Francesco Guccini, il Maestrone dei cantautori Emiliani

Foto dell'autore

Di Alessandro Carugini

Francesco Guccini, per gli amici “il Maestrone”, è fra i più rappresentativi e popolari cantautori italiani. Il suo debutto ufficiale è con l’album Folk Beat N.1 del 1967. Durante la sua cinquantennale carriera ha pubblicato quasi trenta album tra inediti, live e raccolte. Cerchiamolo di conoscere meglio le tappe salienti di una carriera così longeva!

Gli esordi musicali del Maestrone Francesco Guccini

Francesco Guccini mosse i primi passi nel mondo della musica come cantante e chitarrista in un’orchestra da balera, di cui faceva Victor Sogliani, futuro componente dell’Équipe 84. Il complesso si chiamò dapprima Hurricanes, poi Snakers e infine Gatti, dopo l’incontro e la fusione con il gruppo dei Marino’s. Guccini scrisse le prime canzoni: “Bimba guarda come (il ciel sa di pianto)”, “Roy Teddy Boy”, “Ancora”, “Viola come gli occhi di Angelica”. Tutti questi brani erano scritti con uno stile rock’n’roll. La band riscuoteva successo e ottenne molti ingaggi, suonando non solo sulla riviera romagnola, ma anche in diverse location del nord Italia ed in Svizzera. La musica rock fu fondamentale per la formazione del Guccini cantante.

Nel 1961 la famiglia Guccini si trasferì a Bologna e l’anno successivo, Francesco, partì per il servizio militare. Durante questo periodo I Gatti si unirono ai Giovani Leoni di Maurizio Vandelli, e nel 1964 cambiarono nome e divennero Equipe 84. Quando Francesco tornò a Bologna dopo il servizio di leva, rifiutò di entrarvi per continuare gli studi universitari.

La sua maturazione musicale e artistica è influenzata da quella che lui stesso ha definito ‘dieta musicale’, che comprendeva l’ascolto di gruppi come i Cantacronache, Fausto Amodei, Sergio Liberovici e Michele Straniero. Solo in un secondo momento iniziò ad interessarsi al beat e compose canzoni come “Auschwitz”, “È dall’amore che nasce l’uomo”, “L’antisociale” e “Noi non ci saremo”, tutti brani portati al successo da altri artisti.

Il debutto cantautorale di Guccini

I successi ottenuti dalle sue canzoni spinsero la CGD a proporgli la partecipazione al Festival di Sanremo del 1967 come autore del brano “Una storia d’amore”. Avrebbero eseguito il pezzo Caterina Caselli e Gigliola Cinquetti, ma la canzone non superò le selezioni.  Il pezzo fu comunque incisa dalle due cantanti.

Il primo lavoro ufficiale di Guccini cantautore è Folk beat n. 1, pubblicato nel marzo dello stesso anno. Questo disco ebbe un riscontro commerciale “praticamente nullo”, come affermò Guccini stesso, ma ci permette di vedere i tratti caratteristici del suo stile artistico, con canzoni dagli arrangiamenti scarni e dai temi dolorosi come morte, suicidio, infimità sociale, l’Olocausto e guerra.

Qualche mese dopo la pubblicazione del disco, Caterina Caselli lo invitò al programma televisivo “Diamoci del tu” con Giorgio Gaber. Guccini esordì sul grande schermo cantando Auschwitz. Durante la puntata fu ospite un altro giovane cantautore siciliano, Franco Battiato. Ma questa è un’altra storia…

Il successo musicale di Francesco Guccini

Per il salto artistico qualitativo dobbiamo aspettare il 1972 quando uscì l’album “Radici”, contenente alcune delle sue canzoni più conosciute tra cui “La locomotiva”. La critica fu entusiasta di questo lavoro, arrivando a definirlo contemplativo e onirico.

Il successo commerciale invece arrivò qualche anno più tardi, nel 1976 quando venne pubblicato “Via Paolo Fabbri 43”, un album che sarebbe risultato tra i cinque più venduti dell’anno. Guccini era cambiato, e la sua voce divenne più matura, decisa e sicura di sé. Anche la struttura musicale dei brani presenti in questo LP è più complessa dei precedenti lavori.

Nel 1977 la rivista “Grand Hotel” gli dedicò la copertina: “Il padre che tutti i giovanissimi avrebbero voluto avere”. Fu una trovata pubblicitaria della quale Francesco non ne era minimamente a conoscenza, come racconterà il vicedirettore del settimanale: «Guccini non sapeva della copertina; l’intervista è stata fatta da un collaboratore che non gli aveva detto che sarebbe finita sul nostro settimanale, ma non penso che per questo Guccini sia andato in bestia».

Francesco Guccini non fu affatto contento e dichiarò: «Non capisco come gli sia venuto in mente, quel titolo, io scrivo canzoni per un pubblico di trentenni, non capisco come un pubblico di sedicenni appena usciti dal liceo possa trovare delle affinità con le cose che dico».

Gli anni settanta terminarono con la pubblicazione del disco “Album concerto”, registrato dal vivo con i Nomadi. Guccini prenderà parte anche al concerto in omaggio a Demetrio Stratos, per ricordare l’amico deceduto pochi giorni prima, cantando “Per un amico”.

La carriera di Guccini continua, con la pubblicazione di un disco dopo l’altro, di un successo dietro l’altro. Impossibile mettersi qui a fare l’elenco, sarebbe troppo lungo. Basta pensare che l’ultimo album pubblicato dal Maestrone è del 2020 e si intitola “Note di viaggio – Capitolo 2: non vi succederà niente”, una raccolta di canzoni scelte dallo stesso cantautore insieme a Mauro Pagani, reinterpretate con differenti artisti italiani. Questa raccolta fa parte di un progetto discografico intitolato “Note di viaggio”, iniziato nel 2019 con “Note di viaggio – Capitolo 1: venite avanti… “.

Politica e poetica di Guccini

I testi del Maestrone Francesco Guccini sono apprezzata al giorno d’oggi da più voci e da celebri autori letterari. Il cantautore romagnolo usa diversi registri linguistici, da quello aulico a quello popolare e nelle sue canzoni viene toccata un’enorme quantità di temi per giungere a delle conclusioni morali.

Molto vicino alla sinistra italiana, è stato in più occasioni ripreso dalla stampa in maniera più o meno critica. Lo stesso Guccini si sfogherà nel suo brano “L’avvelenata”, cantando il suo pensiero sui rapporti tra canzoni e azione politica:

«Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia»

Possiamo senza ombra di dubbio dire che alcune sue composizioni sono socialmente impegnate, ma è altrettanto vero che la gran parte dei suoi successi derivano dall’elevato valore artistico e letterario che i suoi brani dimostrano. Comunque un personaggio come Guccini non è inscatolabile in un determinato quadro politico: egli stesso si definisce anarchico o socialista di matrice liberale e sostiene di aver votato, PRI, e PSI, sostenendo i socialisti anche negli anni successivi all’avvento di Craxi, per poi passare a votare il PDS e i DS.

Alessandro Carugini