Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Prendiamo il nostro aereo e andiamo a Cannes. Abbiamo dedicato questa puntata ad un film che segnò la vittoria del cinema indipendente americano con una controversa assegnazione della Palma d’oro. Il lungometraggio di cui stiamo parlando è “Sesso, bugie e videotape” di Steven Soderbergh.

Sesso, bugie e videotape e la critica dell’America degli anni 80′

Quando uscì in America il 4 agosto 1989 “Sesso, bugie e videotape” venne inizialmente distribuito in sole 4 sale. Eppure questo piccolo film indipendente realizzato con solo un milione e 200 dollari di budget riuscì a conquistare ben presto la critica ed un ampio pubblico. Questo nonostante si trattasse di un lungometraggio girato in maniera anticonvenzionale e totalmente lontano dai canoni hollywoodiani. In realtà la pellicola di Soderbergh era dotata di una potente ironia. Un’irriverenza che caratterizza un film contrassegnato da un messaggio ben più profondo della semplice storia di un triangolo amoroso.

“Sesso, bugie e videotape” in realtà rappresenta una critica ironica e dirompente dell’America reagania degli anni 80. Un’America caratterizzata da un ceto medio composto da giovani spregiudicati ma totalmente vuoti dentro. Anzi, attraverso il racconto dissacrante del sesso, questo film spezza definitivamente un tabù trattando l’argomento con garbo e ironia. Elementi importanti in una pellicola che ha saputo letteralmente conquistare l‘Europa dal momento dell’arrivo a Cannes.

Il trailer di Sesso, bugie e videotape

La vittoria della Palma d’oro e l’ira di Spike Lee

Sesso, bugie e videotape”, si guadagnò la Palma d’oro nel 1989 facendo entrare Soderbergh nella storia del cinema ma non mancarono gravi controversie. In quell’edizione del festival di Cannes era in concorso un cult come “Fa la cosa giusta” di Spike Lee che fu completamente ignorato nonostante la calorosa accoglienza in Europa. Con questa pellicola il grande regista afroamericano portava sullo schermo il tema del razzismo e della violenza contro i neri nell’America degli anni 80′ con un grande impatto emotivo.

Parte della critica definì un errore il fatto di non aver assegnato la Palma d’oro a “Fa la cosa giusta” definito il vero film shock di quell’anno. Lo stesso Lee dichiarò furibondo alla stampa, dopo la vittoria di Soderbergh, scagliandosi con il presidente di giuria dell’epoca: “A casa ho una mazza da baseball, e sopra c’è scritto il nome di Wim Wenders”. Le critiche proseguirono poi alla notte degli Oscar del 1990 quando Kim Basinger presentando il cult “L’attimo fuggente” candidato nella categoria miglior film si fermò improvvisamente. La famosa attrice americana lamentò il fatto che nell’elenco dei film candidati mancase quello di Spike Lee considerato da lei la migliore pellicola dell’anno.