«Bimbi e bimbe di ogni età/ecco qualcosa che vi stupirà!/Su, venite è proprio qui!/È il paese di Halloween!». Il calendario segna il 31 ottobre 2024, e questo vuole dire due cose: la prima, è che, molto probabilmente, al calar del sole riceverete la visita di qualche marmocchio vestito da fantasma, in cerca di un buon motivo per tornare dal dentista; la seconda, invece, è che la rubrica Piccoli Brividi volge al termine. In queste ultime settimane abbiamo scavano nella vostra (e nostra) infanzia, alla ricerca di quei film dell’orrore “parents approved”, quei classici Disney che strizzano l’occhio all’horror, ma non troppo, o quei cult dalle atmosfere inquietanti e spettrali, ma a misura di bambino.

Poiché ottobre si appresta a terminare e novembre è, tutto sommato, una lunga attesa delle festività di dicembre, l’unica conclusione giusta per questo spazio non può che essere l’unica pellicola perfetta per essere guardata sia ad Halloween che a Natale. Esatto, stiamo parlando proprio di The Nightmare Before Christmas, capolavoro d’animazione del 1993 diretto da Henry Selick (Coraline), ideato e co-prodotto da Tim Burton.

Piccoli Brividi: “The Nightmare Before Christmas”, a metà tra uno scary movie e un film di Natale

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Piccoli Brividi: Jack Skeletron è il protagonista di The Nightmare Before Christmas

Il titolo originale, Tim Burton’s The Nightmare Before Christmas, rende bene l’idea della provenienza di questo gioiellino del cinema, ovvero la mente geniale del “papà” di Edward Mani di Forbice. Tutto, infatti, nasce da una storia in forma di poesia scritta da Burton nel 1982, mentre lavorava come animatore presso la Walt Disney Productions. Grazie al successo di Vincent, si cominciò a pensare di trarne un corto o uno special televisivo, ma il progetto non andò in porto. Nel 1991, finalmente, ebbe inizio la produzione del lungometraggio. La Disney, inizialmente, scelse di distribuirlo attraverso la Touchstone Pictures , ritenendolo troppo oscuro per i più piccoli.

La storia si sviluppa nel Paese di Halloween, un mondo abitato da mostri, governati da Jack Skeletron, il re delle zucche. L’intero villaggio ruota al 31 ottobre, i cuoi preparativi occupano l’intero anno; Jack, però, inizia ad essere stufo di quella routine e, dopo l’ennesima celebrazione, vaga nel cimitero del posto, prima di oltrepassare i confini del suo regno insieme al fedele cagnolino fantasma Zero. Mentre i due si allontanano, la bambola di pezza Sally, segretamente innamorata di lui, li osserva malinconica. All’alba del giorno seguente, Jack si ritrova in uno strano bosco, al centro del quale vi è uno spiazzo circondato da sette alberi con delle porte incise sul tronco, ognuna rappresentante un diverso simbolo delle festività: Halloween, Pasqua, Ringraziamento, giorno dell’Indipendenza, San Valentino, San Patrizio e Natale. Lo scheletro è particolarmente attratto da quest’ultima, e la apre, finendo risucchiato al suo interno.

Quando Halloween e Natale s’incontrano

Il luogo che gli si para davanti, a differenza della sua, è un’esplosione di gioia e colori. Il governante, Babbo Natale, è in pieno fermento per il vicino 25 dicembre. Jack rimane affascinato da quel calore e dall’atmosfera festosa e, una volta tornato a casa, tenta di renderne partecipi anche i concittadini, ma senza successo. Non gli resta, dunque, che spiegare ciò che ha visto in un modo che loro possano comprendere. Santa Claus diviene quindi Babbo Nachele, con una voce profonda, chele al posto delle mani e una slitta trainata da demoni come mezzo di trasporto.

Il re delle zucche si dedica anima e corpo a condurre esperimenti su quella festa tanto diversa . Non riuscendo però a coglierne il significato più profondo, si convince che l’unico modo per capirlo sia organizzare in prima persona un Natale. Decide, dunque, di sostituirsi a Babbo e assegna ai residenti vari lavori a tema, dai canti ai regali, fino a una slitta corredata di renne scheletriche. Sally ha una premonizione infausta circa il piano di Jack e prova a farlo desistere, ma non c’è nulla da fare. È l’inizio di una lunga serie di guai.

La colonna sonora di Danny Elfman

L’OST di The Nightmare Before Christmas è stata scritta e interpretata da Danny Elfman. Le canzoni sono state composte con Tim Burton, traendo ispirazione da alcuni disegni realizzati dallo stesso. Il parlato di Jack è affidato a Chris Sarandon, mentre le parti musicali sono cantate proprio da Elfman. Nell’edizione italiana, la colonna sonora è stata curata da Carla Vistarini (con Renato Zero nei panni di Jack) e da Ermavilo (per gli altri brano e per la direzione musicale), ed è uscita nei negozi nel 1993 per Sony Records.

Nel 2006 è uscita una versione speciale formata da due dischi. Il primo conteneva la versione originale, la seconda una serie di cover eseguite da da Fall Out Boy, Panic! at the Disco, Marilyn Manson, Fiona Apple e She Wants Revenge, più sei tracce demo prodotte da Danny Elfman. Nel 2008 è stato pubblicato Nightmare Revisited, album in cui alcuni musicisti,come Marilyn Manson riarrangianl le canzoni del film.

Piccoli Brividi: The Nightmare Before Christmas insegna a trovare il proprio posto nel mondo

All’inizio del film Jack è annoiato dalla sua vita. Si sente vuoto, insoddisfatto, intrappolato in un ruolo che gli calza ormai stretto, ed è desideroso di scoprire il mondo al di là delle tenebre, ed è con questo spirito che si mette in viaggio. Il suo canto liberatorio porta a galla tutta la stanchezza che il suo orgoglio tenta di soffocare, consapevole del suo status di sovrano. La scoperta della città del Natale è uno scossone potente, che sazia i suoi occhi e gli dà, per un attimo, l’illusione di aver trovato ciò che gli mancava. Quelle cavità che sente dentro di sé potrebbero essere colmate da quell’atmosfera festosa e spensierata, e quest’idea felice diviene ben presto una vera ossessione.

In fondo, possiamo capirlo perfettamente. Quante volte ci siamo sentiti sopraffatti, smaniosi di evadere dalle nostre monotone esistenze, arrivando addirittura a rinnegare la nostra indole, per rispondere alle aspettative del mondo e di noi stessi? Tutti siamo stati, almeno una volta, Jack, ci siamo posti le stesse domande e abbiamo provato a riempire i nostri vuoti interiori, talvolta “tappandoli” con cose che non fanno per noi. La fiaba nera partorita dall’immaginazione di Tim Burton racconta la crisi esistenziale di Jack, ma anche la nostra e ci spiega che, come il re delle zucche ha trovato la sua dimensione solo accettando se stesso, e con il conforto e l’amore della sua Sally, noi siamo destinati a fare altrettanto.

Occorre accettare la fugacità delle cose, e bisogna far pace con ciò che non si conosce. Si deve, però, tener fede a noi stessi, senza forzarci a vivere una vita che non ci appartiene. La felicità non va trovata in un alberello decorato, se non è nelle proprie corde. L’importante è riconoscere la nostra natura e prenderci cura di essa, sia che questa appartenga al variopinto mondo del Natale, sia a quello tetro e nebuloso «nel paese di Halloween!».

Federica Checchia

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