“Fascismo Mainstream” di V. Renzi | Recensione

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Di Giorgia Bonamoneta

Passate le festività, si torna a recensire. Questa volta la puntata di #LettureCoraggiose è dedicata a “Fascismo Mainstream” di Valerio Renzi, edito da Fandango Libri. Un testo che ho apprezzato per la freschezza del contenuto, attuale e franco come pochi altri.

Al solito questa recensione non sarà tanto sullo stile (appagante) o sulle capacità dell’autore (innegabili). Invece sarà l’esposizione dei suoi contenuti, così come li ho divorati io stessa, la protagonista. Sono questi che vi convinceranno a leggere “Fascismo Mainstream” di Valerio Renzi.

Contenuto:

Il fascismo è un fenomeno che appartiene esclusivamente al passato o si può riproporre davvero nel futuro? Dirimere questo nodo è fondamentale per capire l’avanzata dell’estrema destra, il successo di tesi xenofobe e suprematiste, l’ingresso nel dibattito pubblico di concetti e riflessioni fino a poco tempo fa ritenuti impresentabili. […]
Le parole d’ordine e i discorsi dei fascisti e della destra vengono presentati semplicemente come un’ideologia bestiale, una sorta di deviazione patologica da quello che è giusto e naturale (estratto dal sito Fandango Libri).

Ma è davvero così? Il testo di Renzi mette sotto il riflettore le idee del nuovo fascismo, anzi del fascismo mainstream, che spadroneggia indisturbato su una Terra svuotata dal pensiero di futuro.

“Fascismo Mainstream” di Valerio Renzi

Quando il fascismo è diventato Mainstream?” così si apre la riflessione che ci porta a fare i conti con il fascismo di oggi. Con una domanda che ci catapulta immediatamente nel ragionamento di Renzi. Cioè: il fascismo è diventato un prodotto.
Cosa vuol dire “mainstream”? Il termine indica ciò che è tradizionale, comune, la corrente principale o, meglio ancora, la “massa”. Con massa si intende solitamente un prodotto di massa. Ecco, il fascismo mainstream è un prodotto di massa, ma mainstream suona meno da pecore condotte al pascolo. Mainstream è più accettabile e così anche il fascismo mainstream, grazie a marketing e propaganda.

Ma non eravamo tutti antifascisti? A parole sì, ma il nuovo fascismo non è privo di idee, anzi. Renzi presenta il fascismo mainstream come un “un orizzonte possibile nel nostro futuro” perché, banalmente, “è perfettamente compatibile con il presente capitalista in cui siamo immersi“. Il fascismo così presentato è il perfetto prodotto del capitalismo che cerca di sopravvivere con la narrazione politica più adatta al suo sistema.

Il fascismo è diventato prodotto perché è un contenitore di idee vecchie e nuove, o per meglio dire rilette in chiave nuova. Il politichese è diventato gentese, da un nemico si è passati a un altro nemico. Tanto sono tutti stranieri e/o diversi a seconda di chi parla. Quindi il fascismo è destinato a funzionare sempre.

Eravamo tutti antifascisti, ma le mode tornano

Le mode tornano e a quanto pare anche il fascismo si ripresenta come nuovo oggetto alla moda, proprio come un pantalone a zampa d’elefante. Datato sì, ma sempre affascinante; di altri tempi sì, ma che spolverato e trasformato diventa appetibile e acquistabile, desiderabile dal pubblico di massa. Pardon, mainstream. Valerio Renzi riesuma un sempre caro modo di dire giornalistico e storico per descrive come mai le idee fasciste riescono a penetrare così facilmente nella cultura:

Gli slogan dell’estrema destra, le parole d’ordine delle organizzazioni neofasciste riescono a parlare alla “pancia” del Paese. […] le parole e le idee una volta appannaggio esclusivo delle forze neofasciste vengono profuse dalle bocche dei leader delle così dette forze moderate.

Le teorie fasciste sono un abominio sì, ma utilizzando le giuste parole si riesce a dire tutto senza mai alzare la mano all’appello “chi è fascista oggi?”.

L’appropriazione del linguaggio mainstream

È il fascismo mainstream che mantiene in circolazione le idee che rendono futuribile un Nuovo Fascismo“. I luoghi dove questo avviene sono riconoscibili, a partire dalla televisione degli anni Novanta alle piazze virtuali dei social network. La rabbia, il nero umore dei cittadini sfiduciati, disillusi dalle promesse di benessere, si trasforma in teorie del complotto e queste, purtroppo, in violenza reale.

Un esempio di appropriazione del linguaggio è quello relativo al politicamente corretto, quasi una parolaccia. Ormai si usa “politicamente corretto” per descrivere un film dove un personaggio è queer, un programma dove non si ride degli ultimi, ma dei potenti e via dicendo. La retorica contro il politicamente corretto – come racconta Renzi – ha eroso gradualmente la barriera dell’antifascismo e ha reso accettabile dire qualsiasi cosa, anche ciò che è chiaramente un’offesa al prossimo. Riporto la stessa citazione che Valerio Renzi ha inserito nel testo, è della giurista Kimberlé Crenshaw:

L’intera lotta contro il “politicamente corretto” è di fatto una lotta contro l’antirazzismo, il femminismo e contro il discorso anticoloniale. Quando sento persone di sinistra fare propria questa retorica mi chiedo: ti rendi conto che quello che stai facendo in realtà è dare legittimità al ripudio di cose che ci hanno fatto male? […] hai perso è la capacità di ripudiare socialmente la schiavitù e il razzismo.

La risposta è “sterminare”

Se il politicamente corretto diventa un nemico, se il politicamente scorretto diventa “il grado zero dell’affermazione di un pensiero reazionario e antiegualitario“, allora lo scenario dello sterminismo non è poi così tanto assurdo. L’ideologia esiste, è lì in attesa di essere rispolverata e usata dalla propaganda politica, dalla produzione scientifica e dal discorso mediatico. Come quando Pio e Amedeo offendono le minoranze in televisione (utilizzando slurs), ci vincono un premio e sfondano il box office con il loro film al cinema. Il processo di deumanizzazione è intorno a noi.

La pretesa dell’uomo bianco etero cis

Ma voi lo sentite il pianto dei privilegiati, di questa maggioranza spaventata dal nemico straniero o diverso? Questa “paura” ribadisce solo la superiorità dell’uomo bianco. Renzi scrive che il politicamente scorretto (arsenale retorico delle destre) non si basa su un grado di tolleranza fisso, ma è il risultato di precisi rapporti di forza. E chi ha in mano il potere? Non c’è una dominazione degli omosessuali in tv, come ha detto il professore Alberto Contri in Senato, così come non ci sono abbastanza donne nel mondo del lavoro.

Eppure l’uomo bianco etero cis dominante si deve proteggere dalla cosiddetta “teoria del gender” o dal “Piano Kalergi”, dall’Islam, dalle riforme sociali, dai diritti civili.

La difesa di supposte identità fissate nella storia, la restaurazione della Tradizione, la presentazione dell’altro come un nemico aggressivo serve dunque a difendere il nostro benessere, le nostre proprietà (in questo senso anche il nostro patrimonio genetico, le nostre cose, le nostre donne e i nostri figli), ma anche a garantire e a fondare su un ordine ideologico le disuguaglianze. 

Questo non-futuro, questo ritorno al passato che vede l’uomo bianco e la sua identità sotto attacco “è reso possibile dalla debolezza delle società occidentali”. È quindi una guerra persa in partenza? Valerio Renzi, con il suo linguaggio pop, e a tratti profetico, invita a non comprare il prodotto fascista, il nuovo fascismo mainstream che come l’ultimo iPhone è aggiornato al nuovo nemico da odiare. Invece dovremmo dare uno schiaffo (metaforico) in faccia chi porta un messaggio antifascista, o dovrebbe farlo. Uno schiaffo per risvegliare e risvegliarci.

Vi invitiamo a leggere gli scorsi episodi di #LettureCoraggiose, tra cui i sempre attualissimi “Caccia all’omo” e “Fuori i nomi!” di Simone Alliva. Le scorse settimane abbiamo parlato anche de “Confessioni di un omosessualeÉmile Zola” di Anonimo, de “La stagione più crudele“, romanzo d’esordio di Chiara Deiana, di “Benedetto sia il padre“, il nuovo libro di Rosa Ventrella e “La donna orso” di Karolina Ramqvist. Nei link trovate le recensioni e le interviste alle autrici. Per non perdervi le nuove uscite di #LettureCoraggiose seguiteci su:
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Articolo di Giorgia Bonamoneta.