
Fabrizio De Andrè è il più grande poeta italiano degli anni ’60 e ’70. Ha scritto alcune delle pagine più belle della canzone d’autore del nostro Paese. Fabrizio De Andrè possiamo considerarlo come uno spartiacque nella musica italiana, è riuscito a combinare la musica popolare con testi poetici e raffinati, spesso molto scomodi.
La voce del popolo

Fabrizio de André, nato a Genova nel 1940, non ha certo bisogno di presentazioni. Attraverso il suo quarantennale impegno musicale, Faber ha saputo mettere d’accordo ascoltatori di sensibilità differenti, raccontando storie popolari con la delicatezza di un poeta d’altri tempi.
Da Bocca di rosa a La canzone di Marinella, passando per Amore che vieni amore che vai, La guerra di Piero, Via del campo, Il pescatore e molti altri pezzi in grado di accompagnare e ispirare intere generazioni.
Un intenso bagaglio musicale fatto di pensieri, riflessioni ed emozioni incredibili. Anarchico e carismatico per vocazione, ha saputo vestire le proprie opere di pura e intensa immortalità.
Fabrizio De Andrè ha davvero raccontato le storie di tutti: emarginati e ribelli, santi e prostitute, angeli e assassini, il tutto senza esclusioni di colpi e senza alcun ausilio retorico.
Abbiamo raccolto di seguito alcune delle canzoni del cantautore genovese, un artista che merita di essere continuamente scoperto, frequentato, approfondito e raccontato alle nuove generazioni.
La Canzone Di Marinella
Scritta nel 1962, “La canzone di Marinella” può essere considerata una delle più famose dell’intera produzione di Fabrizio De Andrè. Portata al successo dall’interpretazione di Mina, che la fece conoscere al grande pubblico, la canzone si ispira ad un fatto di cronaca, avvenuto quando il cantautore aveva solo 15 anni. I toni sono diversi da quelli che accompagneranno la successiva produzione di De Andrè: qui abbiamo un sottofondo di romanticismo e leggerezza che raramente avranno spazio nei brani del cantautore. Fabrizio De André ricorda così il successo della canzone: “Se una voce meravigliosa non avesse interpretato nel 1967 “La canzone di Marinella”, con tutta probabilità avrei terminato gli studi in Legge per dedicarmi all’avvocatura. Ringrazio Mina per aver truccato le carte in mio favore e soprattutto a vantaggio dei miei virtuali assistiti.”
Il Pescatore
Questa è una di quelle canzoni che tutti hanno canticchiato almeno una volta nella vita. Scritta nel 1970, è la storia dell’incontro tra un pescatore e un criminale e dell’insolita solidarietà che si viene a creare tra i due. Il fuggitivo chiede del cibo e il pescatore lo accontenta senza chiedere particolari spiegazioni. Il pescatore poi resta silenzioso a fronte delle domande poste da alcuni gendarmi in merito all’uomo, negando informazioni sulla sua cattura. Una ballata in quattro accordi che fu poi rimaneggiata dalla PFM, con cui De Andrè fece una tournée nel 1979. La versione della PFM, più movimentata, fu poi adottata dallo stesso cantautore nelle sue esibizioni dal vivo.
Via Del Campo
Canzone del 1967, scritta da De Andrè sulla musica di un altro grande: Enzo Jannacci. Questo pezzo è uno dei simboli della produzione del cantautore. Via del Campo è una strada di Genova che incrocia i caruggi del centro storico e che fa da sfondo a tante altre canzoni di Fabrizio De Andrè. Ad aver ispirato Faber è stata la molteplicità di “vita” offerta dal quartiere fin dal secondo dopoguerra: prostitute, criminali, contrabbando di merci e sigarette. Un intricato insieme umano proprio come lo sono i vicoli di Pré che si andavano ad incrociare gli uni con gli altri. Il brano è stato poi inserito in quello che è considerato il primo vero album di Faber, “Volume I”.
Bocca Di Rosa
Questo è un altro di quei brani diventati patrimonio di intere generazioni di italiani. Pubblicata per la prima volta come singolo nel 1967, la canzone fu inserita nell’album “Volume I”. La Bocca di rosa raccontata nel testo è una prostituta che, molto probabilmente, è ispirata a una delle tante che De Andrè frequentava, per conoscere la Genova dei bassifondi e degli ultimi. Qualcuno ha attribuito un riscontro con Liliana Tassio, ma Dori Ghezzi ha sempre negato dicendo: “Fabrizio mi ha detto che non era genovese ma una fan che gli aveva raccontato la sua vita. Mi sembra che venisse da Trieste”. Anche l’amico di sempre Paolo Villaggio ha dichiarato in merito alla faccenda: ”Non ho mai conosciuto la Tassio ma sono moltissime le persone che mitizzano il proprio passato. E questa sarà un’altra leggenda. Bocca di rosa non esisteva nemmeno.” L’empatia del cantautore verso gli emarginati della società caratterizza tutta la sua produzione. In alcune strofe del testo si possono trovare atmosfere simili alla canzone “Brave Margot” del cantautore francese Georges Brassens.
Crêuza de mä
Contenuta nell’omonimo disco del 1984, cantato interamente in genovese, “Crêuza de mä” che significa viottolo di mare, nel dialetto genovese appunto, è considerata una delle canzoni più emblematiche dell’intera discografia di Fabrizio De Andrè. Il brano, così come tutto l’album, è stato scritto in collaborazione con Mauro Pagani. Il testo parla dei marinai e della loro vita sempre in viaggio.
La Guerra Di Piero
Datata 1964, è una canzone sulla guerra, altro tema che ogni tanto fa capolino nella discografia del cantautore genovese. Il testo fu ispirato dai racconti dello zio di Faber, reduce dalla guerra e dai campi di concentramento. Ancora oggi viene inserita nelle antologie scolastiche come inno contro la guerra. Il brano presenta 13 strofe in rima e il tema ripercorre un fatto di vita vissuta: il ritorno dal campo di concentramento dello zio Francesco. Così i racconti del parente e la vita dopo un’esperienza traumatica diventano parte di questo componimento.
Amore Che Vieni Amore Che Vai
Una delle ballate più famose di Fabrizio De Andrè. Scritta nel 1966 è una di quelle canzoni che hanno ricevuto più cover in assoluto. E’ una delle canzoni d’amore più dolci e ispirate del cantautore genovese. La fugacità dell’amore è espressa con versi che possono essere considerati poesia pura.
Dolcenera
Inserita nell’album “Anime salve” del 1996, è considerata una delle canzoni più famose di Fabrizio De Andrè. Al disco collaborò, per le musiche, Ivano Fossati, con cui Faber aveva già lavorato precedentemente. Il brano “Dolcenera” è ispirato all’alluvione che colpì Genova nel ‘70, che fa da sfondo alla storia di un innamorato che aspetta invano la sua donna.
Amico Fragile
«La canzone più importante che abbia mai scritto è forse “Amico fragile”, sicuramente quella che più mi appartiene», così Fabrizio De Andrè ha sempre definito “Amico fragile”, contenuta nell’album “Volume 8”. Indubbiamente, il brano del 1974 è uno dei più rappresentativi dell’animo del cantautore. La canzone parla delle difficoltà di comunicazione in una società votata alla superficialità e all’effimero. Con “Amico fragile”, Fabrizio De Andrè si mette a nudo consegnandoci la sua canzone più intima e autobiografica. Il brano assume a tratti il tono dell’accusa di certi comportamenti della borghesia. Nonostante sia stato scritto quasi 50 anni fa, è molto attuale anche oggi.
Don Raffaè
Contenuta nell’album “Le nuvole”, del 1990, “Don Raffaè” può essere considerata una delle canzoni più celebri di De Andrè. Cantata interamente in napoletano, è stata scritta dallo stesso Faber in collaborazione con Massimo Bubola e Mauro Pagani. Il protagonista è un boss della camorra, che è stato identificato in Raffaele Cutolo, ma il vero messaggio della canzone è quello di denuncia della situazione critica nelle carceri italiane e contro il potere della malavita sullo Stato. Il celebre ritornello è preso dalla canzone di Domenico Modugno “‘O ccafè”.
Alessandro Carugini
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