Stasera in tv: “Quella casa nel bosco”, non il solito film dell’orrore

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Di Redazione Metropolitan

Stasera in tv: Quella casa nel bosco (2011), dallo scrittore dello straordinario Cloverfield Andrew Goddard, film dell’orrore completamente assorbito in una dimensione metacinematografica che sbeffeggia i cliché del genere. Lo fa senza rinunciare alla tensione e al sovrannaturale, in un sistema in cui nuove realtà si aggiungono come una serie di scatole cinesi. Realtà che solo l’antieroe complottista, mai così attuale, saprà svelare. Citazionismo alla Scream e riflessione sul cinismo dello spettatore, in un film misantropo e anticonvenzionale. Una sceneggiatura completamente coerente, fatta di echi, richiami, “trappole” dalle risoluzioni sorprendenti ma logiche nel mondo diegetico solidamente presentato, essa provoca lo spettatore in un gioco interattivo, dissacrante e divertente.

Un gruppo di cinque studenti universitari decide di passare un week-end in una casa nel bosco, di proprietà di un cugino di uno di loro. Il soggiorno nella casa rende tutti un po’ strani. Lo sportivo ma intellettuale Curt (Chris Hemsworth) e la sua bionda ed effervescente fidanzata Jules (Anna Hutchison) diventano abbrutiti e selvaggi. L’introverso ed intelligente Holden (Jesse Williams) e la “secchiona” e virtuosa Dana (Kristen Connolly) superano la loro proverbiale timidezza nella reciproca attrazione. L’eccentrico complottista Marty (Fran Kranz) osserva e si dice che qualcosa non va. Non si aspetta certo che i giovani stiano assorbendo ferormoni che un’ equipe televisiva usa per alterarne e spettacolizzare il comportamento. Il tutto affinché essi incarnino incosapevolmente il ruolo di protagonisti di un film horror, improvvisato e quanto mai realistico…

Stasera in tv: Quella casa nel bosco, gioco con i cliché (Spoiler Alert)

La casa nel bosco è una sorta di set televisivo, di cui i protagonisti non sono consapevoli e per i quali costituisce una trappola mortale. Una società di cinici produttori e registi televisivi ha preparato una serie di “possibili sceneggiature”. Esse sono implementate dalle opzioni che spontaneamente verranno scelte dai protagonisti, in un gioco interattivo simile ad un videogame. Un meccanismo alla Truman Show, film citato implicitamente dal personaggio Truman, l’unico della regia televisiva a non prestarsi al gioco di scommesse su chi e come muore per primo. La dimensione “reality”, spesso più spettacolare della fantasia, deve tuttavia essere corretta secondo certi canoni prestabiliiti di soddisfacimento dell’audience.

Gli intellettuali protagonisti non sono abbastanza idioti per assicurare il divertimento. Essi vengono manipolati attraverso getti di gas ormonali che li riducono ai parametri di impulsività, abbrutimento e sovraeccitazione sessuale che garantiranno la riuscita dello show. La dimensione metacinematografica espone la stupidità dei meccanismi dello spettacolo in divenire; tanto nella riduzione agli stereotipi del genere (la bionda promiscua e lo stupido sportivo muoiono, la vergine sopravvive); quanto nell’appiattimento della creatività (esce sempre fuori la prevedibile opzione zombie, su cui hanno scommesso gli elettricisti, settore meno fantasioso dell’equipe). Il tutto furbescamente mostrando e nutrendosi proprio della ricetta sbeffeggiata; soprattutto attraverso il solare personaggio di Jules, bionda di recente tintura ma non d’anima. Ella si pone infatti oggetto di un parodistico e grottesco male gaze e punisce il voyeurismo dello spettatore, baciando in bocca un cane lupo impagliato; una scena disgustosa, che obbliga il pubblico a prendere coscienza della propria immedesimazione sensoriale.

Stasera in tv:"Quella casa nel bosco"- Photo Credits: bloody-disgusting.com
Stasera in tv:”Quella casa nel bosco”- Photo Credits: bloody-disgusting.com

Il tronfio della fantasia, un complottista per salvare (o distruggere) il mondo

Il film nega dunque i cliché del genere per poi riaffermarli. Quando tutto sembra razionalizzato, per quanto rassicurante l’idea di una reality show mortale possa risultare, sopravviene l’ulteriore strato del sovrannaturale e fuori controllo. La realtà ultima è formata da Dei assetati di sangue, per i quali lo show è stato creato. La verità è un gioco di scatole cinesi, o strati, letteralmente identificati nei piani di profondità del terreno al di sotto della casa. Si scende giù per un medievale e dantesco inferno a livelli, in fondo ai quali si trovano i “burattinai” televisivi e ancora più in basso, le diaboliche divinità assassine. Profondità geografica a cui corrisponde una profondità di conoscenza; solamente chi questiona la realtà, saprà svelarla. Strizzando l’occhio al mito di Platone, il mondo illusorio dei protagonisti è isolato da un tunnel/caverna. Questa tuttavia salterà in aria, permettendo l’accesso allo stato di consapevolezza finale.

Sarà proprio l’eccentrico Marty, antieroe assegnato a reggere il lume alle due coppie, a rompere le regole, guadagnandosi il ruolo di “sopravvissuto” insieme alla predestinata eroina-vergine di turno. Si elogia la fantasia, che spinge l’immaginazione del personaggio a svelare l’arcano, e che prolifera in uno straordinario finale in cui tutti i mostri creati dallo studio televisivo, una serie divertente di cliché del genere, sono liberati e si ribellano contro i propri autori. L’immaginazione è ironicamente presentata nel duplice statuto di forza creativa e distruttiva; i mostri uccideranno i loro fautori, così come il fantasioso ingegno di Marty porterà a qualche effetto collaterale, tale la distruzione dell’intera umanità (protagonisti compresi).

Effetti collaterali secondari, la distruzione dell’intera umanità

L’accidentale distruzione dell’intera popolazione mondiale è un sacrificio che “è scappato di mano” a Marty. Egli ha infatti rifiutato di farsi mangiare dagli Dei, mettendo così a rischio il destino di tutti gli altri. Non è una grande perdita, sembra egli pensare nel surreale ed ironico finale. L’umanità è rappresentata nel suo peggior cinismo dalla produzione televisiva, che si gode il massacro dei ragazzi in diretta, tale un popolo assetato di sangue di fronte ad uno spettacolo di gladiatori. I colleghi speculano sulle morti attraverso delle scommesse, organizzate dai cinici registi, Steve (Bradley Whitford) e Gary (Richard Jenkins).

Là dove le produzioni tv dei sacrifici in tutto il resto del mondo falliscono, i due si compiacciono dell’”infallibilità del prodotto americano“. Questione di ego, soprattutto per Gary, che sogna che la sua sceneggiatura con il mostro marino venga un giorno messa in atto. Questione di successo per tutta l’equipe, che, una volta riuscito il sacrificio, festeggia a colpi di champagne. “La vergine” sta ancora combattendo gli zombies e potrebbe morire da un momento all’altro, ma nessuno controlla lo schermo, poiché la missione è compiuta, con risultati spettacolari. La violenza, sembra suggerire il film, rende gli spettatori sempre più indifferenti a cosa è mostrato, si banalizza e diventa normalità. Stasera in tv: Quella casa nel bosco, Italia 2, alle 21.15.

Sara Livrieri

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