“I Fiori del Male” (Les Fleurs du Mal), manifesto del Simbolismo, viaggio immaginario del “poeta maledetto” per eccellenza: Charles Baudelaire. Raccolta lirica in cui il poeta decadente, padre inconsapevole della poesia moderna, mette nero su bianco il suo percorso esistenziale che è poi, il flusso di coscienza dell’intera umanità. Per l’anniversario della nascita del poeta, abbiamo scelto per voi tre delle più belle poesie del suo capolavoro indiscusso.
I Fiori del male: “oltraggio alla pubblica morale e offesa della morale religiosa”
I Fiori del Male, è stata senza ombra di dubbio la raccolta di poesie che ha in qualche modo segnato un punto di svolta, tra la produzione poetica precedente e quella che sarebbe stata riprodotta dopo. Baudelaire raccoglie in questo componimento, una serie di poesie che in qualche modo possono essere considerate una sorta di sfogo del poeta e dell’uomo in generale.
Pubblicata per la prima volta nel 1857, fece chiaramente subito parlare di sé, tanto che non tardò ad arrivare la messa al bando ufficiale, da parte delle autorità. Alcune delle poesie furono eliminate e tutta l’opera fu contestata, con l’accusa di “oltraggio alla pubblica morale e offesa della morale religiosa”. Nonostante questo Baudelaire continuò a lavorarci sopra e tante furono le edizioni successive, rivisitate.
Il Mondo e la Vita sono un Antitesi
Divisa in sei sezioni, ognuna con il proprio tema, è una raccolta di pensieri, senza un’apparente logica e senza un chiaro ordine cronologico. Il poeta, in quanto spirito superiore e dotato di una sensibilità innata e particolare, si pone al di sopra dell’uomo comune e attraverso la sua sofferenza di persona ai margini, lascia alle parole dei suoi componimenti lo sfogo dei suoi pensieri. Attraverso un linguaggio aulico e a tratti quasi mistico, il poeta descrive atmosfere surreali e situazioni ai limiti del grottesco.
Tutto regge sul concetto di dualità. I Fiori sono la rappresentazione della bellezza, requisito che spetta solo all’arte, e il Male è il simbolo del degrado e della volgarità della società. Solo l’arte riesce a produrre, a fatica, la bellezza nella corruzione del mondo contemporaneo. Il Mondo è un luogo di sofferenza e l’esistenza è una sorta di viaggio immaginario attraverso l’inferno/vita. La natura non è più benigna, ha perso la sua bontà ed è diventata anch’essa una fonte di sofferenza.
I componimenti di Baudelaire esprimono a pieno la concezione decadentista del mondo. La consapevolezza del poeta di essere un diverso rispetto al mondo esterno e la consapevolezza dell’uomo di essere un essere miserabile e perverso, il cui corpo è solo uno strumento di supporto per i vizi. Fortissima è il sentimento di malinconia costante e ancor più forte è il desiderio di fuga, ottenuto grazie ai cosiddetti “paradisi artificiali” (droga, alcool, amori lascivi e distruttivi). Si arriva così al rifiuto estremo della vita e al rifiuto verso la figura di Dio. Ci si ribella cercando nella morte la pace.
L’Albatros
Spesso, per divertirsi, i marinai
Prendono degli albatri, grandi uccelli dei mari,
Che seguono, pigri compagni di viaggio,
Le navi in volo sugli abissi amari.
Appena deposti sulla plancia,
questi re dell’azzurro, vergognosi e timidi,
se ne stanno tristi con le grandi ali bianche
penzoloni come remi ai loro fianchi.
Che buffo e docile viaggiatore alato!
Lui, poc’anzi così bello, com’è comico e brutto!
Uno gli mette la pipa sotto il becco,
Un altro, zoppicando, imita lo storpio che volava!
Il Poeta è come quel principe delle nubi
Che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
Esule in terra fra le grida di scherno,
le sue ali da gigante gli impediscono di camminare.
La morte degli amanti
Avremo letti pieni di profumi leggeri,
divani profondi come tombe,
e sulle mensole fiori strani,
dischiusi per noi sotto cieli più belli.
A gara bruciando gli estremi ardori,
saranno i nostri cuori due grandi fiaccole,
specchianti le loro doppie luci
nei nostri spiriti, specchi gemelli.
Una sera fatta di rosa e di mistico azzurro,
ci scambieremo un unico bagliore,
come un lungo singhiozzo, grave d’addii;
e un Angelo più tardi, schiudendo le porte,
lieto e fedele verrà a ravvivare
gli specchi offuscati e le fiamme morte.
Quando la terra si muta in umida spelonca (Spleen)
Quando il cielo basso e cupo pesa come un coperchio
sullo spirito che geme in preda a una lunga noia
e abbracciando il cerchio di tutto l’orizzonte
ci versa una luce nera più triste delle notti;
quando la terra si muta in umida spelonca
dove la Speranza, come un pipistrello
va battendo i muri con la sua timida ala
e picchia la testa su fradici soffitti;
quando la pioggia distendendo immense strisce
imita le sbarre d’una vasta prigione
e un muto popolo di ragni infami
in fondo ai nostri cervelli tende le sue reti,
campane a un tratto scattano con furia
e lanciano verso il cielo un urlo orrendo
come spiriti erranti e senza patria
che si mettano a gemere ostinati.
E lunghi carri funebri, senza tamburi né musica,
sfilano lenti dentro la mia anima; la Speranza,
vinta, piange, e l’Angoscia atroce, dispotica,
pianta sul mio cranio chino il suo nero vessillo.
Ilaria Festa
Seguici su:
Google News