Thomas Hobbes: lo stato di natura e la ragione

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Di Martina Puzone

Thomas Hobbes è un filosofo nato a Westport, in Inghilterra, nel 1588. Studente dell’Università di Oxford, ha visitato l’intera Europa nella quale ha vissuto maggior parte della sua vita. Fin da bambino è appassionato di lettere classiche, diventa esperto della lingua greca e latina. Nel suo secondo viaggio in Europa ha la fortuna di fare la conoscenza di Galileo Galilei, esprimendo un grande sostegno per la sua filosofia perché lo considera il fondatore della nuova fisica.

Dal 1640 al 1651 vive a Parigi in esilio volontario. Durante questi anni diventa precettore per il futuro Carlo II presso la corte inglese in temporaneo esilio nella città francese. Nel 1651 pubblica la sua opera più importante, il Leviatano. Tornato in Inghilterra continua gli studi e le pubblicazioni fino all’anno della sua morte avvenuta nel 1979.

Thomas Hobbes: il Leviatano

Thomas Hobbes – Photo Credits Pinterest

Quest’opera di Hobbes, pubblicata nel 1651, è un testo di filosofia politica in cui vengono analizzate le caratteristiche dello stato di natura e lo considera come: una condizione ipotetica nella quale gli uomini vivono seguendo i propri interessi; presenta la Guerra di tutti contro tutti; questa è una condizione che per l’uomo si rivela insostenibile. Sostiene che l’uomo debba uscire dallo stato di natura e fornisce delle soluzioni:

  • la ricerca della pace che si concretizza nel compromesso con gli individui;
  • la rinuncia al proprio diritto su tutto, il bisogno egoistico dell’uomo che vuole possedere il più possibile;
  • il bisogno di rispettare i patti di unione e di sottomissione.

Il pessimismo e la ragione nel Leviatano

Hobbes osserva che ognuno, quando lo ritiene necessario, vuole riaffermare il proprio potere sul più debole. Qui si sente la necessità di un potere superiore capace di punire colore che attuano ogni forma di prevaricazione, questa forza è lo Stato. Questo potere assoluto che gestisce i contrasti tra i sudditi è incarnato dal Monarca. Gli uomini, tuttavia, sono capaci di uscire dalla guerra di tutti contro tutti facendo leva su alcuni istinti e puntando alla ragione. Questo principio razionale è alla base di tutte le leggi naturali che sottraggono l’uomo all’impulso dell’istinto poiché gli proibisce di provocare la distruzione della vita.

Il sovrano incarna, secondo il filosofo, sia il potere politico che quello religioso. Identifica anche i limiti del potere sovrano: il monarca non piò emanare leggi che mettano a rischio la vita dei cittadini; i sudditi hanno un margine di libertà solo nella sfera privata, non nella vita pubblica e politica.

Hobbes: De Cive

Nel 1642 Hobbes pubblica il De Cive, che entra a far parte degli Elementi di Filosofia insieme ad De Corpore e al De Homine. Un testo che permettete la giustificazione del potere monarchico in un momento di violente contestazioni. Vengono esposti dei ragionamenti sul fatto che non esistono teorie sul giusto e l’ingiusto, sul bene e il male all’infuori delle leggi stabilite da ciascuno Stato. Lo scopo è dar vita ad una scienza dello stato dotata del rigore argomentativo della geometria.

L’opera presenta una struttura tripartita: nella prima parte analizza lo stato di natura e il suo rapporto con la legge divina; la seconda parte è dedicata ad analizzare l’origine dello stato e le forme razionali che assume; la terza analizza i rapporti tra potere civile e potere religioso.

Martina Puzone

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