Nato ad Ankara, in Turchia, vero nome John Graham Mellor era figlio di un diplomatico britannico. Leader dei 101ers, Mellor cambia nome in “Joe Strummer” dopo le improvvisate esibizioni del brano ‘Johnny Be Good’ eseguite nella metropolitana londinese. A metà anni settanta, Strummer fondò i Clash insieme a Michael “Mick” Jones, Paul Simonon e Tory Crimes, tutti provenienti dai London SS, nei quali milita anche Nicky “Topper” Headon.
Joe Strummer ed il fenomeno Clash
Al primo concerto dell’agosto 1976 dei Clash, come gruppo di apertura ai più famosi Sex Pistols, seguono altre esibizioni in vari festival punk. Grazie a queste occassioni legano il loro nome ai già citati Sex Pistols e a Siouxsie And The Banshees. Il sound dei Clash è ruvido e stringato, come tutte le band punk del momento, ma la forte connotazione politica distinguono il gruppo di Strummer da tutti gli altri. Il loro primo singolo, pubblicato nel marzo del 1977, ‘White Riot’, è un attacco alle istituzioni per gli scontri avvenuti a Notting Hill l’anno precedente tra la polizia ed alcuni giovani della comunità nera. Questo è solo l’inizio della storia. In breve tempo i Clash diventeranno una delle grandi icone del punk mondiale.
Attento e meticoloso nella ricerca musicale, a Strummer si devono brani che, pur esprimendo messaggi fortemente politicizzati e attenti alla realtà sociale del momento, sono diventati dei grandi successi. Possiamo dire senza ombra di dubbio che oggi sono un patrimonio condiviso da tutti.
Grazie alle trasformazioni interne al gruppo, che porteranno i Clash a sperimentare vari tipi di stili musicali, nel 1979 arriva la celeberrima ‘London Calling’, un brano che fa parte della mitologia della musica. Il suo significato ed il suo messaggio segnano lo spartiacque non solo tra la fine di una decade e l’inizio di un’altra, ma sancisce anche la fine del movimento punk e del nichilismo giovanile.
Gli anni ’80 e la fine dei Clash
Negli anni Ottanta, un decisivo cambio di rotta: l’impegno politico si trasforma in sperimentazione, Strummer e i suoi provano il funk, il rap, la musica reggae e tendenze provenienti dalle minoranze etniche londinesi. Dischi cupi come ‘Sandinista!’ o ‘Give ‘em Enough Rope’, hit come ‘Should I Stay or Should I Go?’, spalancarono al gruppo il mercato musicale degli Stati Uniti. Questa idea di mescolare più stili, ed andare alla ricerca delle profonde radici dei quattro musicisti, funziona e permette ai Clash di raggiungere sempre più pubblico. Ancor più sorprendenti sono le ricerche sonore che anticipano generi che diventeranno più fortunati negli anni 90. Basta pensare al singolo del 1981 ‘This Is Radio Clash’, che anticipa la musica rap e hip-hop. La popolarità della band è sempe più grande e nel 1982 suonano assieme agli Who.
La strada sembrava in discesa per la band londinese, ma Strummer e Jones, iniziano a mostrare insofferenza reciproca. Mick Jones forma i Big Audio Dynamite, mentre Strummer, insieme all’inseparabile Simonon, pubblica il deludente ‘Cut The Crap’ a nome Clash. Dopo questo flop commerciale, Jones e Strummer, una delle coppie d’oro della storia della musica inglese, si ritrovano insieme nel 1986, per il secondo lavoro discografico dei Big Audio Dynamite: ‘N. 10, Upping St.’. Il tutto fa presagire ad una tanto agognata, da parte del popolo rock, reunion dei Clash. Ma rimarrà soltanto un sogno. Nel 1989 la band formatasi a Londra a metà anni settanta si scioglie. Ma l’anima politica dei Clash è ancora viva e vegeta e trova sempre più consensi commerciali in tutto il mondo, Stati Uniti inclusi.
Joe Strummer solista
Dopo dodici anni, Strummer si ritrova da solo ed intraprende una carriera solistica. Debuttò da solista con ‘Earthquake Weather‘ nel 1989, un omaggio al rockabilly. L’intenzione era buona, ma fu un disastro commerciale. Forse da uno come Strummer le persone si aspettavano di più, chissà, l’unica cosa certa è che venne completamente ignorato sia dal pubblico che dalla critica specializzata.
Nel 1995 si riappropria delle scene musicali formando il gruppo Joe Strummer & The Mescaleros, una band composta da talentuosi polistrumentisti con cui pubblicò il primo album nel 1999. Tra i loro pezzi più famosi c’è una cover di ‘Redemption Song’ di Bob Marley.
Joe Strummer continua a volgere lo sguardo ai problemi sociali, alla gente comune, ai perdenti. La leggenda narra che pianse disperato quando vide, durante la guerra nel Golfo, i soldati americani decorare le bombe dell’aviazione con la scritta “Rock the Casbah”, vecchio successo dei Clash. Joe recitò in una decina di film, tra cui “Mystery Train – Martedì notte a Memphis”.
Nel 2002 la morte, improvvisa, inaspettata. Aveva una malformazione cardiaca congenita che lo strappò alla vita a soli 50 anni.
Dei suoi Clash ha sempre affermato: “Vorrei che non si dicesse che i Clash sono stati solo un gruppo punk. Il punk è uno spirito molto più ampio della musica grezza e semplice che solitamente si identifica con quella parola. I Clash sono stati un gruppo di fusione, non una band di genere. Abbiamo mischiato reggae, soul e rock and roll, tutte le musiche primitive, in qualcosa di più della somma dei singoli elementi. Soprattutto in qualcosa di più del semplice punk di tre accordi”
Oggi di Joe Strummer si sente la mancanza, e non perché sia una frase fatta, ma perché penso che il punk non sia mai morto, ma “quel” punk sì.
Il futuro non è scritto, grazie Joe!
Alessandro Carugini
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