Cultura

C. Baudelaire, il dualismo dell’esistenza umana e la morte come evasione

Charles Baudelaire, considerato oggi il più importante poeta francese del XIX secolo. Scrive un unico ma fondamentale libro di poesie, “I fiori del male”, che per le novità che introduce è alle origini della poesia moderna. Tutta l’opera di C. Baudelaire segna una svolta nel cammino della poesia, non solo francese.

Il poeta rivoluziona la scrittura ed esercita una forte influenza su tutti i movimenti letterari dell’Ottocento e del Novecento. Antiromantico nel rifiutare l’effusione sentimentalistica, accetta però l’eredità del Romanticismo in tutti i suoi temi secondari, occultismo, rivolta, satanismo, sadismo.  Ha vissuto sotto il segno del paradosso. La sua vita come la sua opera riflette una lotta tra il bene e il male. La sua sfida però è “estrarre la bellezza dal male“.

C. Baudelaire, una vita di tormenti ed inquietudini

Baudelaire_photocredit:trentinocultura
Baudelaire_photocredit:trentinocultura

La vita di Charles Baudelaire è breve, vive 46 anni, riflette l’immagine del poeta maledetto, bohème (scapigliato) e geniale. L’infanzia è stata traumatizzante. Alla sua nascita nel 1821 a Parigi, suo padre ha sessanta anni, sua madre ventisei. Il padre muore quando Charles ha sei anni, e la giovane madre vedova si risposa un anno dopo con il comandante Aupick.

Prova a frequentare un collegio ma la sua condotta costringe il patrigno a prendere provvedimenti. Costretto ad imbarcarsi a bordo del Paquebot des Mers du Sud, nave diretta nelle Indie, inizia un lungo viaggio fondamentale per la sua formazione. In questo periodo, egli conosce altri mondi, culture diverse e molto lontane dalla decadenza mondana e culturale che l’Europa stava sperimentando in quel periodo storico. Baudelaire sviluppa così la sua intensa passione per l’esotismo. Il suo grande amore sarà Jeanne Duval, con cui intraprende una relazione duratura: amante e musa.

Jeanne Duval disegnata da Baudelaire
Jeanne Duval disegnata da Baudelaire

Tornato a Parigi conduce una vita dissennata e molto dispendiosa. Nel 1848 Baudelaire partecipa ai moti rivoluzionari. Molto depresso, sconvolto nella mente, e nel 1861 tenta il suicidio. Dopo non esserci riuscito, nel 1864 di farsi ammettere dell’Académie francaise. Il poeta si reca a Bruxelles, ma nemmeno qui riesce a trovare quiete nel suo rapporto con la società borghese. Malato, cerca in alcol, hashish e oppio il sollievo ai dolori dovuti alla sua patologia. Nel 1867, però, a soli 44 anni, un ictus porrà fine all’esistenza del grande autore.

“Le Fleur du Mal”: il bene vs il male

I fiori del male nella prima ediz con dedica autografata a delacroix
I fiori del male nella prima ediz con dedica autografata a delacroix

Le cento poesie raccolte ne I Fiori del malevengono pubblicate nel 1857 presso l’editore Poulet-Malassis. Diviso in sei sezioni. Il tema principe è il contrasto. Il Bene e il Male: estasi e disgusto della vita; attrazione della folla e senso di solitudine, malinconia, frustrazione; la donna idealizzata e vituperata. 

Dalla nascita maledetta del poeta, fra slanci e cadute, Spleen e ideale, all’apertura alla vita moderna della città, Quadri parigini; dall’ebbrezza provocata, Il vino, ai fiori pestiferi nel peccato, I fiori del male; dalla ribellione satanica, Rivolta, all’evasione finale, La morte, invocata come liberatrice per trovare finalmente, non importa se in paradiso o all’inferno, qualcosa di nuovo.

Le Fleur du Mal
Le Fleur du Mal

La risposta a questo capolavoro è sconcerto. Fa da subito parlare di sé, più nel senso di uno scandalo che suscita morbosa curiosità che di un trionfo letterario. Proprio per questo, il libro viene processato per immoralità e l’editore si vede costretto a escludere sei delle poesie presenti nella raccolta.

“In ogni uomo, in ogni momento, ci sono due richiami simultanei, l’uno verso Dio, l’altro verso Satana”

C. Baudelaire è testimone della disperazione dell’uomo moderno immerso nel cuore delle grandi città. Vede il mondo organizzato tra due forze opposte e complementari: l’artista è sia un genio sia un parassita, la donna a volte un angelo consolatore o un demonio tentatore, la città attrae come respinge, la morte è la speranza suprema ma anche la sconfitta suprema.

Il tempo, in particolare, è il vero nemico dell’uomo e si manifesta in un modo violento e crudele. L’ambiguità dell’universo di Baudelaire si applica anche alla nozione di bellezza.  L’idea che la Bellezza eterna e l’arte che ne è il suo riflesso sono le uniche armi contro la realtà ripugnante e il tempo. C. Baudelaire è noto per l’infelicità e il disagio esistenziale che accompagnano la sua vita, sentimenti di cui le sue opere sono il degno riflesso.

C. Baudelaire, con la sua poetica e il suo pensiero, è sempre stato un ribelle in conflitto col mondo che lo circonda, con la mediocrità della società a lui contemporanea e coi sogni di progresso tanto cari alla società borghese di cui fa parte. Il suo modo di vivere la vita, irregolare e fuori dagli schemi, è stato per lui l’antidoto alla noia causata da un mondo troppo ordinario e volgare. La verità, però, è che proprio la lussuriosa sensualità in cui il poeta si rifugiava per rimediare al male era, essa stessa, un motivo di ancor più grave tormento spirituale per il poeta.

Ho trovato la definizione del Bello, del mio Bello. È qualcosa d’ardente e triste, qualcosa un po’ vago, lasciante spazio alla congettura. […] Il mistero, il rimpianto sono anch’essi caratteri del Bello” (Fusées).

Ilaria Festa

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