Orfeo ed Euridice, il mito: gli inferi e l’amore eterno

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Di Stella Grillo

Orfeo ed Euridice - Photo Credits: wikipedia
Orfeo ed Euridice – Photo Credits: wikipedia

Orfeo ed Euridice: nel consueto appuntamento della rubrica ClassicaMente, oggi, l’antico mito cantato nelle Metamorfosi di Ovidio. Seppur esistano varie versioni, la storia della catabasi – ovvero, la discesa degli inferi – del protagonista, divenne la parte narrativa più famosa del racconto mitologico.

Orfeo ed Euridice: l’amore idilliaco e fatale

La figura di Orfeo si ritrova in molti scritti classici: dalle Georgiche di Virgilio, al Simposio di Platone e, successivamente, anche nell’Eneide dove Orfeo è fra gli spiriti dei Campi Elisi. Tuttavia, il mito di Orfeo ed Euridice è noto per le narrazioni di Ovidio nelle sue Metamorfosi. E’ la storia della discesa negli inferi del protagonista, definita catabasi. L’azione compiuta da Orfeo per la salvezza della sua sposa veicolò un messaggio, in seguito, di enorme potenza espressiva e narrativa. Il racconto del mito inizia con Orfeo che riceve in regalo una lira dal dio Apollo; avendo imparato a suonare talmente bene lo strumento, incantava con la sua melodia ogni creatura. La ninfa Euridice, invece, era la sua sposa, figlia di Nereo e Doride. Nonostante la solidità del loro amore, un giorno il pastore Aristeo, figlio di Apollo, si innamora della bella Euridice; nel tentativo di sfuggire all’uomo, la ragazza si dirige verso il bosco e, cadendo, subisce il morso di un serpente causandone la morte e lasciando il suo sposo nella più tormentata disperazione.

Catabasi o discesa negli inferi: incontro con Ade e Persefone

Nonostante la copiosa tristezza, Orfeo decide di mettersi in cammino verso il regno dei morti per riavere la sua Euridice; l’auspicio era convincere il dio Ade, sovrano delle tenebre, a far rivivere la sua consorte. E’ questo il momento in cui si descrive la catabasi agli inferi, ovvero, la discesa nel regno dei morti di Orfeo per portare in vita la sua sposa. Nel suo viaggio, il protagonista si ritrova al cospetto di numerose sfide che supererà grazie alla lira; rende mansueti Cerbero e Caronte arrivando di fronte a Persefone e ad Ade. Il sovrano del regno dei morti, insieme alla sua sposa, ammirarono il coraggio di Orfeo; poiché lo considerarono degno della loro stima, gli concessero di riportare sulla terra Euridice. Tuttavia, vi misero una condizione: non voltarsi mai indietro fino a quando non fosse uscito dall’Ade insieme alla sua consorte. Orfeo accettò, incamminandosi verso la luce con l’ombra della sua Euridice al suo seguito. Nel viaggio verso il mondo dei vivi, fu però colto da un dubbio: l’ombra che lo seguiva, poteva non essere la sua sposa. In preda al dubbio, Orfeo si voltò, infrangendo la promessa fatta ad Ade e a Persefone: Euridice, così, fu di nuovo inghiottita negli inferi.

Orfeo ed Euridice: il fato ineluttabile e la speranza

La morale del mito fin qui narrato è che, nonostante gli sforzi compiuti dall’uomo, si giunge ad incontrare il proprio destino sulla strada intrapresa per evitarlo. L’azione che Orfeo effettua nel voltarsi, è una metafora dell’uomo che cerca conforto nel suo passato poiché già superato e quindi, sinonimo di sicurezza: ma proprio perché trascorso, non trova lì quel conforto tanto agognato. Deve percorrere le strade che il suo destino gli riserva e andare avanti. Orfeo ed Euridice sono una coppia innamorata: ma la perdita dell’amore della sua vita, introduce Orfeo in una spirale di dolore. Si concentra su quello che ha perso, non su quello che ha effettivamente, condannandosi ad una vita infelice. La tragicità in cui finisce il mito, la perdita dell’amata per ben due volte, sembrano far sopperire la speranza che, invece, è presente solo alla fine. Solo con la successiva morte del protagonista, Orfeo ed Euridice, potranno stare insieme per sempre, senza dubbi, perché ormai la sua sposa è con lui, senza il bisogno di voltarsi per accertarsene.