Oggi ricade il 176 esimo anniversario della pubblicazione del romanzo più famoso della letteratura vittoriana “Cime Tempestose”. Il 30 Luglio del 1847, Emily Bronte pubblica il romanzo che, nonostante le critiche iniziali, l’ha consacrata nell’olimpo della letteratura mondiale. Proprio oggi vogliamo ricordare questo anniversario, parlando però delle difficoltà che Emily in particolare e le sue sorelle e le donne in generale, avevano all’epoca se volevano ritagliarsi uno spazio nel campo dell’editoria. Costretta a nascondere la propria identità per anni, Emily si firmava con lo pseudonimo Ellis Bell.
Pseudonimi maschili per farsi notare in epoca vittoriana
La storia della letteratura è piena di personaggi che hanno nascosto la propria identità per poter scrivere in maniera libera. Questo vale soprattutto se si parla di scrittrici donna. Soprattutto durante l’epoca vittoriana, molte scrittrici firmarono con un nome maschile, per ottenere credibilità e per vedere il proprio talento considerato e rispettato. Jane Austen, ad esempio, pubblicò per la prima volta nel 1811 “Sense and sensibility” con lo pseudonimo “A Lady”. Mary Shelley, autrice del romanzo “Frankenstein”, dovette firmarsi con nome del marito Percy B. Shelly. Emily Bronte, e le sue due sorelle, non furono da meno.
“non ci piaceva l’idea di dichiararci donne, perché avevamo il presentimento che in quanto autrici saremmo state lette con più pregiudizi”
Nel 1845 Charlotte scoprì per caso le poesie scritte dalla sorella Emily e fu allora che le tre decisero di pubblicare insieme un libro di poesie sotto lo pseudonimo maschile dei fratelli Bell. Nel 1850 Charlotte Brontë pose, però, finalmente un freno alle speculazioni riguardanti il genere dei fratelli Ellis, Acton e Currer Bell. In quell’occasione non furono svelati solo i veri autori, ma anche il motivo per cui le sorelle avevano scelto di pubblicare le loro opere letterarie sotto quegli pseudonimi. E così si svelò il mistero. Emily Bronte era Ellis Bell, Acton era Anne e Currer era Charlotte.
“Contrarie a esporci personalmente, nascondemmo i nostri nomi sotto gli pseudonimi di Currer, Ellis e Acton Bell: la scelta ambigua fu dettata da uno scrupolo ad assumere nomi inequivocabilmente maschili, pur non amando dichiarare il nostro sesso perché, anche se allora non sapevamo che il nostro modo di pensare e di scrivere era ben lontano da quello femminile, avevamo la vaga impressione che alle autrici si guardasse con pregiudizio: avevamo notato che la critica usa, per condannarle, l’arma della personalità e, per lodarle, una lusinga che non è vero apprezzamento”.
Emily Bronte pubblica “Cime Tempestose” con lo pseudonimo Ellis Bell
Quella di adottare in un primo momento uno pseudonimo fu una decisione anche molto furba da parte delle tre sorelle. E la volontà di “svelarsi” dopo aver ottenuto l’attenzione necessaria denota una forte cultura e soprattutto un’intelligenza e delle vedute ben al di là della loro epoca. Emily, poi, era la quinta di sei fratelli e forse la più particolare dal punto di vista caratteriale. La sua vita fu subito costernata da lutti, tra cui la morte della madre Mary, e dispiaceri, compreso quello per la vita dissipata del fratello Branwell. Si rifugiò così, fin da piccolina, in un mondo fantastico, l’unico modo per sfuggire alla solitudine. Era una persona dal carattere riservato ed enigmatico. La giovane non spiccava per socievolezza e, non aveva amiche. Sembra che fosse alquanto intollerante e sempre di cattivo umore, ma era anche una persona responsabile e una gran lavoratrice. Aveva però un’intelligenza viva ed uno spirito talmente libero per l’epoca da renderla un unicum. Una grande osservatrice che seppe fare della sua solitudine il motore per la sua brillante creatività.
“Cime Tempestose”, il romanzo che l’ha resa immortale, è il frutto della sua complessa creatività. Fu pubblicato per la prima volta nel 1847 e subito i critici e la stampa lo stroncarono perché lo trovarono “volgare” e “violento”. Grazie allo pseudonimo maschile, però, se ne parlò e non passò inosservato. Oggi è uno dei romanzi più letti, più amati e più citati dell’intera letteratura mondiale. Un’opera unica che ha sfidato i valori sociali e morali dell’epoca vittoriana con personaggi e riflessioni avanti di decenni sui romanzi del tempo.
“Tutti i romanzi sono o dovrebbero essere scritti per essere letti dagli uomini come dalle donne, e non capisco come un uomo possa permettersi di scrivere qualcosa che invece per una donna sarebbe vergognoso, o perché una donna dovrebbe essere censurata per aver scritto qualcosa che da parte di un uomo sarebbe considerata appropriato”
Ilaria Festa
Seguici su:
Google News