Cultura

“Piccolo mondo antico”, l’analisi del capolavoro di Antonio Fogazzaro

“Piccolo mondo antico”, analisi opera. Il capolavoro di Antonio Fogazzaro, autore vicentino più volte candidato al premio Nobel, è considerato da molti il suo quarto romanzo dal citato titolo “Piccolo mondo antico”. Pubblicato nel 1895, è lo stendardo del Romanticismo italiano grazie al racconto di una storia d’amore ambientata sul Lago di Lugano all’epoca del Risorgimento italiano, precisamente durante gli anni che precedono la seconda guerra di indipendenza. Può essere considerato uno dei primi romanzi italiani ad essere stato prodotto in fiction.

Piccolo Mondo Antico, Antonio Fogazzaro: struttura e trama

L’opera è suddivisa in tre macro-sequenze: la prima parte è composta da sei capitoli, la seconda da tredici capitoli e la terza da due. I luoghi scelti sono posti in cui Fogazzaro ha passato parte della sua esistenza (Valsolda, sulle sponde del lago di Lugano, nome anche della sua raccolta di poesie del 1876), e anche alcuni personaggi richiamano persone realmente esistite. Le vicende complessivamente si svolgono in un arco temporale di dieci anni. Il protagonista è Franco Maironi, un nobile che decide di sposare una donna borghese di nome Luisa Rigey. Oppositrice di questa unione la marchesa Orsola, nonna di Franco. Il rapporto tra i due coniugi non sembra essere idilliaco a causa di incomprensioni caratteriali evidenziate da problemi di natura economica. L’allontanamento sostanziale ci sarà con la morte della loro piccola figlia Maria, annegata nel lago. Risulta di notevole curiosità l’intreccio tematico con la vita dell’autore: il 1895 è l’anno di pubblicazione dell’opera ma è anche l’anno della morte di Mariano Fogazzaro, figlio dell’autore. Il romanzo termina con l’incontro di Franco e Luisa presso l’isola di Bella nell’anno 1859 dove il protagonista si imbarca per raggiungere il lago Maggiore e combattere contro lo straniero. Il senso di rinascita e positività dei sentimenti risorgimentali fanno quasi pensare ad un ritorno insieme dei due consorti seppure in prospettiva futura.

Stilisticamente parlando Fogazzaro si concentra sulla dissertazione psicologica dei personaggi risultando innovativo visto l’utilizzo nella lingua anche del dialetto. Ciò che caratterizza la sua biografia e che viene riportato anche tra le sue riflessioni è il profondo dissidio filosofico vigente tra fede e ragione. La sua era una famiglia molto cattolica, mentre lui soprattutto negli anni universitari aveva perso la fede. Egli infatti scriveva di aver sentito “un lontano dubbio di errare. Lo provai specialmente la prima Pasqua che passai senza Sacramenti. So di avere passato delle ore di grande agitazione interna, passeggiando per il giardino deserto del Valentino”. Successivamente ritornerà ad essere credente pur essendo sospettato di avvicinare la religione alla cultura moderna attraverso delle tesi tutt’altro che cattoliche e bandite dal papa stesso, all’epoca Pio X. Fogazzaro decise così di fare atto di sottomissione alla sua fede. Può essere considerato un romanzo dalla grande meditazione e dai piccoli gesti, con il grande scopo di aver voluto raccontare la grande bellezza di un piccolo mondo.

Come scrisse Gallarati Scotti: “In questo romanzo l’autore ha scoperto le pure sorgenti della sua sincerità e della sua ispirazione. L’accento nuovo e originale egli l’ha trovato nella rinuncia a tutti i sentimenti torbidi e convenzionali che attraggono le masse e in una più intima comunione con gli ideali che gli erano stati trasmessi dai suoi padri (…). Egli ha voluto glorificare le cose umili (…) anime generose, dolorose e buone, nascoste tra le pieghe della grande storia del Risorgimento”. Il sentimento di amor patrio espresso nel romanzo che difatti aveva portato il protagonista, Franco, alla partecipazione attiva nella liberazione delle terre italiane dal dominio austriaco, spinse il re Umberto I ad emanare un decreto di nomina di senatore nei confronti dello scrittore il 25 Ottobre 1896. Egli però non riuscì a ricoprire la carica prima del 1900 poiché il suo censo risultava inferiore alle 3000 lire richieste.

Giusy Celeste

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