Gioachino Rossini: le opere di un artista immenso

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Di Martina Puzone

Nato a Pesaro il 29 febbraio del 1792, Gioachino Rossini è stato un noto e grande compositore che, ancora oggi, è sinonimo di italianità. Chiamato il “Cigno di Pesaro“, si occupò di opere liriche di ogni genere. Le sue origini erano semplici: la madre, Anna Guidarini, era una cantante che trasmise al figlio la passione per la musica; suo padre suonava nelle orchestre locali e nella banda cittadina. La sua famiglia, a causa della Rivoluzione Francese, si spostò fra Ferrara, Bologna e Ravenna. Lui iniziava a studiare canto.

Al conservatorio di Bologna studiava intensamente composizione, scoprendo un talento precocissimo. Si dedicava a compositori come Cimarosa, Haydn e Mozart. Il suo primo esordio in scena avviene nel 1810 al Teatro San Moisè di Venezia con “La cambiale di matrimonio“. Il successo che ne ottiene lo porta a scrivere, in nove anni, trentasette opere rappresentate in Italia e a Parigi. La sua morte avviene in quest’ultima il 13 novembre del 1868.

Gioachino Rossini: le opere

Gioachino Rossini – Photo Credits BiografieOnline.it

A vent’anni scrive già opere buffe basate sulla “Commedia dell’arte” e opere serie consistenti in tre atti, escludendo scene allegre e divertenti, presenta uno schema fisso e un lieto fine. Fra le opere che ebbero maggiore successo e che ancora vengono rappresentate, ricordiamo: Il Barbiere di Siviglia (1816), La gazza ladra (1817), La Cenerentola (1817), Semiramide (1923) e il Guglielmo Tell (1829). A trentasette anni smise di scrivere musica “profana” per dedicarsi allo Stabat Matter (1832-39) a Passy.

Dal 1816 al 1822, un impresario del Teatro San Carlo di Napoli, lo ingaggia per portare maggiore originalità al mondo dell’opera napoletana. Disponendo dei mezzi che il teatro mette a disposizione, il compositore matura molto come drammaturgo e compone “Semiramide“, l’ultima del periodo italiano. A Napoli ottiene una certa fortuna finanziaria e sposa Isabella Colbran, un contralto, che contribuisce al successo delle sue opere.

Rossini: Parigi

Nel 1824 si reca a Parigi come direttore del Théâtre Italien. Mette in scena le sue opere migliori adattandole al gusto della società francese, ma di grande successo è stato il Guglielmo Tell, nel quale crea un nuovo soggetto romantico. Riesce a fondere gli elementi dello stile italiano e francese ponendo le basi per la “grand opera“, spettacolo incentrato su un soggetto storico, accompagnato da balletti, masse corali ed effetti scenici. Restando a Parigi chiude la sua attività dedicandosi, tuttavia, agli allestimenti dei compositori contemporanei.

Otello (1816)

La diciannovesima scritta di Rossini e prima opera seria del periodo napoletano. Viene conosciuta anche come “Il moro di Venezia“, andò in scena il 4 dicembre del 1816 al Teatro del Fondo di Napoli. Otello è un africano al servizio dell’Adria (Venezia), il quale torna vincitore da una battaglia contro i Turchi. Ha una sposa, Desdemona, con la quale ha un matrimonio segreto in quanto figlia di un suo nemico: Elmiro Patrizio Veneto, che l’ha promessa in sposa a Rodrigo, figlio del Doje.

Desdemona ha un altro amante, tra l’altro sprezzato, Jago. Anche lui nemico di Otello, per vendetta finche di favorire l’amore di Rodrigo. L’intreccio è dovuto a Jago che fa credere ad Otello che Desdemona ha un figlio, supponendo l’infedeltà della consorte. La storia termina con la morte di Desdemona per opera di Otello, che la trafigge, e dalla sua stessa morte dopo aver saputo dell’inganno.

La Cenerentola (1817)

Il melodramma giocoso conosciuto anche come “La bontà del trionfo“, è un’opera lirica di Rossini basata sul libretto di Jacopo Ferretti ed è composta da due atti. L’opera è tratta dalla fiaba di Charles Perrault, “Cenerentola“. Il testo di Ferretti, in realtà, si basa su altri due libretti d’opera: “Cendrillon” di Charles Guillaume Etienne e “Agatina, o la virtù premiata” di Stefano Pavesi. Facendo riferimento a Perrault riprende gli elementi del perdono e della virtù, ma sullo sfondo della vicenda vi è una società degradata, che mette in luce la corruzione, il disagio e la decadenza della società romana del tempo.

Viene messa in scena per la prima volta il 25 gennaio 1817 al Teatro Valle di Roma, ma il suo debutto non ebbe molto successo. Dopo alcune rappresentazioni l’opera iniziò a piacere al pubblico, favorendo la sua popolarità anche all’estero.

Martina Puzone

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