Portogallo, la maternità surrogata ora è legge

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Di Redazione Metropolitan

Ieri il Presidente del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, ha promulgato la legge sulla maternità surrogata, approvata dal Parlamento la settimana scorsa. Lo stesso giorno era stata rimandata indietro la legge sull’eutanasia, che potrà essere ripresa nella prossima legislatura.

Legge sulla maternità surrogata in Portogallo

In Portogallo una legge del genere era in vigore dal 2017, ma era stata poi posta al veto della Corte Costituzionale perché si riteneva che violasse i principi e i diritti delle donne incinte, compreso il diritto di ripensamento.
Ci hanno riprovato nel 2019 con un nuovo disegno di legge, ma questa volta non c’era stato consenso da parte dei deputati per introdurre il periodo di ripensamento. Così era arrivato nuovamente il veto da parte della Corte Costituzionale.

Ora è stato fatto un passo in avanti, con una decisione che sembra non avere ostacoli all’orizzonte.
La nuova composizione parlamentare ha infatti approvato tre giorni fa, con l’approvazione della sinistra, fatta eccezione per i comunisti, e di Iniziativa liberale, un nuovo testo della legge.
Questo prevede che la donna incinta abbia 20 giorni di tempo, dopo il parto, per poter rivedere la sua decisione e tenere il bambino.

Sono state poste però delle indicazioni.
Si è specificato che l’avvalersi della norma è possibile, solo per le donne che possiedono una situazione clinica che impedisce loro di rimanere incinta. Quindi anche in casi di donne senza utero o che hanno subito una lesione.

Inoltre, si è precisato al completamento della legge, che la gestante è preferibile che sia una donna “già madre” e che prima di iniziare la procedura è necessario il parere del Collegio dei Medici, coinvolto già nelle proposte precedenti, e del Collegio degli Psicologi.

Le decisioni prese al riguardo da altri Paesi

La surrogazione di maternità è una forma di procreazione assistita in cui la donna fornisce all’incubazione per conto di single, o coppie, che saranno i genitori del nascituro.
Esiste quando la donna si presta a portare al termine la gravidanza fino al parto e può essere definita come “altruistica” o “retributiva”, “lucrativa”.

La differenza tra le due locuzioni viene specificata in base al compenso, a seconda della norma vigente nel Paese. Se infatti la legge dello Stato prevede che non ci sia alcuna remunerazione alla gestante, sarà “altruistica”, verrà definita con la seconda terminologia ove invece le è permesso ricevere un contributo economico.
Nel Regno Unito è riconosciuta unicamente la “forma altruistica”, ma le due posso essere regolate in egual modo, come avviene in Russia e Ucraina.

A differenza di quel che si crede, le maternità surrogate non sono destinate maggiormente alle coppie omosessuali. In uno studio condotto nel 2016 è stato infatti riconosciuto che questo avviene solo 3 volte su 10, e in alcuni Paesi come l’India questo è concesso solo alle coppie eterosessuali.

Mentre la Grecia ha proclamato dal 2002 una legge simile a quella del Portogallo, in Italia la surrogazione di maternità costituisce un reato punibile con la reclusione da tre mesi a due anni, e il pagamento di una multa che arriva fino a un milione di euro.
Questo ha causato non pochi problemi nei casi in cui delle persone hanno deciso di usufruire della pratica in Paesi esteri. Nel 2019, ad esempio, la Cassazione ha “negato ad una coppia di uomini la trascrizione anagrafica dell’atto” avvenuto in un paese straniero, che riconosceva entrambi come genitori.

Anche in Spagna si considera che i nascituri sono legalmente figli dei genitori biologici, ma qui la maternità surrogata è possibile solo in caso di requisiti specifici.

Negli Stati Uniti sono presenti 8 Paesi in cui la pratica è regolata da una legge, il primo tra tutti è stato la California.

C’è ancora un dibattito piuttosto aperto sulla questione, in quanto spesso si ritiene che la maternità surrogata offenda la dignità della donna, che violi i suoi diritti e quelli del neonato; che deve essere considerato unicamente il volere della donna che decide di portare a termine la gravidanza e che non deve essere previsto un compenso in quanto potrebbe coinvolgere donne con difficoltà economiche e non del tutto consapevoli, o comunque costrette alla decisione.

Spesso l’opposizione alla maternità surrogata è forte e non permette mediazioni, come avvenuto nel 2016 a Parigi dove si è svolta un’assemblea in cui si richiedeva formalmente che la pratica della maternità surrogata venisse abolita e rese illegale in tutto il mondo.

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