Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, Brumalia; antiche festività latine in onore di Saturno, Cerere e Bacco la cui festa si celebrava il 24 Novembre.

Brumalia, le festività di Novembre che anticipavano il Solstizio d’inverno

Brumalia
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Un’antica festa, quella dei Brumalia, caratterizzata dal tradizionale uso di scambiarsi doni, partecipare a giochi e godere di lauti banchetti e simposi. I Brumalia si svolgevano il 24 novembre, una data non casuale; infatti, questa giornata era simbolica in quanto precedeva di circa un mese il solstizio d’inverno, comunemente noto come il giorno più corto dell’anno e denominato, appunto, Bruma. Il termine Bruma appartiene a una forma obsoleta del superlativo di brevis da cui breuima (brevima die) e quindi breuma. Bruma, infatti, significa ”freddo d’inverno” o Solstizio invernale. I Brumalia erano una festività antecedente ai Saturnalia, che anticipavano appunto l’arrivo della stagione invernale. Queste celebrazioni erano anticamente connesse ai riti agricoli che segnavano il passaggio dall’autunno all’inverno.

Questo era anche il giorno in cui si era soliti trarre supposizioni sull’inverno appena iniziato. Qualora avesse nevicato, per esempio, ci sarebbe stato un raccolto copioso in quanto la neve copriva i semi impedendo loro di gelarsi e sbocciare. I Brumalia si celebravano, principalmente, in onore di Saturno, Cerere e Bacco; queste triade divina proteggeva i semi e i futuri raccolti. I Brumalia erano anche nominati Hiemalia, dal nome delle fortezze in cui stazionavano i legionari in inverno, denominati Castra Hiemali.

Celebrazioni e rituali

La maggior parte delle attività, nell’antichità classica, si incentravano sull’esercito, la caccia, l’agricoltura. A questo proposito, i giorni invernali caratterizzati dalla loro brevità, dal buio e dal freddo ostacolavano molte azioni. I Brumalia si festeggiavano in questo periodo così freddo, oscuro e dalla natura sopita, proprio per il loro carattere ctonio; ovvero, legato alla terra. A questo proposito, si associavano ai raccolti e ai semi che avrebbero donato i loro frutti a tempo debito. I contadini erano soliti consacrare e sacrificare maiali a Saturno e Cerere; i viticoltori, invece, sacrificavano capre in onore di Bacco poiché, le capre, rappresentavano un pericolo per le viti.

Successivamente, erano scuoiate per ricavarne delle bisacce. I magistrati, poi, donavano le primizie di viti, olivi, grano e miele al  flamine cereale, sacerdoti preposti ai culti relativi alla dea Cerere. Durante questi festeggiamenti, era poi usanza scambiarsi l’augurio Vives annos!, l’equivalente del moderno modo di dire ”Lunga Vita!”. Un’altra usanza particolare era attribuire a ogni giorno del periodo in cui erano svolti i Brumalia, una lettera dell’alfabeto greco. A tal proposito, la tradizione voleva che si offrisse un banchetto a ogni amico, nel giorno contrassegnato dall’iniziale del nome.

Brumalia, perché sono associate a Saturno, Cerere e Bacco

Queste antiche celebrazioni si associavano a Saturno, Cerere e Bacco in quanto divinità che esprimevano la potenza e il rigoglio della natura, fonte di nutrimento per uomini e animali. Saturno era il dio della semina; del seme nascosto nella terra, sotto le gelate invernali. Cerere era il verdeggiare del futuro delle messi il cui rigoglio, sarebbe esploso in primavera. Bacco rappresentava la vite che, seppur morente nei frutti, conservava nelle botti il suo vero oggetto prezioso: il vino, liquido vivificante, gioioso e fondamentale per allietare celebrazioni e simposi. Una tradizione particolare era bruciare, nelle campagne, foglie e rami secchi innaffiandoli di vino e invocando la triplice divinità. I contadini preparavano un falò e si raccoglievano attorno a esso; intanto, intonavano cori, suoni e danze con canti dedicati agli Dei. I Brumalia si celebrarono fino alla fine del VI secolo: successivamente, l’imperatore Giustiniano li vieta categoricamente. Tuttavia, alcune pratiche pagane, continuarono a persistere nelle campagne a ridosso del solstizio invernale.

Stella Grillo

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