Edmund Burke: il 9 luglio del 1797 moriva il padre dello storicismo moderno

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Di Redazione Metropolitan

Edmund Burke, è stato uno dei più importanti filosofi del periodo preromantico. I suoi scritti, stilisticamente ineccepibili, spaziano dall’arte, con la prima  contrapposizione tra il concetto di sublime e quello di bello, alla politica, con particolare attenzione all’assolutismo moderno e alle due grandi rivoluzioni del XVIII secolo, quella americana e quella francese.

I primi scritti di Edmund Burke

Edmund Burke nacque a Dublino il 12 gennaio del 1729 da padre anglicano e madre cattolica. Questo lo portò a diventare un anglicano con un pensiero di stampo cattolico. Dopo gli studi di arti liberali al Trinity College di Dublino, si trasferì a Londra. Nella capitale inglese studiò diritto al Middle Temple, che tuttavia presto abbandonò per dedicarsi alla carriera letteraria. Al 1756 risale la pubblicazione del suo primo scritto, A Vindication of Natural Society, una satira sulla filosofia deista di Henry Saint-John Bolingbroke.

L’anno seguente pubblicò A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and Beautiful. Lo studio, che possiamo definire come un’anticipazione dell’estetica romantica, si concentra sulla contrapposizione dei concetti di bello e sublime. Quest’ultimo, per il filosofo superiore al primo, coincide con il “delightful horror” (l’orrendo che affascina), in quanto fa riferimento a qualcosa di così smisuratamente bello da provocare nello spettatore reazioni di paura e fascino al tempo stesso. Nel 1790 Immanuel Kant ritornerà su questo tema nella sua Critica del Giudizio.

Edmund Burke in politica

Nel 1765 Burke entrò in parlamento nelle file dei Whigs. Sono di questi anni due importanti scritti, The Present State of the Nation del 1769, e Thoughts on the Cause of the Present Discontents del 1770, in cui il filosofo attacca l’assolutismo monarchico. Il filosofo sostiene inoltre il ruolo dei partiti come mezzo di limitazione dell’influenza politica del Re.

Negli anni ’70, Burke pronuncerà due importanti discorsi in parlamento riguardo la situazione dei coloni americani, On American Taxation, nel 1774, e Speech on Conciliation with the Colonies, nel 1775, dichiarandosi a favore dei loro diritti e contro la violenza attuata da Londra nei loro confronti.

La rivoluzione francese e la nascita dello storicismo moderno

Nel 1790, un anno dopo lo scoppio della Rivoluzione francese, Burke scrisse la sua opera più nota, le Reflections on the Revolution in France. In esse il filosofo, non solo critica fortemente la violenza dei moti francesi, ma anche l’astrattismo antistorico dei rivoluzionari.

In contrapposizione alla Rivoluzione francese, Edmund Burke pone nelle sue Riflessioni la Gloriosa rivoluzione inglese del 1688-89. Scrive infatti, che mentre quest’ultima, senza alcuna violenza, terminò con la deposizione di Giacomo II d’Inghilterra, e quindi con il ripristino dell’ordine tradizionale e costituzionale, la prima mirava alla distruzione della tradizione per poi riorganizzare lo stato su principi astratti. L’opera, che troverà replica nei Rights of Man del filosofo inglese Thomas Paine, in cui quest’ultimo si schiera a difesa della rivoluzione francese e dei valori portati da essa, costituisce il primo esempio di storicismo moderno, caratterizzato però in senso conservatore.

Gli ultimi lavori

Nel 1794, causa anche la morte del figlio Richard, lasciò il Parlamento accettando una pensione di 2500 sterline. Al 1796 risale la pubblicazione di una parte del suo ultimo lavoro, le Letters on a Regicide Peace, in cui Burke si esprime contro la conclusione dei negoziati con la Francia; la terza di queste lettere verrà pubblicata postuma.

Edmund Burke si spense il 9 luglio del 1797 a Beaconsfield e venne sepolto nella cattedrale locale.

Riccardo Malarby

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