La carriera di Daniele Silvestri viaggia tra la leggerezza delle cose quotidiane e la militanza in quella politica che dovrebbe proiettare la società verso qualcosa di migliore, utile e prezioso. Quelle stesse sensazioni che auspica all’interno dei suoi dischi: 26 anni di carriera costellati da 10 album che portano avanti l’idea di un universo musicale fatto di verità pratica, senza retorica. Il suo motto da sempre è quello di manifestare le proprie idee in musica, anche a costo di non essere premiati e di risultare taglienti, anche troppo alle volte. Ma è la sua cifra stilistica, da L’uomo col megafono passando per Le cose che abbiamo in comune, fino ad arrivare a Prima che.
Daniele Silvestri, gli esordi romani e il primo successo con Sanremo
Per Daniele Silvestri tutto inizia a Roma: nasce nell’agosto 1968 durante un’epoca storica tutta italiana da cui, probabilmente, prenderà particolare spunto per la scrittura dei suoi testi. La voglia di riscrivere una storia già segnata e farlo con una leggerezza musicale che illumina e sconvolge. I suoi primi lavori sono preziosi proprio per il modo in cui decide di raccontare la cruda realtà che lo circonda. Il primo album si chiama DANIELE SILVESTRI (1994). Non un titolo egoriferito, ma un modo per dimostrare che l’intenzione sarà quella di esporsi in prima linea, senza nascondersi dietro retoriche.
Questo gli permetterà di vincerà la Targa Tenco come Migliore esordio dell’anno, il premio più ambito dai cantautori italiani. L’anno successivo partecipa al suo primo Festival di Sanremo con L’uomo col megafono. Il brano gli farà conquistare il Premio Volare come miglior testo della kermesse canora. Poco dopo pubblica il suo secondo album Prima di essere un uomo, nel quale troviamo Le cose che abbiamo in comune, singolo con cui scalerà tutte le classifiche ottenendo la seconda Targa Tenco come Migliore canzone dell’anno.
Politica e società in musica, lo stile di Daniele Silvestri
Il 1996 è l’anno de Il dado e della prima collaborazione con l’amico Max Gazzè che diventerà, negli anni a seguire, compositore e bassista degli album di Silvestri. All’interno del disco troviamo uno dei brani più apprezzati, Cohiba, dedicato a Che Guevara e alla rivoluzione cubana. L’artista, infatti, non ha mai fatto mistero delle sue posizioni politiche e sociali, motivo per cui ha da sempre espresso, all’interno dei suoi testi, i suoi credo, dichiarandosi liberamente di sinistra.
Nonostante questo, però, si dice contrario alle etichette. La volontà di mantenersi indipendente, manifestando le proprie idee senza vincoli, è da sempre un caposaldo della sua carriera. Prosegue con una tourée mondiale che lo ha visto protagonista anche all’interno del Festival della Gioventù Comunista proprio all’Avana. Nel frattempo, Daniele Silvestri si dedica anche alla scrittura di testi musicali per spettacoli teatrali, come quello interpretato da Tullio Solenghi, FrankensteINmusical.
Gli anni 2000 e i capolavori musicali, da Occhi da Orientale a A me ricordi il mare
Nel 1999 decide di tornare sul palco dell’Ariston con Aria, in cui descrive la vita carceraria, e si aggiudica sia il Premio della critica Mia Martini che quello come miglior testo. L’anno successivo pubblica il primo Best Of della sua carriera, al cui interno troviamo Occhi da orientale. Il brano è uno dei più belli ed emozionati scritti dal cantautore romano. Una dichiarazione d’amore delicata e preziosa in cui Silvestri proietta tutta la sua estrema capacità emotiva, attraverso la descrizione dello sguardo intenso della persona amata. Partecipa al Festival di Sanremo 2002 con Salirò con cui si aggiudica nuovamente il Premio della critica e un successo di pubblico straordinario.
Il nuovo album prende il titolo di Unò-Dué e all’interno troviamo un’altra perla fondamentale, Il mio nemico, brano contro la guerra e le sue strumentalizzazioni, con cui vincerà il Premio Amnesty Italia. Dopo cinque anni di fermo, torna sulla scene musicali nel 2007, quando presenta a Sanremo La Paranza. Un brano in cui viene trattato in chiave ironica il tema della latitanza mafiosa e che anticipa l’uscita del nuovo album, Il latitante. Quest’ultimo è uno dei dischi più apprezzati dell’artista romano, dal quale vengono estratti Gino e l’Alfetta e un altro capolavoro musicale, A me ricordi il mare.
La collaborazione con Fabi e Gazzè e il ritorno da solista
Nel 2011 pubblica S.C.O.T.C.H., l’album con più collaborazioni in assoluto: all’interno troviamo la partecipazione di Niccolò Fabi, Max Gazzè, Raiz, Stefano Bollani. Uno dei singoli sarà Il viaggio (pochi grammi di coraggio), colonna sonora del film di Paolo Genovese, Immaturi – Il viaggio. Il 2013, invece, Silvestri decide di tornare a gareggiare a Sanremo con A bocca chiusa. Successivamente inizia un nuovo percorso musicale con gli amici di sempre, Fabi e Gazzè con cui incide prima Life is sweet, poi L’amore non esiste, contenenti nell’album Il padrone della festa (2014) che ottiene grandi risultati anche nei live. Nel 2016 Daniele torna a fare musica da solista con la pubblicazione del nuovo album Acrobati.
Il disco ottiene un successo inaspettato, posizionandosi primo in classifica Fimi. Dedicato all’amico Lucio Dalla, all’interno troviamo collaborazioni con Caparezza e Diodato. L’ultimo lavoro si intitola La terra sotto i piedi, anticipato dal singolo scelto per Sanremo 2019, ArgentoVivo, cantato insieme al rapper Rancore. Il brano si sofferma sull’analisi del disagio giovanile dei tempi moderni: Silvestri descrive la figura di un ragazzo e della sua lotta contro gli adulti da cui viene abbandonato e costretto a una solitudine digitale, fatta di videogiochi e Social network. La canzone vincerà, oltre al Premio della critica e della sala stampa di Sanremo, anche il Premio Tenco come migliore canzone.
A cura di Maria Zanghì
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