Che fantastica storia, quella di Antonello Venditti

Foto dell'autore

Di Ginevra Alibrio

Il cantautore Antonello Venditti, con la sua Roma a cui ha dedicato l’intera vita con tutte le contraddizioni annesse, oggi compie 74 anni. Lui, con le Marlboro rosse, gli iconici occhiali scuri a goccia e l’immancabile rifugio nella musica.

«Mi piace la mia città, vivere i suoi disagi, il traffico, i suoi suoni. Quando sono a Colle Romano mi manca il bar sotto casa e il mio amico Sergio, il posteggiatore di piazza Belli» 

– Antonello Venditti su Interviste Romane a cura di Gianfranco Gramola

Venditti, un montgomery e tre pezzi di carta

Fotogramma dal film "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino (2013). Il cameo di Antonello Venditti.
Fotogramma dal film La grande bellezza di Paolo Sorrentino (2013). Il cameo di Antonello Venditti.

Nato l’8 marzo 1949, Venditti è originario del quartiere Trieste di Roma. Nella canzone Mio padre ha un buco in gola (1973), è lui stesso a dare un quadro sintetico della sua famiglia: un padre “medaglia d’argento”, ferito da una pallottola durante la guerra, una “professoressa madre” che ama la scuola e una nonna che “cucinava con troppo amore”. La madre, da cui ha preso la voce, e il padre, che gli ha dato anarchia interiore.

Venditti ama il pianoforte e Roma capoccia l’ha scritta a soli 14 anni. Maturità classica e poi laurea in legge. Un pomeriggio, con indosso un montgomery e in mano dei fogli di carta con i versi delle sue prime tre canzoni, Venditti entra al Folkstudio e tutto cambia:

«Era un martedì quando staccai il primo passo dentro al Folkstudio di via Garibaldi e trovai un tale Francesco De Gregori che alternava composizioni sue a traduzioni di brani di Leonard Cohen e Bob Dylan. Mi presentarono Giancarlo Cesaroni, ovvero l’uomo-censura, grande boss, diviso fra sigaro, Ballantine’s e corse dei cavalli. A fare i provini c’era la fila, decideva lui a insindacabile giudizio. In un angolo addossato al muro, malmesso e di schiena al pubblico, c’era un pianoforte che veniva usato solo in caso di jazz. Quasi non esisteva come strumento nell’immaginario collettivo. Gli suonai Sora Rosa, Roma capoccia e Viva Mao e il capo sentenziò: “Puoi venire domenica”»

– Citazione dalla Curatela di Antonello Venditti, Canzoni, di Giorgio Lo Cascio

Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Giorgio Lo Cascio ed Ernesto Bassignano diventano ufficialmente i “quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla” di Notte prima degli esami (1984). Nel 1969 Venditti firma il primo contratto discografico con Vincenzo Micocci, per debuttare come autore (due anni dopo) con il brano È la fine della vita sul lato B del 45 giri Il prete rosso. Nel 1972 un evento unico: esce l’album del duo Venditti-De Gregori intitolato Theorius Campus.

Antonello Venditti per tre generazioni

Arriva il primo disco da solista sempre con Micocci, L’orso bruno (1973), poi il salto alla casa discografica RCA con Ennio Melis quindi Le corse della vita e Quando verrà Natale. Il matrimonio con Simona Izzo (1975) coincide con il successo di Lilly, che gli vale il primo posto hit-parade. Dopo un nuovo disco, Ullàlla (1976), Venditti firma un contratto con la Philips e insieme agli Stradaperta registra l’album Sotto il segno dei pesci (1978) per poi mettersi in pausa per ben tre anni, durante i quali gli è fondamentale l’amicizia con Lucio Dalla.

1982: Venditti torna in pista fondando una propria etichetta, la Heinz Music. Di quest’anno è il celebre live al Circo Massimo per lo scudetto giallo-rosso, durante il quale regala il bellissimo cult Grazie Roma, mentre è del 1985 Centocittà e del 1988 In questo mondo di ladri, che è svolta stilistica per il cantautore. Dopo un lungo tour per tutta Italia con Benvenuti in paradiso (1991), seguono Da San Siro a Samarcanda (1992) e Antonello nel paese delle meraviglie (1997) che rivisita i suoi successi con un’orchestra sinfonica e contiene un brano scritto con Ennio Morricone e Sergio Bardotti.

Nell’album Goodbye Novecento (1999) due grandi dediche: Su questa nave chiamata musica per il grande Fabrizio De André e La coscienza di Zeman per l’allenatore calcistico Zdeněk Zeman. Il successo di Che fantastica storia è la vita (2003) gli vale il Premio Lunezia, mentre il cofanetto dei tre dischi Diamanti (2004) rimane in vetta alle classifiche per un anno con più di 250.000 copie. Altro tour nel 2007 con Dalla pelle al cuore, poi il doppio disco Le donne (2008) e il romanzo autobiografico L’importante è che tu sia infelice (2009). Grande scalpore per il ritorno del duo Venditti-De Gregori nel nuovo tour del recente 2022.

«Si chiama gioventù quella cosa che quando la vivi è un inferno e quando la ricordi è un paradiso»

– Citazione dal romanzo L’importante è che tu sia infelice di Antonello Venditti

Qualche curiosità sul re della Capitale

Pare che nel 1992, al termine di un concerto a Mosca, abbia preso ben 3 aerei per poter arrivare in tempo a veder giocare la Roma a Napoli.

Appare nel film Signore e signori, buonanotte (1976) nei panni di cameraman tv in esterna cantando. Cameo in La grande bellezza (2013) di Sorrentino e poi nella serie Vita da Carlo di Verdone.

È lui l’autore delle canzoni Ma quale amore e Ruba di Mia Martini, di Vuol Dire Crescere di Raffaella Carrà e Strade di Roma di Michele Zarrillo.

In merito agli occhiali a goccia racconta di essersi lasciato ispirare da una ragazza conosciuta negli anni ’70 che indossando dei Rayban gli raccontò che quel modello era usato dai piloti dei bombardieri americani in Vietnam:

«Pensai: posso trasformare un simbolo di guerra per cantare la pace? Se li indosso io, forse, posso dare a questi occhiali un significato diverso. E così feci. […] Una volta che una persona che si è sempre sentita inadeguata trova l’abito per sentirsi adeguato, quel vestito non lo cambierà mai. Mi metto le stesse cosa da 40 anni. Penso di somigliare a me stesso. I jeans, le giacche di pelle, le magliette. Nello stesso modo continuo a vedere il mondo attraverso i miei occhiali. Filtrano la realtà, mi restituiscono una chiave di lettura, sono i miei raggi X»

– Antonello Venditti in un’intervista su Vanity Fair a cura di Malcom Pagani

Ginevra Alibrio

Seguici su Google News