M. Night Shyamalan: i migliori film diretti dal maestro del “colpo di scena”

Foto dell'autore

Di Federica Checchia

Niente è come sembra, soprattutto se si sta guardando un film di M. Night Shyamalan. Il regista indiano, naturalizzato statunitense, al secolo Manoj Nelliyattu Shyamalan, ci ha infatti abituati a non fidarci mai del tutto di quello che una sua pellicola ci sta mostrando. Come abbiamo imparato a nostre spese, il colpo di scena è sempre dietro l’angolo e, nonostante si tenti di non perdere neanche un dettaglio, spesso non è comunque possibile prevederlo.L’uscita, nel 1999, di The Sixth Sense, strepitoso successo di critica e incassi, lo ha lanciato nel firmamento di Hollywood come un fulgido astro nascente, grazie al finale a sorpresa, divenuto un vero e proprio marchio di fabbrica del produttore e sceneggiatore.

Da allora, la sua carriera ha visto alternarsi grandi numeri al botteghino e clamorosi flop, come L’ultimo dominatore dell’aria, tratto dalla serie animata di Nickelodeon Avatar – La leggenda di Aang, o Lady in the Water, ispirato a una fiaba scritta da lui stesso per i suoi bambini. Resta. in ogni caso, una delle menti creative più originali e coraggiose del panorama cinematografico attuale e, a quanto pare, la passione per la macchina da presa è ereditaria; la figlia Ishana Night Shyamalan ha appena debuttato sul grande schermo, dirigendo l’horror The Watchers.

In vista della sua nuova fatica, Trap, un thriller psicologico con protagonista Josh Hartnett, che approderà nelle sale il 9 agosto 2024, ripercorriamo insieme i titoli più significativi del maestro del dubbio e dell’imprevisto.

The Sixth Sense – Il Sesto Senso (1999)

Una scena di The Sixth Sense, capolavoro di M. Night Shyamalan

Impossibile non partire dal suo capolavoro assoluto, Il Sesto Senso. La vicenda dello psicologo infantile Malcolm Crowe, interpretato da Bruce Willis, e dal suo paziente, Cole, incredibile performance attoriale di Haley Joel Osment, all’epoca appena undicenne, ha tenuto con il fiato sospeso milioni di persone in tutto il mondo. Il pubblico era abituato ad apprezzare Willis in ruoli più dinamici e “d’azione”, e ha accolto positivamente questa nuova veste drammatica. Il piccolo Osment era già noto per aver partecipato a Forrest Gump, ma è stata l’opera di M. Night Shyamalan a renderlo una celebrità. Tra camei passati alla storia (Mischa Barton, la Marissa Cooper di The O.C., veste i panni dell’inquietantissima bambina nascosta sotto il tavolo, incubo ricorrente di chiunque l’abbia vista) e citazioni indimenticabili («Vedo la gente morta.»), The Sixth Sense è un vero gioiello del genere.

L’inaspettato plot twist, che arriva dritto allo stomaco senza preavviso, lo ha reso un cult. È interessante, tuttavia, concedersi una seconda, e anche una terza visione, per cogliere gli indizi disseminati qua e là. Una rete di detto e non detto, suggerimenti nascosti nei dialoghi e sfumature da rileggere in una nuova chiave. Un esercizio di stile e una dimostrazione tangibile del talento di Shyamalan.

Unbreakable – Il Predestinato (2000)

Squadra che vince, non si cambia. Nel 2000 il sodalizio Bruce Willis- Shyamalan si rinnova in Unbreakable, che vede anche la partecipazione di Samuel L. Jackson. Willis è David Dunn, unico sopravvissuto di un terribile incidente ferroviario, dal quale è inspiegabilmente uscito incolume. L’episodio, e il successivo ritrovamento di un bigliettino a lui indirizzato («Quanti giorni della tua vita sei stato malato?») innesca una reazione a catena che porta l’uomo a realizzare l’estensione del suo inaspettato “potere” e lo conduce all’incontro con L’uomo di vetro, indispensabile per la sua presa di coscienza. Dunn è un supereroe sui generis, umano, complesso e lontano dagli stereotipi, detentore, suo malgrado, di capacità sovrannaturali, che tenta di mettere al servizio del bene comune. Il film, apparentemente autoconclusivo, riserverà anni dopo una grande sorpresa.

Signs (2002)

Una crisi di fede e un’invasione aliena possono, in qualche modo, essere collegate? A quanto pare sì, almeno secondo M. Night Shyamalan. Mel Gibson, nelle vesti dismesse di un ex pastore, e suo fratello Joaquin Phoenix, ex giocatore di baseball, sono al centro di un’escalation iniziata con la scoperta di misteriosi cerchi tracciati nei loro campi di grano, e degenerata in una lotta tra il genere umano e gli extraterrestri. Il lungometraggio segna l’esordio di Abigail Breslin, successivamente candidata all’Oscar per Little Miss Sunshine. Tra UFO, società segrete e libri profetici, Signs ha avuto un buon successo e si è guadagnato “l’onore” di finire nel mirino di Scary Movie, che ne ha realizzato una parodia, inserita nel terzo capitolo del format.

The Village (2004)

Un claustrofobico villaggio, circondato da una foresta infestata da creature crudeli e pericolose. Una ragazza non vedente, Ivy (Bryce Dallas Howard), che si ribella alle regole del posto per soccorrere il suo innamorato. The Village si presenta come un horror, ma si trasforma ben presto in un’analisi psicologica delle paure e dei sentimenti della nostra specie. I confini territoriali diventano, al tempo stesso, prigione e tana, limitano e proteggono dalle brutture del mondo. Il regista offre, a suo modo, uno spaccato degli USA all’indomani degli attacchi terroristici dell’11 settembre. Un Paese ferito al cuore, che si chiude in se stesso e soffoca chi, invece, vuole continuare a vivere. Un’opera che ha diviso la critica, ma che descrive perfettamente gli effetti sulla psiche di traumi che sfociano in rifiuto del diverso e dell’incontro con l’altro. Nel cast anche Joaquin Phoenix, insieme a nomi del calibro di Sigourney Weaver ed Adrien Brody.

Split (2016)

James McAvoy in Split, film del 2016 di M. Night Shyamalan

Dopo una serie di tentativi non del tutto riusciti, Shyamalan torna ad essere elogiato grazie a Split, liberamente ispirato a Billy Milligan, un criminale affetto da disturbo dissociativo dell’identità. James McAvoy presta il volto a Kevin Wendell Crumb, che contiene in sé ben ventitré personalità distinte, alcune delle quali decisamente poco affabili. Dopo aver soppresso a lungo i lati più oscuri di se stesso, un incidente libera Patricia e Dennis, alter ego malefici e violenti. Questi prendono il sopravvento e lo inducono a rapire tre ragazze, tra le quali c’è anche la problematica Casey (Anya Taylor-Joy). Split s’immerge nelle profondità e dell’animo umano, esasperando volutamente le zone d’ombra e la parte irrazionale che risiede in ognuno di noi e che, se non protetta a dovere, rischia di diventare dannosa.

Quello che, però, sembrava essere un semplice thriller psicologico, cela un segreto. Nel finale, infatti, è svelato un incredibile collegamento tra Kevin e David Dunn, Il predestinato, protagonista della pellicola del 2000. Il film, dunque, si rivela essere il secondo capitolo di una trilogia progettata per anni, e che si è conclusa, nel 2019, con Glass, episodio conclusivo della saga. Un vero e proprio coup de théâtre “à la Shyamalan”.

Federica Checchia

Seguici su Google News