Cinema

“Illusioni mortali”, prevedibilità mortale intrattiene a cervello staccato

Nella top ten Netflix: Illusioni mortali, thriller a tinte erotiche dai tocchi saffici, di Anna Elizabeth James; elementi triti e ritriti, quali l’innocentina manipolatrice, lo sdoppiamento della personalità, la vecchia e povera lunatica che rileva inquietanti scheletri del passato, sono alimentati dalla nuova linfa dell’erotismo saffico. La protagonista ha una carriera e una vita esemplare, ma nulla può restituirle la perduta giovinezza, rappresentata dall’attraente innocenza della bella babysitter; questa, dal canto suo, ammira il successo della sua datrice di lavoro, una scrittrice che ha il vizio di perdere la percezione della realtà. Tale caratteristica, costituente un interessante potenziale drammatico, non viene tuttavia sfruttata; il film sceglie la prevedibilità, senza rinunciare a passaggi completamente illogici ed improbabili. Ancora più convenzionale, la rappresentazione dell’attrazione al femminile, tra petali di rosa, bagni profumati e “folli” momenti tra ragazze in cui si saltella ascoltando una canzoncina rock.  

Mary Morrison (Kristin Davis), scrittrice di thriller di successo “in pensione”, è ricca e felicemente sposata con due figli piccoli; il marito Tom (Dermot Mulroney) perde inaspettatamente dei soldi; ella è costretta, suo malgrado, a ricominciare a scrivere, ed affidare, quindi, i bambini ai servizi di una babysitter. La bella e dolce Grace (Greer Grammer) è semplicemente perfetta, troppo buona per essere vera; difatti ella nasconde qualche lato oscuro e una sensualità che Mary e Tom troveranno, per ragioni diverse, irresistibile…

Illusioni mortali, fantasie saffiche

Mary Morrison, scrittrice stimata, si è ritirata dal mercato per prendersi cura della famiglia, composta da un marito bello e devoto e due adorabili bambini. La scrittura rappresenta una forma di allontanamento dalla sua vita reale, ma anche una forma di perdita dell’innocenza, ed esplorazione dei propri aspetti oscuri. Tale dialettica tra purezza e peccato è simboleggiata e catalizzata dal rapporto con Grace. La bella babysitter, sembra infatti avere una doppia personalità; ora atteggiandosi a bambina in cerca di protezione, ora assumendo le armi di seduzione di una femme fatale. Mary è attratta dalla sua giovinezza e dal desiderio di dominarla; esso si esprime in un’ attitudine materna e protettiva, quando la ragazza appare nella propria versione più ingenua ed infantile; o in una forma di dominazione erotica, quando ella sogna (o forse no?) che la babysitter la compiaccia sessualmente, in maniera totalmente servile.

Come mettere insieme, in termini di logica o semplicemente buon gusto, tali aspetti della relazione, è lasciato alla discrezione del pubblico. Di fatto, Mary è una donna di potere che fuma il sigaro, seduce la propria impiegata e sogna un tipo di rapporto di sottomissione fisica e psicologica; la veste e riveste come una bambola e si compiace narcisisticamente del fatto di rivedere sé stessa in lei. Se Mary fosse un uomo, la dinamica sarebbe squallida; ma poiché siamo “tra ragazze” e le fantasie sessuali si tingono dei peggiori cliché del genere, tutto risulta edulcorato. La babysitter è l’ancella che le serve cucchiai di miele in bocca, e la tratta come Cleopatra riversando una specie di latte nel bagno profumato, sul quale sparge dei petali di rose. Si leggono poesie al tramonto e si balla come dodicenni su una canzoncina rock. La scrittura e regia femminile indugia in una dimensione di delicatezza che non ha in sé niente di male, ma potrebbe essere veramente più originale e fantasiosa.

Illusioni mortali, top Netflix-Photo Credits: cinematographe.it
Illusioni mortali, top Netflix-Photo Credits: cinematographe.it

Quando la logica va a farsi benedire

La stessa sorte tocca, del resto, al dialogo; “Tesoro, pensi che dovrei rifarmi il sedere?… Un culo finto? Amo Il tuo culo…Lo sai cosa mi eccita veramente di te? La tua straordinaria intelligenza”; il marito non vince certo il premio del discorso rassicurante, ma la presunta brillantezza della moglie non è del resto mai echeggiata dal tenore del dialogo, né nella forma, né, tantomeno, nei contenuti. Che dire poi dello sviluppo della trama, in cui elementi visti e rivisti si incatenano senza nessuna possibilità di scampo? L’innocentina e suorina, è, indovina un po’, una manipolatrice dal passato oscuro! Un passato rivelato attraverso il solito viaggio nel paesino sperduto, in cui vive gente “povera matta e brutta”, e la lunatica di turno rivelerà un traumatico scheletro nell’armadio. Sdoppiamenti di personalità e tradimenti sono all’ordine del giorno; la persona di colore viene ammazzata, secondo il cliché dell’horror.

L’aspetto più fertile della storia, rappresentato dall’ambiguità della protagonista e dal suo continuo oscillamento tra fantasia e realtà, non è sfruttato, se non attraverso un’ultimissima scena, che cerca di recuperare questa dimensione. Tale apertura resta inverosimile, poiché ci si è preoccupati di fornire troppi elementi nella direzione opposta: la matta è stata scoperta. La verosimiglianza, del resto, non è veramente il punto forte di un film in cui si porta la babysitter a shopping di reggiseni due giorni dopo averla assunta, per provarli insieme nel camerino; o si entra nella stanza dal letto di una coppia senza bussare per passare un’informazione a voce, invece che con un messaggio…Illogico, è forse, il successo di un film che non è un capolavoro, ma è probabilmente guardato a cuor leggero, con spirito di pura evasione. Illusioni mortali, disponibile su Netflix.

Sara Livrieri

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