Il 2 Giugno 1981, all’età di solo 31 anni, ci lascia improvvisamente Rino Gaetano. La musica italiana viene così privata di un artista che, creativamente parlando, avrebbe ancora avuto molto da dare. A causa di un incidente automobilistico se ne va un personaggio estroso, simpatico e accattivante diventando con la sua semplicità, nazional popolare.
Rino Gaetano e la sua ‘poetica’ di ribellione
Qualcuno sostiene che dopo un inizio brillante, Rino vivesse una fase calante dal punto di vista dell’ispirazione poetica. Secondo questi ‘ben informati’ stava pensando all’arrendersi al music business, cercando di riproporsi come autore di canzonette sempre più orecchiabili, innocue, banali.
Ma queste sono tutto speculazioni! Nessuno saprà mai come sarebbe finita, sta di fatto che nei sei anni di attività cantautoriale, Rino Gaetano è il simbolo della musica giovanile degli anni ’70. Con semplicità ed intelligenza, riesce ad adattare un genere nato sulle ceneri delle battaglie e delle lotte del 1968 offrendosi alle masse di giovani come un cantante folk italiano, impegnato a mostrare la rabbia, l’indignazione, la protesta, le accuse al sistema ed i sogni e bisogni di utopie rivoluzionarie che fanno parte dei giovani dell’epoca.
Rino Gaetano è solo uno dei tanti esordienti a farsi portavoce della ‘rabbia’ giovanile del tempo, il parterre è pieno di nomi di prim’ordine come: Francesco Guccini, Pierangelo Bertoli, Eugenio Finardi, Roberto Vecchioni, Angelo Branduardi, Francesco de Gregori, Antonello Venditti, Eugenio Bennato Paolo Conte… giusto per citarne solo alcuni diversissimi per stile, gusto, cultura, voce, sonorità e militanza politica ed ideologica.
Rino Gaetano, in mezzo a questi, si distingue come viene scritto di recente nel libro “Rino Gaetano sotto un cielo sempre più blu” di Michelangelo Iossa: “la provenienza meridionale decentrata e gli esordi artistici e professionali fanno di lui una sorta di maschera della Commedia dell’Arte”.
Il tormento dietro le liriche di Rino Gaetano
Rino Gaetano è un cantautore unico nel suo genere, un comunicatore geniale ma tormentato, è un visionario ed un anticonformista nel vero senso della parola. Con la sua poetica era capace di nascondere forti messaggi sociali all’interno delle sue canzoni grazie a quell’ironia che ne ha segnato il più forte tratto caratteristico fin dall’inizio della sua carriera. Era capace di porsi fuori dal coro con abilità ed intelligenza, descrivendo con intensità le caratteristiche più comuni dell’essere umano, come la solitudine e l’alienazione dal resto del mondo.
In tutti i suoi brani Rino alterna con maestri la sua vena ironica con i toni più diretti e meno ‘politically correct’. Nei suoi testi ci sono riferimenti all’essere umano e alla sua continua e inconsapevole malinconia, solitudine. Rino parla dell’impotenza dell’uomo nei confronti del tempo che passa non lasciando nulla. Il cantautore crotonese parla delle cose che conosce meglio: la vita e le persone. Mescola con sapienza fatti personali e racconti di fantasia.
Spesso la vita è una montagna russa dove le poche gioie quotidiane si alternano alle tante brutture e agli inganni di una società ipocrita, basata su falsi ideali, anche i personaggi narrati da Gaetano nelle sue canzoni, possiedono le caratteristiche più diverse che per propria intenzione, o per scelta di altri, si sentono esclusi dalla società stessa rimanendo con la compagnia della loro solitudine perché il mondo ha paura del diverso e accoglie solo chi ritiene simile sotto i punti di vista stilati da qualcun altro ed imposti a tutti.
Tra l’uomo e il mondo, probabilmente tra Rino stesso ed il mondo, viene alzato un muro di dubbi ed incertezze, quel grande punto di domanda tra l’essere o l’apparire, tra il sentirsi parte della società o il rimanere chiuso tra i propri pensieri.
L’attualità di Rino Gaetano
A rileggere oggi i testi del cantautore ci sorprendiamo perché ancora attualissimi. Con il suo modo di fare, di scrivere e cantare affrontava la società e la politica senza paura! Puntava il dito verso qualcuno con libertà, senza nascondersi dietro ad una maschera. Rino Gaetano amava la gente semplice, quella dei quartieri popolare, gli immigrati, i deboli e gli oppressi.
Possiamo dire che Rino era un precursore dei tempi ed ha lasciato un segno molto profondo nella musica italiana nonostante una breve esistenza. La sua personalità così marcata lo ha messo subito in evidenza, e soprattutto in contrasto, con l’ambiente musicale. Il suo essere veramente anticonformista ed il suo stile lo hanno posto come caposcuola di un qualcosa di diverso rispetto a ciò che si ascoltava in quel momento.
Nel 1978 arriva il brano “Nuntareggae più” che Rino Gaetano voleva portare al Festival di Sanremo ma è stato diffidato dai discografici. Questi ultimi temevano che i temi politici toccati avrebbero potuto creare problemi alla sua carriera. Rino Gaetano in una intervista in radio disse: “Credo che si rischi il qualunquismo quando uno attribuisce a una canzone l’effetto di un comizio politico. Questa è una canzone evasiva. Io non faccio commenti politici.” Nel 1981 la magistratura scopre la lista della loggia massonica di Licio Gelli in cui compaiono alcuni nomi citati da Gaetano nel brano del 78. Ancora una volta l’artista si è rivelato preveggente.
Dello stesso anno è il brano “Capofortuna” in cui il cantautore punta il dito contro un politico che prima ammalia gli elettori con il suo stile ed il suo programma ma poi crea una frattura tra la gente. Tema che ricorre ancora oggi.
Il successo e la crisi
Il grande successo commerciale arriva con il brano “Gianna”, presentata al Festival di Sanremo e arrivato al terzo posto. Un brano che non lo rappresentava del tutto e per questo vive male quel successo. Capisce di aver smarrito il suo percorso artistico. Non amava quel tipo di successo commerciale, soprattutto sembrava non divertirsi più. Nel bel mezzo del periodo di crisi tenta una strada diversa e nel 1980 esce quello che sarà l’ultimo album della sua carriera: “Io non ci sto”. Non sapremo mai quel nuovo percorso artistico dove lo avrebbe portato. A distanza di 40 anni i brani di Rino Gaetano sono un vero e proprio testamento oltre che un monito a rimanere vigili e a non farsi censurare.
“C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo. – diceva l’artista nel 1978, durante un concerto – Sento che, in futuro le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno che cosa voglio dire questa sera. Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale”.
Alessandro Carugini