È complicato trovare, in questi giorni, un modo delicato per affrontare il tema della violenza di genere, e farlo attraverso delle canzoni non lo rende più semplice. Da sempre la musica ha veicolato i messaggi più disparati, e questo argomento non fa eccezione. Negli ultimi decenni, un coro di voci si è alzato da ogni parte del mondo per raccontare, per denunciare, per abbattere il muro di omertà che ancora, spesso, protegge chi ha le mani sporche di sangue. Artisti del passato e del presente hanno dedicato a storie di quotidiano orrore alcuni dei loro brani, con la speranza di accendere i riflettori su una realtà ancora troppo sottovalutata.

Donne che cantano delle loro reali esperienze, delle percosse, della ferocia maschile. Donne arrabbiate, donne fiere, donne esasperate da una scia scarlatta quotidianamente alimentata. Ma anche uomini, che puntano il dito contro coloro che abusano di chi dovrebbero e amare. Uomini, preziosi alleati in una guerra che andrebbe combattuta fianco a fianco, insieme.

Violenza sulle donne, canzoni dal mondo per combatterla

Lady Gaga canta agli Oscars 2016 Til It Happens To You, una delle canzoni contro la violenza sulle donne

Tori Amos, nota cantautrice americana, ha messo nero su bianco lo stupro vissuto in prima persona a 21 anni, quando venne aggredita da un uomo che l’aveva appena vista esibirsi in concerto. Picchiata e minacciata, riuscì a scappare quando il suo aguzzino si allontanò per acquistare della droga. Il ricordo di quella terribile notte si è trasformato in Me and a Gun, eseguito a cappella, per far sì che nessuna melodia distragga l’ascoltatore dal testo. Anni dopo, un’altra stella statunitense le ha fatto eco. Lady Gaga ha parlato del trauma subito nella potente Til It Happens To You, scritta per un documentario sulle violenze sessuali nei campus universitari,The Hunting Ground. Un grido di rabbia e di dolore, impossibile da ignorare.

Un grido che a volte rimane strozzato in gola, come quello narrato da Tracy Chapman nella sua Behind The Wall, con quel senso d’impotenza che prova chi osserva dall’esterno i soprusi. La musicista ascolta le urla nell’appartamento accanto, in cui si sta consumando una tragedia. A nulla serve la chiamata alla polizia. che arriva, come a volte accade, troppo tardi. Un grido diverso, quello della spagnola Bebe, che si è fatta conoscere grazie al successo globale di Malo. Percepito come un tormentone dai più, ma con un significato ben più profondo e doloroso. Il racconto di un’atrocità che si svolge tra le mura domestiche, in cui il carnefice viene apostrofato come “cattivo“. “Malo”, appunto.

Gli artisti italiani contro la violenza di genere

Anche gli artisti italiani hanno trattato il femminicidio e i crimini ad esso correlati. Fabrizio De André, ne La Canzone di Marinella, ha reso un fatto di cronaca nera del 1953 un vero e proprio simbolo. Maria Boccuzzi, una giovane indotta alla prostituzione, fu ritrovata sulle sponde del fiume Olona, crivellata da colpi di arma da fuoco. Con il suo pezzo, Faber le ha regalato un finale più dolce, elevandola da anonima vittima a personaggio immortale. Anche Nada, in Ballata triste, descrive una famiglia apparentemente normale, distrutta dal marito, che uccide la moglie mentre i bimbi sono a scuola. Uno spaccato di ordinaria follia, come quello di Carmen Consoli ne La signora del quinto piano. La donna del titolo, dopo aver segnalato invano il suo ex compagno per stalking, viene assassinata e ritrovata murata in bagno. E dire che, dopo aver chiesto aiuto agli inquirenti, si era sentita rispondere di non aver nulla di cui preoccuparsi.

La spietatezza ai danni dell’universo femminile, come è ben noto, non esiste solo nelle relazioni sentimentali, ma anche in famiglia. I Gemelli DiVersi, nella loro Mary, espongono le molestie perpetuate dal padre nei confronti della ragazza, costretta a fuggire dal mostro. Un ritornello che tutti conosciamo, forse senza mai averne colto realmente il messaggio. Forte e chiaro, invece, è arrivato l’appello di Ermal Meta e di Vietato Morire, autobiografia della sua infanzia. Un papà aggressivo e manesco verso consorte e figlio, e il desiderio in lui di crescere in modo diverso da quel genitore crudele. Una voce, quella di Ermal, che si unisce a tutte le altre, ricordandoci una verità che potrebbe sembrare banale, ma che, alla luce delle recenti vicende, è bene ribadire con forza. «E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai.»

Federica Checchia

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