Siamo in Sicilia, a Bagheria, in provincia di Palermo. Qui, il 27 maggio 1956 nasce Giuseppe Tornatore. A 9 anni, per la prima volta, entra in una cabina di proiezione. A 13 anni, durante la sua prima giornata di lavoro, il piccolo “Peppuccio” proietta al cinematografo una vecchia pellicola di Un dollaro d’onore. E poi? Com’è iniziato tutto?

Giuseppe Tornatore, la carriera: da apprendista a miglior regista esordiente

Fotogramma da "Nuovo cinema paradiso". Photo Credits: Pinterest
Fotogramma da Nuovo cinema paradiso. Photo Credits: Pinterest

Il suo primo mentore è Mimmo Pintacuda (a cui si ispirerà il personaggio interpretato da Philippe Noiret in Nuovo Cinema Paradiso), operatore e fotografo, che decide di insegnargli tutto ciò che sa sul cinema. I primi lavori di Tornatore sono opere teatrali: a soli sedici anni porta in scena Pirandello e De Filippo, per poi diplomarsi, tentare l’università e realizzare il suo primo documentario in Super 8, ovvero Il carretto. Immagini di un’antica cultura (1979). Due anni dopo, l’esordio come regista in Rai con Ritratto di un rapinatore (1981). Ormai membro attivo della redazione di Rai 3, portano la sua firma i documentari Incontro con Francesco Rosi (1981), Le minoranze etniche in Sicilia (1982), Diario di Guttuso (1982), e Scrittori siciliani e cinema: Verga, Pirandello, Brancati e Sciascia (1983). In questa fase, Tornatore si firma come “Peppuccio”.

Si cimenta poi come produttore (e co-sceneggiatore) in Cento giorni a Palermo con Giuseppe Ferrara, finché a 30 anni è pronto per la sua prima prova di regia sul grande schermo: dall’omonimo romanzo di Giuseppe Marrazzo, Tornatore racconta la storia del boss Raffaele Cutolo nel film Il camorrista (1986) ed è subito miglior regista esordiente ai Nastri d’Argento.

«Avrò avuto sei anni e mio padre mi portò al cinema. Entrammo in questo luogo buio, io non sapevo cosa fosse, lì per lì mi sono spaventato, all’epoca si entrava al cinema in qualunque momento. Si aprì questa tenda pesante e poi vidi sullo schermo delle immagini in bianco e nero, due uomini giganteschi che combattevano, uno dei due aveva un arpione. Il film era “Uno sguardo dal ponte di Sidney Lumet”. Quando si accesero le luci, quei due uomini giganteschi erano spariti e io mi chiedevo – grandi com’erano – dove si fossero cacciati. Quello è stato il momento in cui ho cominciato a interrogarmi su come si facesse a produrre quelle immagini»

– Giuseppe Tornatore nell’intervista su iodonna.it a cura di Paola Piacenza

Il Tornatore del “cinema paradiso”: da incompreso a premio Oscar

La genesi del primo ed eterno capolavoro di Tornatore è legata all’incontro col produttore Franco Cristaldi e all’inizio della fruttuosa collaborazione con Ennio Morricone: la pellicola di Nuovo cinema paradiso (1988) subisce vari tagli e viene bloccata in tutte le sale italiane, ma è premio Oscar come miglior film straniero, vittoria ai Golden Globe e ai BAFTA, e Tornatore riceve il Premio Flaiano per la sceneggiatura. Segue Stanno tutti bene (1990), con Marcello Mastroianni, poi il poliziesco Una pura formalità (1994) che rappresenta un cambio di registro nel suo stile e con un cast che vanta la presenza di Gérard Depardieu e Roman Polański. Dopo un ritorno al documentario con Lo schermo a tre punte (1995), nello stesso anno è grande successo L’uomo delle stelle, con Sergio Castellitto: David di Donatello e Nastro d’Argento per la regia.

Un giorno Tornatore si trova ad ascoltare un monologo di Alessandro Baricco estratto dal romanzo Novecento: nel 1998 la storia del pianista autodidatta che trascorre l’intera vita in mare sul transatlantico diventa La leggenda del pianista sull’oceano, con la celebre colonna sonora di Morricone. Non solo David questa volta, ma due nastri d’Argento, Efebo e Ciak d’oro per la regia. Un paio di anni dopo, Tornatore si lancia in una coproduzione italo-statunitense, da cui nasce un altro capolavoro: si tratta di Malèna (2000), ancora una volta in terra sicula e con protagonista niente meno che Monica Bellucci.

La terza fase della carriera, dal colossal autobiografico al ricordo di “Ennio”

Sei anni di silenzio, per tornare sul grande schermo nel 2006 con un film che rappresenta l’Italia agli Oscar 2008: La sconosciuta, con Michele Placido, vale a Tornatore ben tre David di Donatello. Tra spot e cortometraggi, Tornatore dà vita al colossal Baarìa (2009), di cui con Rizzoli viene realizzato anche il romanzo. L’avventura cinematografica continua con La migliore offerta (2013), altro film pluripremiato, e prosegue con La corrispondenza (2016) e con il recente documentario in memoria dell’amico e collega Morricone, intitolato Ennio (2021). La IULM di Milano ha attribuito a Tornatore la laurea honoris causa in televisione, cinema e nuovi media, da cui l’artista ha tratto spunto per il romanzo La menzogna del cinema, pubblicato nel 2011.

«Chi ha la fortuna – o la disgrazia – di avere un legame forte col posto dove si è nati, come accade a me, sa che raccontarlo o illudersi di averlo raccontato, ti rafforza. Io ora mi sento più forte. E questo mi permette di andare per il mondo»

– Giuseppe Tornatore nell’intervista su iodonna.it a cura di Paola Piacenza

Ginevra Alibrio

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