”

Bob Dylan eFalse Prophet

Il 12 maggio è uscito il singolo False Prophet, un brano blues di sei minuti che contiene anch’esso numerose citazioni, in particolar modo Martin Luther King (“Enemy of strife”). La copertina della cover si ispira all’uomo-ombra (The Shadow) di Walter B. Gibson del 1931, precursore dei personaggi cupi sul modello di Batman.

Il personaggio della copertina di Dylan richiama quindi alla corsa all’oro, ai campi di cotone e allo sfruttamento di una società che nel corso dei secoli secondo quanto dichiara Bob Dylan è andata sempre di più verso “un’industrializzazione incontrollata e una tecnologia galoppante”. False Prophet è un testo profondamente enigmatico e spirituale che raggiunge anche delle visioni zen nell’immagine dell’arrampicata a piedi nudi su una montagna piena di spade: I climbed the mountains of swords on my bare feet “


Gli altri brani

L’album esce a 8 anni di distanza da Tempest, l’ultimo lavoro di inediti ed è il 38° in studio. Tra le altre tracce dell’album ricordiamo: My own version of you, I’ve made up my mind to give myself to you, Black rider, Goodbye Jimmy Reed, Mother of Muses, Crossing the Rubicon, Key West (Philosopher Pirate). Il titolo Rough and Rowdy ways prende ispirazione dal disco country di Jimmy Rogers, dal titolo My Rough and Rowdy ways.

Crossing the Rubicon, (Attraversare il Rubicone) è un titolo importante ed epico che richiama alla memoria Giulio Cesare, ma l’attraversamento di un fiume sottolinea anche la dimensione spirituale dell’esistenza. Anche Mother of Muses, contiene un elemento epico nel titolo. La canzone è un altro viaggio nella cultura americana che collega in un unico percorso, la Guerra di Secessione, Presley e Martin Luther King. Key West ha un’atmosfera sospesa nella quale si avverte la fisarmonica in lontananza ed è un omaggio a Kerouac e Ginsburg. Goodbye Jimmy Reed è un omaggio al bluesman del Mississipi.

Bob Dylan
Copertina dell’album di Bob Dylan. Foto di Ian Berry

La storia della copertina del disco

La foto della copertina è stata scattata circa 56 anni fa dal fotografo Ian Berry che ha ora 86 anni. Stava facendo un servizio per l’Observer, poichè doveva scattare delle foto per un articolo sulla cultura nera in Inghilterra. La foto è stata scattata a Cable Street a Whitechapel. E’ contenuta nell‘Archivio di Berry, curato dell’Agenzia Magnum attraverso la quale il foto-reporter ha dato il consenso alla pubblicazione sulla copertina dell’album di Bob Dylan. Una cover che sintetizza un mondo che Dylan conosce molto bene, dal quale ricavare i semi del progresso e dei diritti civili.

Alla realizzazione dell’album hanno partecipato anche Charlie Sexton alla chitarra, Donnie Herron per violino e fisarmonica e Tony Garnier al basso. Gli inediti hanno riempito di profonde riflessioni, curiosità e scoperte la fase del lockdown. Il nuovo album sarà un importante contributo per colmare e accendere la scintilla nella giovani generazioni imbevute di tecnologia. Seguiteci su metropolitanmagazineitalia e su musicametropolitanmagazine.