Amy Jade Winehouse nasce a Londra il 14 settembre 1983, in una famiglia ebraica. Si avvicina per la prima volta al mondo della musica all’età di dieci anni, quando fonda un gruppo rap amatoriale. Canta per la prima volta come professionista nel 1999, quando entra a far parte della National Youth Jazz Orchestra. La sua carriera musicale subisce però una vera e propria svolta nel 2002, quando il suo amico Tyler James le fa ottenere un contratto discografico con la Island Records, mandando una sua demo ad un talent scout.

La carriera e i successi di Amy Winehouse

Nel 2003 Amy Winehouse pubblica Frank, il suo album d’esordio che viene molto apprezzato dalla critica. Il successo mondiale arriva però nel 2006 con Back To Black, un album in grado di scalare le classifiche in pochissimo tempo. All’interno del disco sono contenuti tutti i singoli più famosi della cantautrice, tra cui ricordiamo Rehab, You Know I’m No Good o l’omonima Back To Black. La sua splendida voce ed il suo innato talento vengono apprezzati dal mondo intero.

Purtroppo però non tutto è oro quel che luccica, poiché nel lasso di tempo tra un album e l’altro la giovane attraversa un periodo molto difficile. Perde velocemente quattro taglie, e ammette di fronte ai giornali di soffrire di disturbi alimentari. Amy Winehouse inizia ad avere anche un grande problema di alcolismo, che più volte influenza le sue performance pubbliche. Con il passare del tempo comincia anche a fare uso di droghe pesanti, al punto che il chitarrista dei Rolling Stones Keith Richards si sente in dovere di rivolgerle dei consigli sulla questione.

La morte nel 2011

La sera del 22 luglio 2011 Amy Winehouse si trova nella sua abitazione a Camdem Square, in compagnia della sua guardia del corpo Andrew Morris. Decide di ordinare cibo indiano da asporto e di consumarlo da sola nella sua camera da letto. Trascorre la serata su Youtube a guardare se stessa, scrutando e ammirando tutti i video musicali delle sue canzoni, non era sua abitudine farlo. A trovarla il giorno seguente è proprio Morris, allarmato dal fatto che nel pomeriggio non si fosse ancora svegliata. Nell’ultimo periodo la cantante aveva sconfitto la dipendenza dalla droga e aveva diminuito il consumo di alcolici. Purtroppo però non c’è voluto molto affinché Amy Winehouse ricominciasse a bere pesantemente: solo quella stessa settimana era già svenuta tre volte per questo motivo. Nella sua stanza quel giorno c’erano diverse bottiglie di vodka vuote. Il tipo di shock che l’ha portata alla morte si chiama stop and go, ed è causato da un massiccio consumo di alcol dopo un lungo periodo di astinenza.

Chi la conosceva di persona afferma che Amy Winehouse non voleva morire quella notte, non aveva alcuna intenzione di suicidarsi. Purtroppo però, non era dotata di autocontrollo. È così che a soli ventisette anni si è spenta una delle voci più belle della musica soul, entrando a far parte ufficialmente del Club 27: un elenco di icone della storia della musica che hanno perso la vita alla sua stessa età. Tra questi, per citare i più celebri, troviamo artisti come Jim Morrison, Jimi Hendrix, Kurt Cobain, Janis Joplin e tanti altri.

Ludovica Nolfi

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